A distanza di mezzo secolo torno a leggere “Martin Eden” di Jack London. Ci ritrovo le pulsioni di un giovane che da solo vuole cambiare la sua vita di operaio di mare e di terra. È sano, robusto, ma di scuola ne ha fatta quel poco che gli permette di leggere, scrivere e fare di conto.
Nella pausa tra un imbarco e l’altro si butta d’improvviso a leggere, passando le giornate nella biblioteca pubblica.
Sente che il suo linguaggio migliora, le idee si allargano, risalgono alle cause dei fenomeni sporgendosi oltre l’orizzonte. È una continua rivelazione il suo assalto alla conoscenza.
L’impulso iniziale gli viene da fuori, da un incontro. È invitato in una casa signorile, per un caso, incontra una ragazza e da quel momento decide di cominciare la sua marcia di avvicinamento a lei e al suo ambiente. Il suo amore fa da combustibile di un processo di trasformazione.
È la storia di ogni gioventù, che inizia allo stato brado e poi riceve la rivelazione del percorso da battere. Anche se pretende che sia una scelta razionale, all’inizio c’è un movente emotivo, qualcosa che da fuori viene a suscitare una risposta.
Si intraprende uno studio per poter proseguire da vicino un’amicizia, per rendersi degno di un amore, per compassione verso l’umanità, per slancio di sacrificio e di servizio. In ogni persona giovane si trova la miscela vitale di Martin Eden, la sua tenacia contro i fallimenti, i ritardi, gli ostacoli, continuando a credere nelle proprie possibilità.
Un giovane che legge “Martin Eden” afferra una cosa in più su se stesso e si procura un vantaggio sui coetanei.
Gli slanci che spingono a migliorarsi danno anche una mano a migliorare il mondo. Non importa come e dove va a sbattere la storia. Conta averci impiegato tutte le energie, averle spese ricevendo in cambio la sorpresa di sentirsele moltiplicate proprio dal loro totale dispendio.
È la legge opposta dell’economia, chi non ha dato tutto se stesso non ha investito in niente.
È la regola di chi ha a disposizione la propria gioventù, il miglior capitale in circolazione.
Nella pausa tra un imbarco e l’altro si butta d’improvviso a leggere, passando le giornate nella biblioteca pubblica.
Sente che il suo linguaggio migliora, le idee si allargano, risalgono alle cause dei fenomeni sporgendosi oltre l’orizzonte. È una continua rivelazione il suo assalto alla conoscenza.
L’impulso iniziale gli viene da fuori, da un incontro. È invitato in una casa signorile, per un caso, incontra una ragazza e da quel momento decide di cominciare la sua marcia di avvicinamento a lei e al suo ambiente. Il suo amore fa da combustibile di un processo di trasformazione.
È la storia di ogni gioventù, che inizia allo stato brado e poi riceve la rivelazione del percorso da battere. Anche se pretende che sia una scelta razionale, all’inizio c’è un movente emotivo, qualcosa che da fuori viene a suscitare una risposta.
Si intraprende uno studio per poter proseguire da vicino un’amicizia, per rendersi degno di un amore, per compassione verso l’umanità, per slancio di sacrificio e di servizio. In ogni persona giovane si trova la miscela vitale di Martin Eden, la sua tenacia contro i fallimenti, i ritardi, gli ostacoli, continuando a credere nelle proprie possibilità.
Un giovane che legge “Martin Eden” afferra una cosa in più su se stesso e si procura un vantaggio sui coetanei.
Gli slanci che spingono a migliorarsi danno anche una mano a migliorare il mondo. Non importa come e dove va a sbattere la storia. Conta averci impiegato tutte le energie, averle spese ricevendo in cambio la sorpresa di sentirsele moltiplicate proprio dal loro totale dispendio.
È la legge opposta dell’economia, chi non ha dato tutto se stesso non ha investito in niente.
È la regola di chi ha a disposizione la propria gioventù, il miglior capitale in circolazione.
Mi sono accorta di avere una memoria selettiva e prodigiosa: mi soccorrono le parole quando mi servono,non altrimenti.
In treno fra tante persone,ecco la gente.-SIAMO UN ROVETO ARDENTE CHE SI CONSUMA-parole di una mia cara,carissima amica
In macchina ascolto-Desolation Row- e la bilancia ritrova un suo equilibrio tra passato e futuro
(Hess o Hesse… Immagino che si possa capitalizzare anche una vocale, pronunciata o non dichiarata. Ma è impossibile a volte sostenere certi talenti che non ti appartengo: perdonate l’omissione!)
