Ho visto il cortometraggio che ha ottenuto il premio Oscar quest’anno. Titolo è “Skin”, regista Guy Nattiv. Racconta di razzisti americani, delle loro violenze contro persone di colore.
Una sera uno di questi aggressori viene rapito da un gruppo di sue vittime. Lo portano in una rimessa e lo tengono per una decina di giorni. Si vedono dettagli di un’attrezzatura per tatuaggi. Poi lo rimettono in libertà. L’uomo è stato completamente tatuato con inchiostro nero. Lascio sospeso il finale.
Dante nella sua cantica dell’Inferno fa applicare alla giustizia divina una misura di pena detta di contrappasso. Al torto commesso corrisponde una condanna analoga. Gli indifferenti, detti ignavi, sono messi a seguire una bandiera, incalzati da insetti che li spronano. I golosi sono messi a sguazzare nel fango e a nutrirsene.
Prima di Dante, Seneca usa una simile ritorsione in una sua satira per l’imperatore Claudio che barava al gioco dei dadi, imponendo la sua vittoria ai giocatori. È condannato a perdere al gioco per l’eternità.
Posso immaginare misure di contrappasso per gli attuali propagandisti di avversioni, istigatori dei peggiori sentimenti: essere condannati a doverli ripetere allo specchio, rivolti contro se stessi, per l’eternità.
Quelli che hanno gridato agli immigrati di andarsene via, vagheranno da esuli. Chi ha rispedito in Libia, vi sarà detenuto. Chi ha avvelenato Taranto e i suoi abitanti, sarà infarinato nelle polveri rosa dell’Ilva. Chi imprigiona bambini, sarà imprigionato da loro. Il razzista, come nel film “Skin”, avrà il colore di pelle detestato.
La coscienza empatica si fonda sulla consapevolezza che gli altri, come noi, sono esseri unici e mortali. Se empatizziamo con un altro è perché riconosciamo la sua natura fragile e finita, la sua vulnerabilità e la sua sola e unica vita.
(J. Rifkin)
La pelle è il tessuto connettivo o organo più esteso del corpo, capace di avvertire sensazioni fisiche ed extrasensoriali. Fa ridere che in molti, oppressi dalla loro stessa ignoranza, guardino alla fin fine solo il colore… non vedono che strane mappe abbiamo addosso, guardano solo la ‘metacomunicazione’: bianco, rosso, nero, giallo, e che cz, siamo mica semafori? Se sapessero quanto sono coglioni a rilevar solo un dato, mentre neanche sanno che 150 anni fa C.Darwin aveva già scoperto le ‘variazioni naturali spontanee’ e la differenzazione delle razze per via sessuale… (in pratica: la natura fa il cazzo che vuole, è inutile tentare di forzarla con accoppiamenti di soggetti ritenuti idonei alla riproduzione, e i caratteri dell’umanità dipendono dall’attrazione sessuale da migliaia di anni). Mi accosto alla tua proposta di contrappasso di pena per il razzista-tipo: Vedersi allo specchio e soffrire di daltonismo acuto…non capire mai di che colore si è davvero. Ciao Poeta, oggi vado a rischiare un po’ di questa pelle a Venaus con i NoTav… andiamo a usarla come tamburo, a fare l’applauso a chi non ci lascerà passare per ordine di buffoni di turno e di nessun rilievo storico, ad abbronzarla sotto il sole montano, a sciacquarla sotto la pioggia promessa dai climatologi. E se ci scappa qualche ammaccatura non importa, sarà in buona compagnia; in fondo la pelle è pergamena del nostro passato, qualcosa dobbiamo pur scrivere di quel che siamo stati… cammina con me oggi. Un bacio, il tuo tappino 🙂
Io sono per la legge del contrapasso, ma lascio all’Universo il potere di attuarla.
Posso dissentire? Lo faccio. Dissento.
Io non spero nel “occhio per occhio”. Voglio essere “migliore” del male che combatto. Spero invece in una rivoluzione culturale che faccia “pulizia” senza scadere nella vendetta, che produca menti illuminate e illuminanti, che non lasci il minimo spazio alla corruzione, all’intolleranza, all’affarismo dissennato. Che generi un circolo virtuoso di attività, umanità, intenti. Sono cosciente della mia utopia così come del fatto che l’uomo è un essere troppo imperfetto per poterla realizzare. Ma avere un orizzonte di speranza, per quanto lontano e inverosimile, dà senso alla vita. Alla mia, almeno.
In questa o in un’altra vita, chi ha subito violenza è destinato a perpetrare la stessa sull’altro da sé: ecco, temo questa forma di contrappasso più di quella che vorrebbe per sempre esuli chi ha negato accoglienza. Per questi si mobiliteranno gli ignavi di un tempo e pazienza se verranno accolti per sempre in Italia. Per le vittime di cui sopra auspico, invece, in un tempestivo intervento di Caino meno biblico.
Mi piacerebbe davvero che fosse così ma sono pessimista .Nessuno pagherà.Se si potesse votare anche x queste faccende,io opterei x un bel SI’ grande quanto L’inferno.
Posso dissentire? Lo faccio. Dissento.
Io non spero nel “occhio per occhio”. Voglio essere “migliore” del male che combatto. Spero invece in una rivoluzione culturale che faccia “pulizia” senza scadere nella vendetta, che produca menti illuminate e illuminanti, che non lasci il minimo spazio alla corruzione, all’intolleranza, all’affarismo dissennato. Che generi un circolo virtuoso di attività, umanità, intenti. Sono cosciente della mia utopia così come del fatto che l’uomo è un essere troppo imperfetto per poterla realizzare. Ma avere un orizzonte di speranza, per quanto lontano e inverosimile, dà senso alla vita. Alla mia, almeno.
Purtroppo costoro non hanno specchi…
Purtroppo, costoro non hanno specchi…
Grande Erri De Luca andando a ritroso da Dante a Seneca ricostruisce la storia dell’idea di contrappasso. Ricostruisce il fondamento dell’attuale “Chi la fa la aspetti”…
Tutte le volte che leggo i tuoi interventi mi si gonfiano gli occhi e una lacrima assassina scorre… Grazie Erri
Benedette lacrime…