Il mare è un’antica via del mondo. La specie umana ha conosciuto il pianeta navigando. Le montagne no, stanno a sbarramento, divisione, arrocco. I popoli che ne hanno abitato le valli, le pendici, hanno lasciato in pace le cime. Lassù si azzardava il bracconiere a guadagnarsi la preda. Solo nell’ultimo paio di secoli è iniziata l’esplorazione e l’ invasione alpina.
Vado in montagna per entusiasmo. Dove smette la vegetazione e s’innalza solo il regno minerale, la mia ragione di proseguire è la bellezza. Spesso l’umanità ha progredito spinta dalla meraviglia. La sua scienza più antica è perciò l’ astronomia.
Vado a scalare montagne per ammirazione. Dove c’è bisogno di usare anche le mani per guadagnare altezza, lì c’è il primo grado della scala di difficoltà. Più s’impenna la roccia, più sale il grado, fino alla scalata su strapiombo. Salgo pareti in compagnia e da solo, con gli scarponi e con le scarpette, con i sandali e scalzo. Non per tentare il brivido di Mosè, la prima volta sul Sinai, quando sentì l’ordine di cavarsi i sandali in nome della santità del luogo. Scalzo perchè qualche volta i piedi implorano la libertà.
Non ho scopo, la cima è solo un punto di passaggio,il mio piacere consiste nell’issarmi sfruttando appigli in punta di dita, allargando il vuoto. Non posso ammansirlo, non si fa domestico con l’uso, resta una bocca di pozzo spalancato.
Conosco chi scala senza corda nè altra protezione, senza poter commettere un errore, senza margine se un appiglio cede. E’ una nudità offerta alla materia e al vento, l’esercizio di uno svuotamento. In quella condizione si cancella due volte la particella “se”. Il primo se, il se stesso, viene assorbito dalla macchina semplice del corpo, che esegue e basta, strisciando verso l’alto, gli occhi finiti sull’ultima falange a tastare l’appiglio successivo. I quattro punti di appoggio,mani e piedi seguono uno spartito. E’svuotamento raggiunto a volte dal musicista, lui e il suo strumento insieme diventano la musica.
Il secondo “se” che si cancella è quello delle ipotesi: se si stacca la presa, se mi blocco, se succede questo o quest’altro, se,se,se. Scompaiono per assenza di alternative. Esiste solo il metro successivo, la sequenza di gesti che deve percorrerlo.
Il respiro deve diventare un’onda. A volte, senza vento a sovrastarlo, sento nel petto la risacca del mare.
La montagna è una frontiera ostile, non è un campo giochi, non è lì per accogliere. In natura la bellezza ha un controvalore in forza distruttiva. Vengo da una città che ha per meraviglia e per catastrofe un vulcano. La montagna è pericolosa. Nessuna esperienza, cautela, attrezzatura garantisce l’incolumità a chi la frequenta. Ci si va con un lasciapassare provvisorio. Può cambiare faccia e condizioni alla svelta e allora serve l’arte della fuga. Delle molte vite distrutte in montagna, la gran parte è composta da persone esperte, capaci di valutare il rischio volontario. Uno per tutti, l’amico Giuliano De Marchi, alpinista di riconosciuto valore, salito sulle montagne del
mondo e morto su una vicina a casa, l’Antelao, un giorno d’ inverno. Sono salito in cerca del punto in cui è sbattuto. Nel canale di rocce resta niente del suo passaggio.
Penso che sarà così di tutti noi.
(Foto di Carlos De La Fuente)
Lo scalatore non lascia traccia ma il poeta eccome! E pensieri come “epidermide contro epidermide” diventan montagne. Adriana
Notte. La morte è destino che il povero e il re condividono è l’unico comunismo che la natura ci concede, lei crudele e matrigna ci ha creati per esistere un secondo in un Universo che vive anche senza di noi. Ma il nulla è meglio del niente. Così nei secoli eroi, furfanti saltimbanchi, schiave e regine recitano la loro parte sul palcoscenico dell’esistenza e poi il nulla. Forse è banale sperarlo ma tutto quello che c’è in noi rimane nel ricordo di chi ci amato
forse per un solo momento ma basta a non essere niente.
“…sento nel petto la risacca del mare…”. Mare/tiene mani/dappertutto.
Sì, la vita non è che un fruscio, il battito delle ali della farfalla, il respiro dell’amante sul collo. La vita è un attimo.
il passaggio su
l vuoto e i se si levano come terra in vista anche se sono miraggi