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A differenza di altre nazioni non riconosco periferie all’Italia, perché brulica invece di piccoli centri. Nella nostra storia ogni tanto ne emerge qualcuno per qualche buona ragione.

Riace è uno di questi, il suo sindaco in esilio forzato invece di scomparire si è allargato a sindaco dell’Italia coraggiosa e possibile.
La Valle di Susa è da due generazioni il centro esemplare della coscienza civile di una comunità irriducibile alla sottomissione. Contro lo stupro del loro territorio in nome di una ferrovia balorda in partenza, ne ha impedito la realizzazione da circa trent’anni.

La linea Torino Lyon coi suoi 57 chilometri di galleria ancora inesistente è diventata grazie alla lotta della Valle di Susa la più grottesca opera pubblica d’Italia. Nel corso dei decenni ha accumulato anche il patetico calendario di dozzine di ministri e capi di governo che esclamavano la loro intenzione di eseguirla.
La linea Torino Lyon non è solo a chilometro zero: è a centimetro zero.
Nel corso di questi anni ho detto a voce e messo per iscritto che quella ferrovia di fasulla alta velocità andava sabotata. Facevo e continuo a fare una constatazione: la Valle di Susa con la sua massa popolare unanime e civile ha intralciato, ostacolato, subissato di ragioni contrarie quell’opera corrotta e losca, quanto oscena per lo spargimento delle sue polveri di amianto. Dunque la Valle di Susa a tutt’oggi è riuscita a sabotarne  la maledizione, trascinandola verso il capolinea del ridicolo.

A Torino sabato in mezzo alla carreggiata sfila il popolo che ha spuntato le forbici alle pompose autorità che da trent’anni vorrebbero tagliare il nastro inaugurale.       È il caso di essere lieti e insolenti. La piazza di sabato è il fragoroso pernacchio a tutti i governi strilloni di un’opera strategica e utile come la sella a un pesce.

Di Fond. Erri De Luca08/12/20185 commenti
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5 commenti

  1. nosside says:
    10/12/2018 a 11:39 pm

    Nel 2009 annunciata la nascita del mio, in una fredda serata di inverno mi bussarono alla porta gli altri due, figli del padre del mio. Non seppi dire di no, i loro sorrisi e le loro manine mi riempirono di gioia. Ma divenne difficile, terribile riconoscere che non riuscivo ad aiutarli, ad educarli, che la scuola chiedeva a me, che la società chiedeva a me, e ci osservava come un miracolo folle. Erano ancora proiettili della Serbia sparati sull’occidente non voluti da nessuno ma erano solo bambini profumati di innocenza e avrebbero cercato certezze in una società che ha eroi e pochi normali.

    Rispondi
  2. Alba says:
    10/12/2018 a 12:17 pm

    “Uomo, natura, animali, o si salvano o si perdono insieme”

    Rispondi
  3. eles says:
    08/12/2018 a 11:56 pm

    Perchè chiamano il 900 secolo breve quando è iniziato nell’800 coi nazionalismi e ancora oggi siamo allo stesso punto?
    Un lunghissimo secolo mi pare con propaggini tentacolari che ci ghermiscono ancora…….che tristezza……

    Rispondi
  4. eles says:
    08/12/2018 a 11:29 pm

    Il- popolo- manifesta in una giornata di festa.Me ne frego.
    -La musique qui marche au pas-cela ne regarde pas-
    Nè Roma nè Torino mi sono vicino ,oggi.

    Il tempo è in fondo un sentimento mi dico,mentre penso all’Annunciazione ragazzina del Pontormo.
    Alla cappella Capponi quindi e presto per non morire di tristezza.-La bellezza salverà il mondo scriveva uno che se ne intendava…….

    Rispondi
  5. eles says:
    08/12/2018 a 10:55 am

    Sabotare….come invecchiano le parole in certi contesti.Rimane un fragoroso pernacchio,forse per qualche minuto.Mimmo Lucano no,lui rimane nei nostri cuori.

    Rispondi

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Commenti sul post

A differenza di altre nazioni non riconosco periferie all’Italia, perché brulica invece di piccoli centri. Nella nostra storia ogni tanto ne emerge qualcuno per qualche buona ragione.

Riace è uno di questi, il suo sindaco in esilio forzato invece di scomparire si è allargato a sindaco dell’Italia coraggiosa e possibile.
La Valle di Susa è da due generazioni il centro esemplare della coscienza civile di una comunità irriducibile alla sottomissione. Contro lo stupro del loro territorio in nome di una ferrovia balorda in partenza, ne ha impedito la realizzazione da circa trent’anni.

La linea Torino Lyon coi suoi 57 chilometri di galleria ancora inesistente è diventata grazie alla lotta della Valle di Susa la più grottesca opera pubblica d’Italia. Nel corso dei decenni ha accumulato anche il patetico calendario di dozzine di ministri e capi di governo che esclamavano la loro intenzione di eseguirla.
La linea Torino Lyon non è solo a chilometro zero: è a centimetro zero.
Nel corso di questi anni ho detto a voce e messo per iscritto che quella ferrovia di fasulla alta velocità andava sabotata. Facevo e continuo a fare una constatazione: la Valle di Susa con la sua massa popolare unanime e civile ha intralciato, ostacolato, subissato di ragioni contrarie quell’opera corrotta e losca, quanto oscena per lo spargimento delle sue polveri di amianto. Dunque la Valle di Susa a tutt’oggi è riuscita a sabotarne  la maledizione, trascinandola verso il capolinea del ridicolo.

A Torino sabato in mezzo alla carreggiata sfila il popolo che ha spuntato le forbici alle pompose autorità che da trent’anni vorrebbero tagliare il nastro inaugurale.       È il caso di essere lieti e insolenti. La piazza di sabato è il fragoroso pernacchio a tutti i governi strilloni di un’opera strategica e utile come la sella a un pesce.

Di Fondazione08/12/2018Lascia un commento
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