Visto da Oriente è un pugno alzato a salutare il cielo. Ci sono salito a mani e piedi in varie occasioni, anche di recente. Il Gran Sasso è una calamita, attira gli occhi alla sua sommità, appena spunta da uno scorcio lontano.
Al Corno Grande si sale anche solo a piedi, senza scalare, io preferisco arrivarci con gli appigli da versanti più ripidi.
In autunno lassù c’è più intimità. La pietra asciutta aspetta la prima neve, ha i pori aperti e le dita la sentono più ruvida e più facile alla presa. Il largo di orizzonte dalla cima manca di vento, i gracchi si appoggiano allora alle correnti ascensionali.
Alla base la montagna è traforata dall’autostrada e dalle gallerie. Nei suoi cunicoli la Fisica Nucleare studia il pulviscolo della materia. Là sotto si esercita il dominio del suolo da parte dell’opera umana e dei suoi macchinari. Allora salire sul Gran Sasso è anche un atto di riparazione, la visita di chi impiega le sue forze e nient’altro per toccargli le nocche del suo pugno alzato.
Amatrice è ancora accampamento di macerie, la zona rossa presidiata da divise militari. Esiste una sezione del CAI (Club Alpino Italiano), composta da persone di provata prontezza di soccorso. Il suo presidente mi fa vedere uno spiazzo recintato, ingombro di pietrame sfasciato dove una ruspa si aggira solitaria. Qui sorgerà la Casa della Montagna, dice. Amatrice senza case sceglie di farne una dedicata alla montagna. Una comunità ferita ha bisogno di riamare con forza il proprio luogo, di rilegarsi alla sua storia e alla sua geografia. Le montagne sono le sue spalle larghe, lavorate da sentieri, da pascoli, da boschi ai quali attingere legname.
Bene fa la comunità di Amatrice a costruire la Casa della Montagna. Vedo il progetto, mi sembra a forma di cardo, avrà libri, guide, film, una palestra per esercitarsi alla scalata.
Al contrario dell’immagine di sbarramento suggerita da chi non la conosce e la vede da lontano, la montagna unisce l’alto e il basso, il prima e il dopo.
Erri
Una comunità come tante decimata da un sussulto della terra.
Dolore orrore spaesamento.-La Casa della Montagna- luogo d’incontro
tra chi è rimasto e chi viene da fuori,lo straniero che porta un saluto e
un aiuto.Con la cultura si mangia,senza ci si sbrana.Che questo luogo
sia come questo spazio,dove ci si incontra senza TEMERE le differenze.
Casa della Montagna-Buon seme.
nico-tina a 4nico-tina
hai ragione a non disperare,anche ,e tu lo sai
c’è chi per vincere si giocherebbe la madre.
_cosa ch’è felice,cade_
Decima Elegia dell’immenso Rilke
ultima riga.
atleti della sopravvivenza? no- della vita
La strada ovviamente …..e il cadere
Lenta cresce la disperazione-la srada più veloce verso la follia.
Ti piomba addosso la responsabilità- cammino acre verso la realtà.
Solo lo strambo zigzagare saltellando – ti conduce verso la felicità
Ma solo la gioia ci rende pienamente umani -sfrattando la noia
No. È il dolore che ci rende umani. Il proprio come la condivisione di quello altrui.
E la memoria non schiavizza, è “presenza di persone, luoghi, emozioni che vengono a trovarti”, parole di un grande poeta…
La memoria rende più umani
ma schiavi di se stessi.
Liberarsi a piccoli passi
con dolcezza
e un certo criterio
Succhiare la polpa
e sputare il nocciolo.
Non può mettere radici
dentro di noi
guardo le foto di Aleppo.
natura e storia: la stessa ferocia.
E’ UN MONDO DI RUGIADA EPPURE EPPURE
Osservando la foto, rileggendo le parole di Erri ripenso ai versi di Wisława Szymborska:
“Mangio cielo, evacuo cielo. Sono una trappola in trappola,
un abitante abitato, un abbraccio abbracciato,
una domanda in risposta a una domanda.
La divisione in cielo e terra non è il modo appropriato
di pensare a questa totalità.
Permette solo di sopravvivere a un indirizzo più esatto, più facile da trovare, se dovessero cercarmi.
