Sono stato bambino: si dice così dell’infanzia. Ci sono luoghi invece dove essere bambino è un lavoro di resistenza in vita. Allora il verbo cambia: si tratta con tutte le forze di fare il bambino. Dell’infanzia napoletana ricordo bambini atleti della loro sopravvivenza. Si gettavano nell’acqua torbida del porto chiedendo ai turisti il lancio di qualche moneta. Qualcuno la gettava per curiosità e loro s’immergevano, risalendo e mostrandola tra i denti, sommozzatori di elemosine.Non sentivano freddo, fame, senza casa nè orario, dormivano dove li coglieva il sonno. Facevano i bambini, il lavoro più duro della vita, in lotta corpo a corpo coi giganti adulti, gli orchi e le guardie.Ricordo una schiera di minuscoli all’assalto di un furgone degli accalappiacani, per liberare le bestie imprigionate, loro compagne di strada. Incassavano colpi da pugili, scappavano scalzi come avessero molle nei piedi. Erano seri e attaccabrighe pure se giocavano a sottomuro, a carte o se con quattro assi di legno a rotelle si buttavano giù per la discesa, tra le automobili che li evitavano svogliatamente. Erano adulti fatti e rifiniti, ma di taglia minima. Oggi questo fare i bambini spetta a parti varie del mondo. Comporta scendere sul mare dentro un guscio a motore, mischiati con adulti che non sono parenti. A differenza di quelli della mia infanzia, non sanno nuotare. Non sanno niente dei trucchi per scippare al mondo il diritto di crescere, non conoscono vicoli e nascondigli.
Viaggiano sul palmo della terra come semi lanciati ai sassi, al vento, ai pesci da un seminatore forsennato.
Erri
È scesa la sera.Siamo ancora vivi.
Riconciliamoci con noi stessi.
Con una sonata di Beethoven ad esempio la n°31 op 10. A domani
Citando una vecchia – bellissima – canzone di Pino Daniele:
“…E sarà un’altra donna che amerà
oppure sarà una stella”
La musica ha sempre il modo giusto per dire.
Buona giornata a Erri. E a noi.
Altri atleti della sopravvivenza le persone in “cura” psichiatrica
Cara Carmen forse anche Hope è già in una casa,
anzi sicuramente e sta giocando con sua madre.
Il gioco eterno di guardarsi negli occhi ,di succhiare il latte,del dito sulla guancia in una infinita carezza
Ciao
Hope è nata il 27 giugno
Ha giusto 4 mesi domani
Auguri
Una buona notizia arrivata proprio ora: a bordo della nave di Save the Children-Vos Hestia-,tra i tanti salvati,
è nata una bambina che hanno chiamato HOPE.
Certo tensione e gioia ma è Hope
Il dolore indicibile dei bambini…Nessuno ne parla, dei bambini offesi, maltrattati, lasciati soli. Ovviamente non contano niente per il potere, e anche dentro la famiglia sono spesso invisibili agli occhi di adulti che hanno perso qualsiasi capacità di sentire.
Anna era poco più che una bambina. Occorre concepire risposte che siano all’altezza dell’affronto.
Carmen non credi che gia’questo spazio possa essere un caffè letterario ?Per me lo è anzi,qualcosa di più , forse.Erri è un padrone di casa molto ospitale,lo vediamo tutte le settimane.Per finire con Wallace
-….il nostro infinito e impossibile percorso verso casa in realtà è già casa-
Caro Est-Ovest, lo credo sì, ma che bello sarebbe guardarsi negli occhi, sentire l’odore del caffè e il profumo della carta, poter salutare Erri ogni settimana con una stretta di mano, abbracciare, giocare con la piccola Hope, di cui leggo questa mattina dalle vostre righe.
Ma in fondo hai ragione tu, questo posto è di più di un caffè letterario, mi sembra di sentirci il mare, le voci, i colpi di tosse, la voglia di esistere ed è perfetto perché senza luogo fisico né coordinate temporali.
