Mi prendo cura dei manoscritti, il maggiore privilegio per chi fa il mio mestiere. Sono pagine scritte a mano, una pratica che si è quasi del tutto persa da quando le dita battono su tastiere. Sulla carta dei tanti quaderni conservati negli anni, è ancora possibile assistere allo spettacolo naturale della nascita di uno scrittore e al lento costituirsi, tra righe cancellate e altre annodate, del formato di un libro. Un «formato ridotto» delle innumerevoli voci che circolano nell’aria, così Erri intende le sue pubblicazioni.
Attratto dall’ospitalità della casa, ultimamente si è aggiunto un altro fondo. Attraverso una donazione, lettere, fotografie, scritture a margine e articoli di Eduardo De Filippo sono in attesa di essere catalogate e consultate.

Ogni testo scritto è per Erri un «semilavorato» che necessita di lettori. Collaboro così ad allargare il firmamento degli occhi: all’università “Federico II” di Napoli, riunisco in seminari e convegni gli studenti che nei libri di Erri trovano il terreno migliore per imparare a muoversi dentro le trame narrative.

Partecipo al Premio annuale “Grazie per l’attenzione”, assegnato alla migliore tesi sull’opera di Erri De Luca.

Sono responsabile della borsa annuale di studio offerta a uno studente migrante che in Italia vuole continuare il suo cammino. Quest’anno sarà assegnata a chi ha conosciuto le nostre coste all’asciutto del porto di Lampedusa.

In questo consiste la mia attività alla fondazione: apro i quaderni pieni della scrittura di Erri e faccio da ponte con le stanze di studio dei suoi lettori, considerando i due gesti complementari: perché le pagine di chi scrive possano circolare con la libertà del vento, è indispensabile che i libri sui tavoli di chi legge restino aperti.

Silvia Acocella