Amo i musei della terra, quelli a cieli aperti.
In quelli fatti a scale e corridoi, con l’eccellenza delle arti umane, mi trovo schiacciato e ne esco stordito. Forse è il giusto effetto, ma non lo preferisco.
Più volentieri visito le meraviglie del pianeta. Mi sono avvicinato alle più colossali montagne, senza peso sulle loro superfici che continuano a salire verso l’alto sotto spinta di immense forze sotterranee.
Sono stato sui vulcani più elevati, per omaggio a quello del mio golfo di nascita. Ho visto i più sgomberi cieli.
Di recente ho compiuto un pellegrinaggio alle sequoie, gli alberi più solenni della terra.
Ho imparato che il fuoco li fortifica e la neve li nutre. Il fulmine che li abbatte lascia spazio alle radici successive.
Con la testa buttata all’indietro per vedere la cima inzuppata come un biscotto nelle nuvole, ho avvertito la profondità sotto di me, la vastità delle diramazioni nella crosta terrestre, frenetica di vita e di elementi.
Sotto l’immensità dei tronchi ho sentito di stare alla loro metà, sopra l’equivalente della loro presa sottoterra.
Ho visto il minuscolo seme di sequoia, simile a quello che dà principio alla vita umana. Quel seme conteneva le altezze e le vertigini.
C’era molta neve ancora sui duemila metri e pochi visitatori.
I pellegrinaggi al museo del mondo hanno bisogno della complicità dei venti, spazzini delle nuvole.
Poi d’improvviso, solo in cima a una piccola altura, sono stato imbozzolato in una densa nebbia e ho cominciato la discesa che arriva fino in fondo a queste righe.
“fino in fondo a queste righe” ….e fino in fondo alla nostra anima…
Penso alla Szymborska in raccoglimento davanti a-La lattaia- di Vermeer.Forse ha ragione
-Il mondo non merita
la fine del mondo-
FORSE ANCHE SE IL MONDO SEMBRA PIù CHE MAI FUORI DAI BINARI.
un libro da leggere
-Il triangolo vizioso.Tiranni,terroristi e l’Occidente-di I.El Baghdadi.
Poi cercare-L’infelicità araba-di S.Kassir e continuare, pur nello stordimento ,a pensare
Non limitarti a galleggiare, scendi verso il fondo
anche a rischio di annegare.
Sorridi di questa umanità che si aggroviglia su se stessa
e cedi la strada agli alberi.
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La prima volta non fu quando ci spogliammo
ma qualche giorno prima,
mentre parlavi sotto un albero.
Sentivo zone lontane del mio corpo
che tornavano a casa.
Franco Arminio
e ancora Francesco Merlo
E invece Lucano non era un fuorilegge per bene costretto al delitto dalla bontà e dalla giustizia del Vangelo………..
Da leggere
bellissimo su Repubblica Francesco Merlo- Riace abolita dai giudici
-Questo sindaco della pietà ha rovesciato con la fierezza il più potente degli stereotipi calabresi,quello della mortificazione,e ha saputo aspettare.———-
Mi disse Lucano-Non vogliono me,vogliono Riace.Vogliono cancellare la storia d’accoglienza di questo paese e farlo scomparire dentro la sua geografia,in fondo alla montagna calabrese-
Da leggere
L o scandalo dell’odio lo scandalo dell’ignoranza lo scandalo del malgoverno portano a TORRE MURA
Saremo cittadini-spettatori di quello che sta succedendo?L’Italia non è più neanche un paese per vecchi,
sta diventando un deserto con truppe cammellate,un posto inabitabile e inospitale per quasi tutti.Poveri ragazzi…..
Due belle parole:integrazione -interazione.
GRAZIE MIMMO LUCANO PER AVERCI INDICATO LA STRADA DA SEGUIRE
Torre Maura -Roma.No-Questa volta non andremo in montagna a cercare quel po’ di umanità che si è persa.
