“Per vivere bene non bisogna essere eccessivamente contemporanei”, scriveva Ennio Flaiano. Mi capita di praticare il consiglio da prima di conoscerlo. Mi aiuta la frequentazione delle scritture sacre. Non le attualizzo mentre le leggo, non cerco la frase che possa fare da oroscopo del giorno. Al contrario, mi disattualizzo io. Per la durata della lettura quotidiana mi trasferisco in quelle pagine, in quel tempo. Leggerle nella loro lingua di origine mi aiuta nel trasloco, spostandomi in un altro alfabeto, in un altro verso di lettura del rigo, che va in senso contrario. Mi trasferisco in un deserto abitato da parole.
Un canto di muratori che riparano brecce nel muro di cinta di Gerusalemme, nel libro di Nehemia, ha tenuto compagnia ai giorni innumerevoli trascorsi sui cantieri di edilizia. Quelle sillabe antiche mi toglievano di lì, portandomi con loro, regolando il respiro sulle loro cadenze.
In un salmo di Davide leggo: ”Ùra”, svégliati, rivolto alla divinità. E mi metto a fare il conto del valore numerico di quella parola, perché in quell’alfabeto le lettere sono anche numeri. Trovo che ha la stessa somma di: ” Cura”, un altro imperativo. Dal suo richiamo alla divinità Davide si aspetta un intervento risanatore.
Ecco che il mio presente intorno sfuma e mi trovo a visitare un’epoca che scopriva sensi e rime. “Una cosa ha detto Elohìm, due ne ho sentite” dice ancora Davide in un salmo (62,12).
Nel corso del tempo ho imparato a stare da contemporaneo di epoche diverse. Non succede solo a chi frequenta le scritture sacre, anche a chi sfoglia letterature del passato. Si concede un altro scorcio, un altro contrappunto. Si può traversare il mare con Ulisse.
Oggi per restare contemporanei è ancora più necessario svariare tra le epoche. Ci si difende meglio dal guappo di turno, insediato sul trespolo del potere, pappagallo da applauso di una folla pronta a guardare al prossimo pennuto.
Se non si ha voglia né smania di leggere, si può cambiare epoca in altri modi, per esempio guardando l’opera del vento nella chioma di un albero. In primavera il tiglio manda semi attaccati a una fogliolina che agisce da parapendio, facendoli planare lontano. Aspettano la folata giusta e partono insieme. E questo spettacolo succede da prima che qualcuno della nostra specie si mettesse sotto la sua ombra a osservare il volo dei semi del tiglio. Così eccomi contemporaneo di un fenomeno antico.
Oppure una sera d’estate si alzano gli occhi in su a guardare la grandiosa stesa di luci in viaggio dall’inizio del mondo. Per la durata immensa di un minuto si è contemporanei d’infinito.
Poi si rimette a fuoco il presente e ci si può sentire più leggeri.
sdraiati sotto un platano contemplare l’azzurro disegnato dal contorno delle foglie…un vuoto pieno che ti risucchia e ti porta lontano… “Per la durata immensa di un minuto si è contemporanei d’infinito…..” un gioco antico della mia adolescenza per recuperare leggerezza dagli affanni di allora…e che non ho più smesso
la leggerezza……e sì,il dubbio come metodo non come valore
Alla fine dirò che finalmente ho capito l’infinito di Leopardi.
e perchè non -THE DARK SIDE OF THE MOON- dei grandi PINK FLOYD nostri contemporanei?sono andata fuori tema?non mi importa
Alla luna, che ieri ha trovato il suo cantico. Ma come è sempre più giovane, rispetto a chi a lei si ispira…
“Chi è costei che s’affaccia come l’aurora,
incantevole come la candida luna,
brillante come il sole cocente,
impressionante come bandiere spiegate?”
(dal sesto capitolo del Cantico dei cantico di Salomone, non è soltanto Shakespeare)
Ecco! Proprio quello che penso io ma che non so esprimere con la poesia, profondità e bellezza che tu sai usare…
Grazie!
La Grecia in fiamme.E’la vita?No è la criminalità.Alle parole seguano i fatti.Un bel gesto: perchè non passare una settimana ad Atene o su una delle infinite e meravigliose isole greche?
Non per compulsività o per controllare gli eventi: sincronizzarsi con il tempo del compagno di viaggio e procedere da un nuovo punto di vista eccentrico, contemporanea è l’immagine non esperita. Senza nome come tutto ciò che non è stato finora utilizzato e di nessun interesse sociale.
Penso ultimamente di essere contemporanea ad un uccellino…
“come l’uccello venuto dal mare,
che tra il ciliegio salta, e non sa
ch’oltre il beccare, il cantare, l’amare,
ci sia qualch’altra felicità.”