Grazie per il pensiero di Wallace. Non si finisce mai di imparare
Trovo affascinanti, perché per certi versi quasi onirici, i commenti che leggo agli articoli di questa Fondazione. Hanno un potere di suggestione denso, che fa stazione sulla pelle, prima di passare dagli occhi alla mente. Non conosco nessuno di voi, e me ne rammarico. Immagino un bel caffè, di quelli letterari che non esistono più, dove tutti noi siamo seduti allo stesso tavolo a parlare, invece di scrivere. L’ascolto umano e degli umani resta una delle opportunità migliori che la vita ci riserva.
A volte i luoghi comuni sono profezie che si autoavverano.Le stagioni non sono più quelle di una volta-è vero-.Ma le foglie gialle per terra mi dicono che è autunno con la sua nebbiolina molle.
Poi penso a Kafka
Due possibilità: farsi infinitamente piccoli,o esserlo.
La seconda è compimento,dunque inerzia,La prima è inizio,dunque azione.
Valeria è colpa tua se si può anche solo pensare una cosa così stupida (sulla colpa intendo)
…Dunque Kafka, il quale considera una forma di idolatria il terrore della responsabilità per le cose in quanto tale responsabilità sembrò tanto enorme che non si osò addossarla ad un unico Ente ma venne attribuita ad ogni cosa la responsabilità di se stessa e alle cose una relativa responsabilità per lo stesso uomo, in un rapporto di consequenzialità senza fine…
Ancora Kafka, che avrebbe consigliato di persona allo scugnizzo che in sè avanzava contro il passato, inesorabile, rifiutando di perdere il momento propizio all’azione, cioè essere davvero, e di identificarsi con l’aggressore in un pericoloso idillio, ovvero un vuoto spacciato per futuro (ma leggasi balla pazzesca!) :
[…] Se ti vengono accollate tutte le responsabilità, puoi approfittare del momento e lasciarti opprimere dal loro peso; ma se invece tenti di sopportarle, vedrai che non ti è stato accollato un bel niente, ma che quella responsabilità sei tu stesso […]
Ne vuoi ancora?! Ma pensaci, ma no, ma sì…
“Due compiti per chi inizia la vita: restringi sempre più la tua cerchia e controlla di continuo se, per caso, tu non ti nasconda in qualche parte al di là del tuo limite.”
GRANDE KAFKA!!!
… Pensavo che la memoria selettiva può aprire varchi di fuga. Un bambino senza l’adulto fa uso di questo meccanismo di difesa per sopravvivere. Un adulto senza il bambino non sa di essere stato felice.
Scusami, Erri…
Non vedo come un adulto in miniatura possa invitare un orso a giocare a mosca cieca e poi a fare tardi in salotto davanti ad un bicchierino di miele…
Così inconciliabili sono gli adulti con i ricordi e pure i nascondigli.
La bella foto mi fa venire in mente,strana
associazione,Caravaggio-Le sette opere di misericordia-Napoli città di contraddizione per eccellenza
Ascoltando Sidun.De Andrè
Ai bambini morti che non potranno ascoltarla.
Alla loro piccola morte .
Pura sopravvivenza
Le giornate a perdere non gettare via, non contare il tempo.Ascolta musica ,leggi una poesia,sgrana i tuoi momenti .Sono infiniti.Leggi a uno a uno i visi che conosci,la domanda inespressa che ,ormai,non possono più fare-(chiedi anche a te stessa qual è la tua inattesa).Poi lasciali andare,nel pulviscolo dell’ora è scesa sera ,è quasi notte ormai.
[…] Tu sai tutti i segreti,
come il sole:
potresti far fiorire
i gerani e la zagara selvaggia
sul fondo delle cave
di pietra, delle prigioni
leggendarie. […]
Antonia Pozzi ci dice che non serve nascondersi…
-neppure un passero cade senza il padre-
questo non mi consola,pero’mi fa pensare
Viviamo nei cumuli filamentosi di tempi balbettanti e rissosi.Tempi in cui si vuol fermare il tempo e tornare al-piccolo noi-.Questo mi fa rabbrividire.Ovunque.