Chi non ha dato tutto se stesso non ha investito in niente,scrivi.
E inevitabilmente si pensa all’AMORINO VINCITORE di Caravaggio.Buona domenica a tutti
Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore
Umberto Saba
Una sorta di parabola dei talenti laica mi sembrano queste tue parole,Erri.
Sono d’accordo .La vita è una moneta che va spesa, sempre in ogni caso.
Pensavo che il gemello di Kafka, l’Altro non lui, era un insetto… Forse anche il mio è rimasto imprigionato tra le quattro mura di quel momento in cui ho pensato di poter raggiungere i miei obiettivi con le mie sole forze, con tutta la mia determinazione, ma senza ispirazione. Anche le stelle devono poterti ispirare qualche possibile scenario per portarti oltre l’orizzonte.
Ci dedico questa canzone di Cesare Cremonini, senza farla a morsi, sospettando che, per essere felici, davvero non c’è bisogno di ricercare un perchè e che soltanto così potremmo essere liberi dalla logica di mercato di un mondo liquido:
” Possibili scenari si contendono le nostre vite
Mentre noi le stiamo lì a guardare
È chiaro che all’origine del mondo
Chi progettò la ruota in fondo ci sapeva fare
Ma in prospettiva il tempo che è passato
Ci mortifica perché l’uomo non viaggia in astronave
Dalle ultime ricerche di mercato
Si evince che la gioia è ancora tutta da inventare
E poi succede che ci sentiamo bene senza nessun perché
E poi succede che stiamo bene insieme senza nessun perché
A quanto pare non c’è una ricompensa
Se ognuno fa quello che vuole
Ho come l’impressione che tutto si confonda
E non abbiamo scelta
Facciamo come fa il Giappone
Ho avuto una visione
Ho avuto una visione
La via della saggezza per gli indiani
È fatta di molteplici visioni di coyotes
Il mio spirito guida non ha molto da insegnare
Si affida più alle stelle che al peyote
Al circolo dei cuori solitari, un cartello avvisa
“Qui potete scegliere l’amore!”
Possibili scenari si contendono le nostre vite prima che le teste siano vuote
E poi succede che ci sentiamo bene senza nessun perché
E poi succede che stiamo bene insieme senza nessun perché
A quanto pare non c’è una ricompensa
Se ognuno fa quello che vuole
Ho come l’impressione che tutto si confonda
E non abbiamo scelta
Facciamo come fa il Giappone
Ho avuto una visione
Ho avuto una visione
A quanto pare è qui che poi mi sono perso
Sei tu la mia canzone ferma al primo verso
(Ci sono cose nelle nostre vite che)
Possibili scenari si contendono
Possibili scenari si contendono
Possibili scenari si contendono
Possibili scenari si contendono
E poi succede che ci sentiamo bene senza nessun perché
E poi succede che stiamo bene insieme senza nessun perché”
Cara Valeria, grazie.
Amo Cesare, stessa mia annata – 1980 – e un gran talento vocale e cantautorale. Non conoscevo questo pezzo e, nel leggerlo, mi sono chiesta chi fosse il poeta. Ha risposto a tante mie domande, molte delle quali prima ancora che riuscissi a formularle.
“Dalle ultime ricerche di mercato si evince che la gioia è ancora tutta da inventare”.
Ecco ora sono ispirata, e un po’ meno imprigionata.
Molti giovani, specie quelli che si spendono, sono meravigliosamente semplici nel loro riuscire a trovarsi un posto in questo mondo meno meraviglioso di loro. Credo nei loro errori, soprattutto, e così lentamente imparo a far pace coi miei.
Aggiungo solo un pensiero per Erri: grazie di aver sottolineato l’importanza della RI-LETTURA.
Contro le spinte egoiche, rappresentate dalle ricerche di mercato, che spremono energie, risorse, conducendo alla deriva del sé, l’illogico spendersi per un sogno che porta oltre i confini conosciuti, oltre quel “verso”… È un ricominciare da quando ci eravamo persi, per ritornare… È tutto quello che dobbiamo sapere. ( In questo componimento sento echi del Siddhartha di Hess, forse mi sbaglio ma sento l’Om) Grazie, Carmen
Di pensiero in pensiero sono arrivata a rileggere una tua lettera ad Angelo Bolaffi (MicroMega -grazie del regalo).La risposta a un tuo dolente interrogativo–…..se ti ha aiutato
l’amore,la pazienza,il fiuto,la fortuna- la dai oggi con queste parole NON IMPORTA COME E DOVE VA A SBATTERE LA STORIA..
