Persone e argomenti affermano un aldilà spirituale, psichico oltre lo sbarramento della morte.
Non ho motivo di contestare, ma non riesco a pensare una prolunga che oltrepassi il termine.
Non so immedesimarmi in un oltre me stesso, immaginarmi.
Già al tempo del liceo il pensiero filosofico, religioso erano soltanto materia di studio, senza avere a che fare con me stesso, applicarsi al mio caso.
Poi la mia scrittura diventava col tempo più fisica, un residuo salino della vita evaporata.
Provo ammirazione per gli animali, lo sguardo serio, sgombero degli occhi, ai quali associo quello dei bambini. Li vedo detentori di una sapienza antica, primordiale, che viene loro tolta per sostituirla con l’adattamento alla società, che è una forma d’intelligenza.
Guardo i documentari sulla vita animale, sono il mio notiziario sul mondo. L’attualità sta per me in un secondo piano da mettere a fuoco col filtro degli occhiali.
L’uso a scopo d’insulto di termini come asino, gallina, oca, coniglio, capra, è la prova di un’infondata presunzione di superiorità.
Nella scrittura sacra la divinità ha un rapporto diretto con le creature che precedono la specie umana.
Percepisco in me il sentimento di provenire da quel prima.