Dal Veneto alla Catalogna spirito catalogante .
Vien voglia del colpo di spugna. Le parole vanno pesate, solo allora posate una ad una.
Il nostro mare colore del vino-cimitero marino
i bambini sono l’anello debole, ma come gli anelli hanno la bellezza perfetta di un cerchio, infinita. Sono deboli perché indifesi ma la loro resistenza è sovrumana. Per imparare da loro bisogna chinarsi e inchinarsi, guardare il mondo dalla loro altezza. Tutta la vita proviamo a tornare a quell’età, e se in vecchiaia – si dice – si diventa saggi, è perché si ritorna bambini. Si perdono capelli, denti, e inutili smanie di prevaricazione.
Non so dove ho letto che anticamente, i bambini venivano scambiati come piccoli uomini cattivi, e perciò perseguitati. Ma non bisogna andare molto lontano nel tempo, per vedere come l’infanzia sia maltrattata… vero? In ogni tempo, l’infanzia non se l’è vista bene… tu parli dei bambini di Napoli ( ne hai parlato tanto, del fatto che mentre eri piccolo a te era riservata un’altra condizione , di rispetto, in confronto alla massa urlante e scalza dei vicoli); E ancora citi i viandanti dei gommoni e dei galleggianti di fortuna, che sono soffiati da venti benedetti per finire su qualche barca salvifica. Ma in entrambe i casi ti dimentichi di dire che… sono tra i fortunati. Fortunati s’intende: nonostante il nonostante! Abbiamo situazioni di morti per fame ( ci sono ancora bambini che muoiono di quello… alla faccia dell’evoluzione umana ), lavori minorili che non vengono monitorati per il semplice fatto che gli Stati permettono… E che dire di quelli che sguazzano nelle miniere di Coltan (materiale per cellulari), o di quelli nelle discariche di telefonini per il recupero di materiale di reimpiego… potrei continuare la lista, ma tanto chi legge sa già di cosa parlo, n’est pas? (Sei appena stato in Indonesia… lo sai che migliaia di bambini vengono sfruttati nelle coltivazioni di tabacco…?). Ed è così in tutto il mondo. Il sunto è che , come specie, abbiamo tanta di quella strada da fare per rispettare i nostri figli che forse converrebbe tornare indietro di qualche annetto per andare a vedere il nodo da cui è partita la distorsione dei nostri intenti su di loro… perché se era normale negli anni ’60 che i bambini andassero scalzi per le città per conservare le scarpe della domenica, non è più normale che arrivino figli su gommoni, o che li si lasci morire di fame e malattie nei campi di capitalismo dove la pietà umana ha trovato tomba. Tvb <3
Un libro da rileggere
I fratelli Karamazov
Toccante e intelligente da un atleta che è riuscito a scavalcare tanti di quegli ostacoli
L’infanzia è una conquista recente,
fino a poco tempo fa,una terra inesistente.
Cosa dire ai bambini sui barconi?
Forse,ma solo forse,dire con dolcezza
-dai l’attimo al giorno che fugge ,il tempo
è fatto di ore diverse,cerca lo spazio che c’è
nelle attese,è negli interstizi che si nasconde il futuro dove in apparenza non c’è nulla di nuovo-
Ogni giorno, senza saperlo,giochiamo a scacchi.
Altri dovrebbero essere i giochi dei bambini
Forse cambia la madre: non è più la strada. Cambia il mare: solcano mari in cui io non avevo mai nuotato. Non vedo il padre.
Ancora adesso anch’io vedendo guardo ma non vedo, udendo sento ma non ascolto, ma confido nella mia radice per poter intendere con il cuore.