Venticinque anni fa la breccia in un bastione divisorio spalancava la porta dell’Europa orientale. Quando si parla di crollo del muro di Berlino si usa un’espressione imprecisa: non crollò, non ci fu cedimento strutturale, ma la demolizione di un manufatto scaduto.
Ho fatto il mestiere di muratore,per molti anni ho buttato giù muri: hanno di buono il momento in cui non servono più. Bello è abbattere una parete divisoria, sgomberare il posto di guardia di un confine annullato. Della nuova Europa amo soltanto la fine delle frontiere interne. Amo la sua parola: unione.
I muri hanno due facce e due scopi: uno serve a difendere contro l’esterno, l’altro serve a tenere chiusi dentro, è perciò rivolto contro l’interno. Il ventesimo è stato il secolo più carcerario della storia umana. La mia generazione, l’ultima sinistra rivoluzionaria d’occidente, è stata la più imprigionata per motivi politici della storia d’Italia, battendo largamente il record di quella imprigionata durante il fascismo. I muri del ventesimo secolo sono serviti a rinchiudere. Fotografia in prigione.
Venticinque anni fa a Berlino fu demolito il muro di una diga. Dalla prima breccia si versò, in una sera di autunno, una folla, una corrente in piena verso la metà proibita della stessa città. Bastarono pochi metri a congiungere. Quella notte la Germania uscì alla spicciolata dall’ultima conseguenza della guerra perduta quarantaquattro anni prima.
Venticinque anni fa la parte orientale di un mondo antagonista, suddiviso in due, ruppe le dighe e le righe. Polonia, Ungheria, Germania est: l’Europa orientale smontava serrature e catenacci. In Romania, tra gli slavi latini, il dittatore e sua moglie subirono processo sommario e immediata fucilazione.
Ho poi frequentato negli anni novanta da autista di convogli di aiuti la guerra degli slavi del sud, liberi di distruggersi a vicenda appena tolto il vincolo di unione. Ho visto le distese del filo spinato, moltiplicare frontiere, minare frutteti, sventrare cimiteri, demolire luoghi di preghiera, cancellare dalle anagrafi i nomi, uno dell’altro. Risorgevano i muri in Europa all’indomani della demolizione di quello di Berlino. E’ questa anche oggi l’ età della pietra artificiale, del cemento armato fino ai denti per dividere.
Da ex muratore mi conforta di un muro solamente il suo abbattimento. Da praticante di montagne apprezzo chi sale quelle di confine, a smentita che servano a dividere.
(Foto di Paola Porrini Bisson)
Sono stato a Berlino emigrante negli anni Settanta, ho visto quel muro tagliare palazzi, fiume e strade… bravo Erri De Luca, è stato tutto tranne un crollo…
I muri hanno due scopi…Un possibile terzo: disegnarci sopra…
Bellissimo articolo Erri. Certe cose non le dice più nessuno. Valentino