Miei segni particolari:incanto e disperazione.”
I poeti sanno.
Le donne di più.
vivere poeticamente il mondo
esserci quando tutto scorre
nord-sud-est-ovest
lo facciamo tutti,ma solo i poeti lo sanno dire con parole di luce e di ombre
E.Dickinson
Dì tutta la verità ma dilla obliqua-
il successo è nel cerchio-
debole gioia
la superba sorpresa del vero-
Come il lampo è accettato dal bambino
se con dolci parole lo si attenua-
così la verità può gradualmente
illuminare-altrimenti ci acceca-
mi ricorda,in modo obliquo,la troppa luce della follia di Nietzsche.Così,pensieri sparsi,pensieri tra anime sconosciute che si rincorrono.
Erri sembri il digiunatore di K.ha ragione Tappino Torinese.piuttosto gioca a scacchi.
vogliamo continuare a leggerti ogni settimana,in tanti .un abbraccio,comunque.
in pochi sanno dare alle parole il peso che hanno.
Casa POUND casa chiusa mefitica
Casa della Montagna un posto in cui mi piacerebbe andare
viene in mente PIER PAOLO PASOLINI
forse voleva semplicemente amare
Rilke
Nella parabola del figliol prodigo mi ostino a ravvisar la leggenda di colui che non voleva essere amato
auguri agli abitanti di Amatrice che vogliono tornare ad abitare le loro radici ,che la -Casa della montagna-possa accoglierli,per qualche ora ,almeno.
A tutti quelli che non torneranno l’augurio di poter seguire i propri desideri da qualche altra parte.Anche la natura si stanca,a volte brutalmente,e così
stancamente continua il suo canto.Noi umani non saremo mai in grado di capirlo,nonostante il nostro genio.La terra chiede il suo riposo ,aspettando il suo sposo.Noi umani meravigliosi e stupidi,meravigliosamente stupidi
A Stefano Boeri che ha capito l’importanza di un luogo d’incontro,tra le rovine.
Per ricominciare
D’ogni nostro possesso (progetto),benchè nostro,
conviene sempre far nuova provvista
tenendo conto di quante
sono le dimensioni del possibile
E. Dickinson
c’è un pugno alzato di troppo……..forse visto da oriente il progetto di Stefano Boeri ti sembra troppo un cardo?
e soprattutto_nessuna passione spenta_
alla casa della montagna dedico:il concerto KV466 di Mozart.
Come in una perfetta proporzione, Erri sta alla montagna come la poesia all’essere umano.
Quelle cime sono il giusto luogo fisico della sua letteratura asciutta, corposa, che si ferma sempre l’attimo prima di strafare.
Eppure, la grazia è il suo essere uno scrittore completamente calato nel suo tempo, non l’eremita che si isola dal mondo a sparlare dell’infinitamente grande, ma l’uomo, il cittadino, la persona che fa cronaca, si sporca le mani, dice le cose come stanno, mettendoci la faccia, esponendosi, mischiandosi all’infinitamente piccolo.
Uno dei miei sogni, provare ad iniziare. Lo farei solo se potessi condividere con lui il mio primo passo su una parete.
