Alla Fiera della Piccola Editoria a Roma si è parlato del rogo dei libri con Loredana Lipperini di Fahrenheit. Cosa brucia insieme a un libro in un rogo: ho risposto che bruciano carta e inchiostro, ma non le parole. Quelle restano fuori portata degli incendiari, come semi gettati lontano da un albero circondato dalle fiamme.
Resta a timbro d’infamia il nome di chi bruciando crede di cancellare, censurare. È un’antica usanza del potere il rogo in piazza, del libro e del suo autore. In Campo dei Fiori a Roma la statua di Giordano Bruno testimonia del crimine commesso dall’Inquisizione sopra una catasta di legno. Quel rogo non distrusse le opere scritte, anzi le affidò ai secoli seguenti.
Nella stessa piazza di Campo dei Fiori in anni precedenti era stato bruciato il Talmud, l’immenso commentario della scrittura sacra ebraica, insieme a carri di altri libri sequestrati. Da quella cenere si sono moltiplicati.
I libri assomigliano agli alberi, le biblioteche a foreste: dopo gli incendi risorgono dalle radici. Del resto le pagine sono fatte di cellulosa vegetale, opera di acqua, luce, anidride carbonica. Anche per questa loro composizione i libri illuminano.
Il titolo della manifestazione “Più libri più liberi” non è un gioco di parole, ma un’evidenza. Chi pratica e frequenta la lettura diventa per effetto secondario un cittadino del vocabolario e abita con proprietà di linguaggio il proprio tempo.
Il lettore sviluppa un sistema immunitario contro le parole false da parte di poteri che spacciano versioni di comodo e propaganda. Il virus delle frottole ufficiali non ha influenza su chi legge, perché sa nominare e definire gli avvenimenti con una superiore precisione. Chi è sprovvisto del sistema di anticorpi fornito dalla lettura, inghiotte senza difesa le parole tossiche diffuse da piazzisti di merce politica avariata.
Il libro oggi è un presidio sanitario, perciò rende più liberi oltre che più sani.
Un giorno qualunque… Tra l’ XI e il XVI secolo… Nel monastero di San Nicola di Casole. Nei pressi è il mare di Otranto…
E poi nella biblioteca Ambrosiana… Lo Spirito del Rinascimento è passato da qui e noi abbiamo fatto opera di alienazione in nome del progresso?
“Il vero luogo natio è quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su se stessi: la mia prima patria sono stati i libri”.
(M.Yourcenar, Memorie di Adriano)
Caro Poeta, quando penso al rogo di libri mi viene in mente subito il nazismo, e la sua fobia totalitaria verso la cultura… che poverazzo. Non sapeva che ci aveva già provato prima la Chiesa Cattolica del post concilio di Trento. La Controriforma riuscì a produrre una serie infinita di escamotages della gente che si voleva tenere il Vangelo e la Bibbia nel proprio dialetto volgare anziché scambiarlo con quello in Latino, l’unica lingua liturgica improvvisamente ammessa come tale. Da cento anni dall’invenzione del libro la gente si era organizzata, il libro sacro (carissimo) era di solito l’unico libro tenuto da famiglie benestanti… agli altri non restava che andare in chiesa la domenica per avere qualche notizia religiosa… e non è nemmeno vero che la gente non sapesse leggere, ma certamente in pochi si potevano permettere un libro. Il risultato fu che solo pochi diedero alle fiamme i propri libri in volgare, imboscandoli ovunque e nonostante il pericolo di arresto o di diniego alla comunione, in attesa che la follia di un periodo ottuso della cristianità evaporasse.(Non parliamo poi del mercato nero di letture in volgare che i divieti produssero, altro che borsa nera durante la guerra: un traffico da far impallidire i migliori contrabbandieri! Le stamperie clandestine fecero soldoni). La difesa della lettura durante gli anni della dominazione spagnola nelle Americhe diventa poi quasi comica: la tassa sul trasferimento dall’Europa al Nuovo Mondo dei libri , messa per controllare il flusso di informazioni, spinge i naviganti a imboscarsi libri (anche proibiti) nelle casse di trasporto, contenuti tra un legno e l’altro in una sorta di sottofondo a scomparsa 😀 . E’ grazie al brillante genio dei portoghesi se molte opere all’Indice vengono salvate dalle fiamme, così che alcuni testi spariti in certe parti d’Europa, cinquecentine e seicentine in volgare e in lingue iberiche, si possono rintracciare oggi nei musei latinoamericani. Qualcuno aveva già preso alla lettera la parola ‘LIBERTA’ in quel mondo fatto di indios e territorio intonso, prima ancora che qualcuno ci piazzasse a un pizzo di costa una statua a rappresentarne il valore secoli dopo.”Più libri più liberi ” forse l’hanno inventato gli italiani cattolici che hanno salvato dalle fiamme i propri vangeli e bibbie, assieme agli iberici dell’età moderna. Noi siamo a confronto dei privilegiati, ne abbiamo addirittura troppi, tenimm ‘a panza accussì, o ì. Ma è sempre così: quando c’è troppo da mangiare a tavola ti passa pure la voglia di assaggiare tutto… ci manca un po’ di fame, vero tesò? Bacini, il tuo tappino.
Mi viene in mente un celebre passo delle Memorie di Adriano, della Yourcenar: “Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire. Ho ricostruito molto, e ricostruire significa collaborare con il tempo, nel suo aspetto di “passato”, coglierne lo spirito o modificarlo, protenderlo quasi verso un più lungo avvenire; significa scoprire sotto le pietre il segreto delle sorgenti.”
Nel 1988 ero a Roma quale commissario esterno per la maturità, per la precisione al Liceo scientifico “Righi”, ubicato vicino alla breccia di Porta Pia e alla sede nazionale della CGIL (dalla quale non mi ero ancora dimesso) e a Villa Borghese, con l’ode a Roma di Byron…
Una collega mi aveva imprestato una bicicletta, quelle di una volta, senza cambi nè “pedalata assistita”. Al pomeriggio, quando non c’era da “correggere” i compiti, mi sbizzarrivo a scendere per le strade ingolfate, non con grandi buche – mi pare – del centro. Volevo visitare i Musei Vaticani; poi giro e mi trovo in piazza “Campo dei fiori”. Mi fermai sotto il monumento a Giordano Bruno, ma anche a Serveto e altri…Rimasi incazzato in meditazione e puntai dopo, su una libreria del centro, a disintossicarmi e a cercare libri su Bruno. Comprai “De magia e de vinculis in genere”. Poi ritornai all’albergo, mi pare intitolato ad una principessa (Thea?), passai davanti all’ambasciata americana in via Vittorio Veneto e provai una strana repulsione verso i censori/guardiani della libertà. Poi la lettura di Bruno mi avvinse – “de vinculis” appunto – grazie Erri che svegli coscienza e memorie! Un abbraccio
Ma l’Ironia ne ammazza di più… Se sono virus, non hanno il potere di resistere a quel tipo di scavamento insistente nel punto esatto in cui sembrano convergere tutte le certezze.
il rogo illumina quelle parole Bellissimo testo