Il qui e ora in bilico: questo è il problema.Non vorrei aver vissuto comunque in un’epoca diversa da questa,dove, non potendo essere Ulisse,al massimo avrei potuto essere Penelope.
NO.Preferisco questa dove ho potuto e posso sbagliare,avere dubbi,scegliere di vivere la vita (anche di sprecarla ) a modo mio.Caro Erri ,scrive Pamuk -I libri aggiungono alla infelicità
umana una profondità che noi scambiamo per consolazione-.Sono d’accordo con lui e aggiungo solo che forse sono più di una consolazione.Le parole lette, dette,ascoltate sono l’acqua
in cui nuotiamo ogni giorno.CHE IL CIELO STELLATO SOPRA DI NOI CI AIUTI A USARLE NEL MIGLIORE DEI MODI…….
Questo che hai scritto ‘e una poesia fatta romanzo.Sei l’unico@
Ripensavo in un lampo al tuo Non ora, non qui che riassume questo vivere “disattualizzato” e lo traduce nel mio libro preferito di tutti i tempi e di tutti luoghi.
Potendo, ti chiederei lezioni di leggerezza.
Potendo, ti chiederei lezioni di ebraico antico.
Questo mondo arido mi mastica e sputa via. Vorrei tanto essere un puntolino di luce in mezzo alla grandiosa stesa che i tuoi occhi ricevono e le tue mani celebrano.
Potendo, ti abbraccerei solo per questa tua frase:
“Oggi è ancora più necessario svariare tra le epoche: ci si difende meglio dal guappo di turno, insediato sul trespolo del potere, pappagallo da applauso di una folla pronta a guardare al prossimo pennuto”
Bellissimo il tuo commento
Grazie Mario
Grazie Mario.
attuali e contemporanei grazie al sempre e non al contingente
Noi ultimo anello di una catena,precipitato alchemico dei tanti che ci hanno preceduto….
Sentire tutto questo,sentirlo veramente,ci aiuta a cogliere i segni del presente ,forse,
con un distacco incantato, per un momento,per poi farci sentire parte del destino che tutti accomuna
Con Erri mi illumino sempre di immenso…
Non avevo mai fatto caso alla parola ‘contemporaneo’, fino a quando non mi sono imbattuta per scelta nella difficoltà di studiare un tratto di Storia che han chiamato così (senza alcun senso logico, per me). Fa un po’ ridere il dibattersi dell’uomo nel suddividere il tempo passato e presente in ere, in a.C. e d.C., in date che fanno da cesura da una sedicente epoca a un’altra, come se tracciare e grigliare il tempo potesse servire in qualche modo a gestire il futuro dell’uomo, evitandogli nuove catastrofi. Va tutto bene fintantoché si operano distinzioni a fini didattici, ma il tempo individuale vissuto ‘trament’, come dite voi di Napoli, quello vuole solo una cosa: essere abitato. Il ‘come’ dipende da noi, da chi o cosa vogliamo fare entrare nel nostro piccolo tempo da protagonista; cos’è che abbiamo deciso di trascinarci dal nostro vissuto come un lenzuolo tirato al massimo dai piedi del letto, cos’è che abbiamo ‘scotolato’ giù dal balcone, come briciole di cose che già da intere non avevano alcun valore. Tutto è necessario, nel tempo del frattempo, nel ‘trament’ degli uomini, a capire con che cosa voler essere contemporanei o no del proprio spazio terreno consentito, e non esiste un modo comune per abitarlo se non quello di rispettare la tendenza d’ individuale visione del mondo al netto di una condivisione ambientale obbligata. Chi ha poi la passione della lettura, ha assieme una condanna e una letizia, poiché sapere di epoche in cui per indole si sarebbe potuti viver meglio non è che consoli assai… però è bello sapere di luoghi e tempi in cui le civiltà ci somigliano molto; è un po’ come salutare gli antenati dalla finestra ghiacciata, ma sempre un saluto è. E se tu trovi giovamento nel viaggio delle sacre scritture, e riesci in qualche modo a collegarti a un tempo antico trovandolo amico, io invece chiudo i libri e gli occhi. Lascio che i sogni aderiscano al solito desiderio, di risvegliarmi in un giorno qualsiasi del 1968 con il braccio agganciato a un ragazzo incazzato con gli occhi di mare, che è pronto con me a non far sciogliere il corteo. Ciao Poeta <3 TVB
PS: "il tiglio manda semi attaccati a una fogliolina che agisce da parapendio…" CHE CARINA! 😀
Invece del noto qui ed ora pratichiamo il qui e allora…