Sarà, ma io mica sono così tanto contenta di questo entusiasmo per l’alpinismo… ( ma non puoi giocare a scacchi? :-/ ). Nonostante abbia il sorriso delle Alpi davanti al naso da sempre, fin da piccola ho detestato la montagna, perché non avendo mai l’attrezzatura giusta contro il freddo o la neve molte volte si organizzavano, proprio in inverno, gite in montagna da eroi ,con escursioni familiari alla Fantozzi; risultato: ancora mi ricordo i geloni a mani e piedi. Per molto tempo non siamo state amiche per niente, io e la montagna… ma non è mai stata colpa sua; m’è rimasta un’impressione sbagliata e traumatizzata dal freddo. Ho conosciuto così la sua imponenza, perché la montagna impone un adeguamento comportamentale che va rispettato, (O ci vai attrezzato o statt a casa). In seguito m’è risultata antipatica per altre ragioni… d’inverno è roba per ricchi se devi sciare, per chi deve scalare, e figuriamoci se ci devi fare la settimana bianca! (Col mare non è così… il mare è più democratico per chi è poco ‘equipaggiato’). Ancora oggi per me (nonostante nel frattempo mi sia un po’ attrezzata 🙂 e abbia fatto escursioni meno fantozziane ), gita in montagna vuol dire passeggiata nel bosco d’ estate con ruscello; o ciglio d’autunno dorato, quando per colori e vento non vorresti essere da nessun altra parte; castagne e funghetti. Ma viverci? No, non credo, beati quelli che ci sono nati, che se la sanno godere anche nelle splendidi notti d’inverno ; e che la sanno affrontare senza le vertigini che prendono a me, che davvero mi impediscono di immaginarti ancora appeso come un salame con uno strapiombo alle spalle! ( Rilancio sui giochi da tavolo… che ne dici della briscola? Il biliardo?) .Pur non potendomi sempre permettere questa bellezza per tanti motivi (vertigini e freddo ancora in testa), auguro a coloro che costruiscono e ricostruiscono in montagna, ad Amatrice come in altre zone, di realizzare e viversi le più belle ‘Case della Montagna’ del mondo. E quand’è pronta , promesso: mi faccio una passeggiata fino in cima per venire a brindare con loro, qualsiasi tempo faccia. E tu mi farai da guida! Ciao Poeta <3 😀
Anch’io nelle giornate limpide ho il sorriso delle Alpi, e in montagna ci andavo sin da piccola, sempre solo d’estate, magari in groppa a mio padre, o in grembo a mia madre sulle seggiovie. Ero coccolata dal nonno e dai cugini più grandi. Quelle, erano ferie!
Poi il pediatra ha sentenziato che la mia asma bronchiale richiedeva iodio, e per alcune estati sono finita in una colonia marina. L’ho vissuta come un’ingiusta punizione.
Gioie e delusioni dell’infanzia te le porto dentro anche se te ne fai una ragione.
Ormai non arrampico più, ho imparato ad apprezzare il mare. Immersa in acqua, guardo l’entroterra ligure e sogno le mie Montagne.
Gran Sasso come grande pietra,come punto fermo.
Casa della montagna magnete da cui ricominciare,faticosamente
anche le parole sono pietre per costruire se le ripariamo dal rancore.
Emily Dickinson
Una parola è morta
quando è pronunciata,
così dice qualcuno.
Io dico invece
che incomincia a vivere
proprio quel giorno
Amatrice.I morti non tornano e si pensa
Sempre ci pentiremo e sempre troppo tardi
-anche se solo per metterci una pezza-
della parola che abbiam tenuta in bocca
della mano che abbiamo messo in tasca
del passo non compiuto e forse…bastava così poco.
Eppure…..parola che mi piace ,avversativa,
sì,ma sa aggiungere al discorso che ormai
sembrava chiuso,una qualche novità
nel luogo disprezzato dell’impossibilità
Il piano superiore e il piano inferiore di questo post sono stati ri-parati, congiunti, grazie ad una lettura, come una scalata, dalla quale è possibile osservare per intero il colosso dalle sembianze umane… Gli cammino sul naso, mi accerto che sorrida e poi ridiscendono velocemente.
In basso la radice, la capacità di percepire, che è stata compromessa da un “cataclisma”, e da cui ricominciare per riconciliarsi: riparare se stesso includendo in maniera permanente la parte inabile.
Ancora una volta nelle tue parole le montagne si vestono di una umanità struggente. Ancora una volta mi regalano la nostalgia del tempo in cui le praticavo. Nessun commento potrà competere con questa pagina di poesia sublime.
Amo gli amanti
Amo i vecchi amanti bambini
Oriente.Gran Sasso.Corno Grande.Amatrice.Casa della montagna.I nomi leniscono ferite mentre costruiscono mondi.Nel frattempo esserci,coi piedi per terra,ora e qui.Assaporare la vita ora per ora, saper ridere ancora.
Non è poca cosa.Quando c’è la salute.
continuamente cercare la parola giusta,
lezione testarda dello scrittore e,
in un certo modo, anche dello scalatore
perchè le pietre sono parole.
Per le mani.
basta uno sbadiglio della terra
e siamo tutti giù per terra
ma sapremo ricostruire,
ricucire la ferita nei giorni,
negli anni a venire.forse….
dici bene-la montagna unisce l’alto e il basso,il primo e il dopo.