San Silvestro è l’ultimo del calendario. Oggi è diventato una specie di santo protettore del cenone di capodanno. Fu invece un papa e fu contemporaneo di Costantino, l’imperatore romano che rese il Cristianesimo religione di Stato. La Chiesa passava bruscamente dalla clandestinità al governo.
Succede continuamente nella storia che un movimento sia prima perseguitato e poi assuma il potere. La notte di San Silvestro è giustamente il simbolo della fine di un tempo e l’inaugurazione di uno nuovo e contrario.
Non so Napoli a che punto sia di questo transito. So che ha voluto darsi un sindaco opposto a quello previsto dalle direzioni dei partiti. So che ha scelto un magistrato. Da noi, paese ufficialmente iscritto al primato dei più corrotti d’ Europa, i magistrati si sono trovati a rappresentare una pubblica urgenza di onestà. Dovrebbe essere la premessa di una vocazione politica, invece è l’eccezione. Ecco che a Napoli l’ esigenza di onestà è passata dalla clandestinità al governo. E’ un passaggio cruciale che non è sottolineato a sufficienza.
Napoli è uno dei luoghi leggendari del mondo. Le sue notizie scavalcano frontiere, diventano mito e diffamazione, mischiano il magnifico e l’ atroce, la spazzatura e l’ arte. Quello che qui succede rimbomba ai quattro angoli del vento. Sua notizia all’ordine del giorno è che questo luogo ha dichiarato un bisogno famelico di onestà. Perciò deve squillare con tamburi e trombe la scommessa di sospendere la pubblica manbassa, di sforbiciare le grinfie sulla città.
Questo è San Silvestro, un rito di passaggio da celebrare con fuochi d’ artificio e pubblica allegria. Ma si deve sapere che la nostra allegria non è la baldoria di una notte, ma un programma di risanamento. L’allegria di scambiarsi il buongiorno ogni mattina, e un sorriso, e una battuta, e la prontezza di una mano offerta e di una porta aperta, la caparbia tenuta della parola famiglia, malgrado tutto l’andazzo alla malora.
L’ allegria di Napoli viene dal sottosuolo delle pene, come la bellezza del golfo emerge da eruzioni e terremoti. L’ allegria di Napoli è l’ energia pulita che non rientra in nessuna balorda statistica di benessere compilata da chi prende la nebbia per rugiada e non sa neanche cos’è il mare. L’ allegria di Napoli è la nostra caloria gratuita che si rinnova per contatto, per urto, per sfioramento e attrito.
E ora qui vi saluto da lontano. Alzo un brindisi alla mia città di origine e di oriente con i versi del nostro poeta Ernesto Murolo :
E io canto : qui fu Napoli,
nisciuno è meglio ‘e me,
dimmane penzo ai diebbete,
stasera so nu ‘rre.