Questa Italia comincia a farmi paura come se settanta anni fossero passati senza lasciar traccia,senza soluzione di continuità.
Continua lo scandalo delle differenze.Neri ebrei zingari.Posso porgere la mia guancia a chi mi offende,non quella di un bambino o di una donna inerme
Su una sequoia, a Reggio Emilia.
Buon ascolto. https://www.youtube.com/watch?v=__9atKWrQU4
C’è qualcuno che, pur attratto dalle radici, ricorda ancora che una sequoia sia… “l’invisibile, l’immanente destino di un seme materiale”. Non ci avevo ancora pensato, ma è possibile aprire un dialogo con se stessi a partire da una “negoziazione” con il mondo intorno: si può scegliere di non rimanere schiacciato dalle emozioni, invece di scendere a compromessi con esse. È “la santa fuga del prigioniero” secondo Nietzsche, da non confondere con la diserzione del guerriero. È la fuga dalla propria degradazione a fenomeno sociale e la battaglia contro i “draghi” per distruggerli, non per lasciarsi contaminare. E distogliendo lo sguardo da se stesso, “parla comunque alla massa”: c’è ancora qualcuno che, contemplando una sequoia, afferma il dialogo con il divino e, distogliendo energie individuali eccedenti, le convoglia in nuove forme che hanno un senso e valore collettivo. Quelle parole, in discesa in quelle pagine, come l’acqua di un fiume in una diga di una centrale idroelettrica.
Ed io sto infondo commentando un’opera umana, per dare un senso e nuova forma a quello che ho imparato indulgendo ad una passione.
Poesia! È l’Erri De Luca che preferisco
Perché? Secondo te ce ne sono altri…?
Ecco, questo te lo invidio. Le sequoie… a guardare in alto le cime degli alberi è l’unico momento in cui accetto la vertigine del cielo che ti si sfascia sulla capa, come un uovo che ti fa lo shampo però . Chissà che si prova a stare accanto a fibre che hanno visto pure la guerra di Secessione americana… Il legno è strano, trascina il tempo succhiandolo da terra e cielo. Quando mi fermo a guardare un albero della mia città mi chiedo sempre di che cosa è stato testimone (soprattutto quelli della riva destra del Po; ce ne sono di talmente vecchi che avranno visto pure arrivare Annibale con gli elefanti 😀 !). Lo stesso capita quando guardo vecchi mobili o portoni, o stipiti di vecchi edifici. (Quanti soli avranno visto? A quali bombardamenti saranno scampati?). Quali mani avranno osato toccarne le fibre fresche? A quanti soldi quel legno sarà stato venduto per permettere ai falegnami di campare la famiglia… Me le immagino le foreste, come famiglie intere che si tengono per mano sotto terra, radice con radice. Non esiste un albero caduto che non influenzi la stabilità dell’altro, ci sarà un motivo… solo nel fuoco: ‘ognun per sé, Dio per tutti’. Buona passeggiata allora poeta. Tu che hai piantato alberi nel tuo giardino per dare il contributo da uno che usa carta per necessità, ti sarai sentito osservato dai fratelli lontani di quegli alberi abbattuti per costruire i tuoi libri… ma gli alberi non portano rancore, se il loro sacrificio è servito per cause giuste. Fai tesoro di quel passeggio, chissà che rumore facevano quelle foglie mentre vicino ci passava un poeta 😀 <3
-Gli emigrati W.G.Sebald
-Ho spesso l’impressione,aggiunge in un poscritto,che il ricordo sia una forma di stoltezza.Ci rende la testa pesante,ci dà le vertigini,come se non stesse guardando all’indietro
attraverso le fughe del tempo,bensì giù verso la terra da grandi altitudini,da una di quelle torri che si perdono nel cielo-
Sento tristezza in queste righe di oggi,quasi mi viene voglia di sposarti e adottare dieci bambine