Lungo il sentiero in salita mi accompagnava una farfalla nera.
Arrivato alla base della parete ho cominciato a scalarla e ancora c’era una farfalla nera.
Mi sembrava il pensiero di qualcosa che avevo dimenticato.
Che meridionale sono se non ricavo messaggi da queste presenze? Dovevo pensare a un presentimento, un qualche avvertimento?
Ci ho solo fatto caso sul momento e poi ne ho scritto, rientrato alla base dopo essere passato per una cima.
La civiltà del Mediterraneo ha estratto auspici dalle svariate manifestazioni, dalla forma delle nuvole, al volo degli uccelli, ai fondi del caffè. Sono completamente refrattario ai presagi.
Non m’intendo di segni né di sogni.
Li noto alla maniera con cui mi accorgo della punteggiatura di una frase. Le virgole, i due punti non mi disturbano la lettura.
Ritorno col pensiero alla presenza della farfalla nera. Ci ho solo visto una punteggiatura dentro un giorno senza nuvole, con il sole a picco sul cranio scoperto.
Sono diventato lettore al punto da percepire intorno a me lo scorrere di pagine in un alfabeto sconosciuto.





Pensavo alla farfalla nera… Ed ho pensato alla parola Compassione, nel senso di “soffrire con”… Più che subordinazione è sentire la sofferenza altrui… Buona salita!
Tra il Prima e la parete…
Siamo fuori e dentro di noi in equilibrio, altrimenti fortemente “inflazionati”; quando tra il dentro ed il fuori, tra inconscio e coscienza, non c’è un ponte di dialogo (leggasi “differenziazione” e “consapevolezza”). E le domande generano una trasformazione: la farfalla ha parlato al tuo inconscio, è un Simbolo del principio di Coscienza (non correggo la “p” minuscola che, all’interno dello scenario montano, è più adatta ad un “inizio”. Ed infatti siamo arrivati alla parete! Segue la salita: una evolutiva trasformazione).