Ho già ricordato l’occasione di aver assistito a Napoli, Riviera di Chiaia, al passaggio di una manifestazione a sostegno del Vietnam. Annata ‘66 o 67, camminavo sul marciapiede e qualcuno dall’interno del corteo mi fece segno di entrare. Presi l’invito per un ordine. Scesi il gradino e mi trovai dentro la storia del 1900. 

A quel tempo le manifestazioni contro la guerra si facevano sotto le sedi diplomatiche delle nazioni responsabili di invasione.

Davanti al consolato americano i colpi di manganello della polizia mi confermarono l’appartenenza.

Mi iscrissi alla federazione giovanile del PCI, che aveva indetto quella manifestazione. Imparai i nomi delle località coinvolte: Hanoi, Saigon, Dien Bien Phu, il delta del Mekong.

Gli avvenimenti dell’epoca mi hanno dato la prima lezione di geografia applicata.

La più recente l’imparo dall’Ucraina.

Conoscevo nomi di suoi luoghi dalle pagine della monumentale opera di Vassilij Grossman, Vita e Destino. Nell’anno di guerra visto dal furgone ho ripassato quelle righe ricalcandole sotto le ruote dei viaggi.

La storia per me non è magistra vitae, non insegna nulla alle generazioni successive che ritornano sulla pratica delle guerre, come il cane al suo vomito.

La storia però mi insegna la geografia.