Gli aculei della disperazione vanno resi innocui dai ricordi felici,dagli incontri che sembravano effimeri e che poi si sono rivelati salvifici.Il più è alle spalle ma il meno che resta
è il frutto di una maturità conquistata a caro prezzo,in un mondo che cambia a una velocità prima impensabile.
Mark Cousins-L’ordine presente è il disordine del futuro-Oggi lo sappiamo
Tu chiamami in quell’ora del tuo giorno
che ostinatamente ti resiste
vicina e supplichevole come l’occhio dei cani,
ma sempre pronta a volgerti le spalle
quando credevi di afferrarla ormai.
L’ora che così sfugge è la più tua.
——————–
perchè noi siamo il ramo ed anche l’ ascia,
e il dolce del pericolo che matura
Sonetti a Orfeo Rilke
La propria gioventù…..forse non passa mai mi dico mentre ascolto TURN TURN TURN del grande Pete Seeger.Sembra un paradosso ma come tutti i paradossi….
Uno studente nel passarmi accanto,diceva:
-rilevante-e plausibile- erano parole che capisco–
Bella dichiarazione,amico anonimo.
E’certo che i mezzi non devono tradire il loro fine.
Marianne Moore
riscritta meglio
Valori in uso
Frequentavo la scuola,e il posto mi piaceva-
erba e ombre di piccole robinie,come fosse una trina.
IL tema era lo scrivere.Dicevano:-I valori
li creiamo vivendo.E’inutile aspettare
il loro progresso nella storia–Se cadi nell’astratto,
rimpiangi di non essere concreto:questo è un fatto.
E cosa studiavo?I valori in uso-
-da giudicare sul loro terreno–Sono ancora astrusa?
VALORI IN USO
FREQUENTAVO LA SCUOLA,E IL POSTO MI PIACEVA/-ERBA E OMBRE DI PICCOLE ROBINIE,COME FOSSE UNA TRINA.
IL TEMA ERA LO SCRIVERE.DICEVANO :I VALORI /LI CREIAMO VIVENDO.E’ INUTILE ASPETTARE
IL LORO PROGRESSO NELLA STORIA- / SE CADI NELL’ASTRATTO,–RIMPIANGI DI NON ESSERE CONCRETO:QUESTO è UN FATTO.
E che cosa studiavo?I valori in uso,-da giudicare sul loro terreno.Sono ancora astrusa?
Uno studente, nel passarmi accanto,diceva–Rilevante e plausibile erano parole che capisco–
Bella dichiarazione,amico anonimo.—E’certo che i mezzi non devono tradire il loro fine
Marianne Moore
-All’inizio c’è un movente emotivo-scrivi
Stasera mi andrò a rileggere- Altre prove di risposta-
-Le domande sono più belle delle risposte-
Non smettere mai di farsi domande.A una certa età
si capisce ancora meglio che la vita è un gioco serio.
Sospeso il pasto sospeso al Baobab.Le ruspe in azione.Senza parole
Certo la gioventù grande capitale umano,come sa chi l’ha vissuta intensamente.
Picasso avrebbe aggiunto-La giovinezza è uno stato d’animo che si raggiunge a 65 anni- perchè a 65 anni si può sperimentare la gioia
come gratuità pura.Solo la gioia basta a se stessa,non vuole conoscere,non vuole sapere.Sa già.Vuole solo essere.
Quando gli angeli lasciano cadere la loro voce su di noi…
E sempre la musica è stata compagna fedele dei nostri giorni e ancora lo è.
Voglio ricordare il Bataclan a tre anni da quel feroce e inutile attentato.
Voglio ricordare il concerto degli U2 in onore delle vittime e della vita che continua.
Penso ai libri della mia vita che si sono impastati con gli incontri,le relazioni,le idee del mio tempo.
Noi siamo tante cose,anche i libri che abbiamo letto diventano,come il cibo,carne della nostra carne.
Ecco una bella pagina per iniziare bene la giornata,una pagina al miele.Grazie Erri.