Gioia Porrini

Una delle funzioni all’interno della fondazione è di occuparmi degli “incontri” e delle “collaborazioni” di Erri De Luca con gli artisti e le loro opere. Tra tanti e tante, La  “sibilla sradicata su carta affumicata di alloro bruciato”, Giosetta Fioroni ritratta dal fotografo Marco Delogu, lo scultore  Lois Anvidalfarei. Proprio di una delle sculture di questo grande scultore, Erri ha scritto:

“Diversi anni fa vidi sul campo di Lois Anvidalfarei il bronzo di Caino. Chiesi a Lois di acquistarlo. Lui stesso, con sua moglie Roberta Dapunt poeta di tre lingue, venne a portarmelo. Avevo preparato un piedistallo di cemento bianco su cui fissarlo. Ora sta nella stanza fitta di libri” e ancora “All’alba ho incontrato l’Adàm. Sul prato da poco falciato dove di notte scendono i caprioli, sta ferma la figura del capostipite scacciato. Il suo nome è Adàm da adamà, che in ebraico è suolo ed è femminile. Sta in punta di passo sul bordo del prato e si fascia la testa con due braccia. È in bronzo. Lois forma la figura in bronzo poi va in fonderia a Verona. Colare bronzo è da tremila anni il più perfetto modo di abbracciare una forma. Noi della stirpe di Adàm, che ci diamo arie di modernità per qualche presa di elettricità, siamo frutti caduti non lontano dall’albero, siamo da sempre ignudi […].”

Del suo amico fotografo Danilo De Marco, ancora alcune righe di Erri: “Uno che scrive a inchiostro su quaderno mette il suo tratto nero sopra il bianco assorbente. Questo non succede con le fotografie di Danilo De Marco. Il suo biancoenero non è sovrapposizione di strati, ma alleanza lucente di due opposti”.

 

Grazie a Lois Anvidalfarei, scultore, che ha concesso l’immagine del suo bronzo prigioniero in difesa della parola contraria.

 

 

 

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