In un incontro pubblico mi è stata chiesta una parola per me importante adesso.
È la riparazione. Su grande scala è ogni opera intesa a risanare un guasto fatto all’ambiente.
Sul piano personale un gesto che concilia contrasti, il salvataggio di una vita in pericolo, un sorriso di benevolenza.
Vedo le guerre, alcune da vicino. So che smettono tutte, lasciando il loro fatturato di stragi, di rovine e nessuna causa che resista dopo a giustificarle.
In montagna vedo le trincee scavate in fretta e furia poco più di un secolo fa, dove i giovani vennero armati e comandati a uccidersi tra loro sulla neve, sotto le valanghe.
Del loro assurdo e reciproco sterminio, chiamato Prima Guerra Mondiale, resta soltanto, per me, qualche libro, pagine che hanno trattenuto alcune di quelle vite e così le hanno prolungate.
Il mio ricordo di lettore nomina senza elenco “Addio alle armi”, “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, “Viaggio al termine della notte”.
La letteratura arriva dopo, prende qualche storia personale e in essa racchiude tutte le innumerevoli anonime e cancellate. In questo modo le riscatta.
Non salva, non protegge, ma di molti torti ne ripara uno.





Scrivi, della riparazione “…Sul piano personale un gesto che concilia contrasti, il salvataggio di una vita in pericolo, un sorriso di benevolenza.” – Capisco “un gesto che concilia contrasti” se sono parte attiva del contrasto, e nel sentire questo intendo smettere di contrastare, conciliante. Ma il salvataggio di una vita in pericolo? In pericolo a causa del riparante? Metto l’altro in pericolo di morte e prima che ciò accada me ne pento e riparo cercando di salvarlo? E’ chiaro che non intendi questo. Quella vita in pericolo chiede riparazione immediata, salvataggio e conforto a prescindere da chi o cosa la abbia messa in pericolo. Quindi anche il gesto che concilia contrasti non era come avevo inteso, non era contrasto agito da me. E capisco perché avevo frainteso. Per il suggerimento che mi arrivò tanti anni fa da una corrente psicoanalitica secondo la quale l’origine dell’amare nel bambino è il desiderio di riparare un danno che pensa di aver fatto, suggermento in parte confermato da chi – come Schopenhauer – considera ogni tipo di amore una forma di empatia, di compassione intesa come partecipazione immediata al dolore di qualcuno, o alla sua felicità. Dalla compassione genuina per qualcuno che soffre o è in pericolo di vita si può pensare che nasca la riparazione, e non da un senso di colpa per la crudeltà di altri, o per l’indifferenza della natura, o per l’eco di temute paure infantili. Riparazione. Capisco. In questo lungo momento di apnee per non piangere, tornare a respirare per dare una mano a riparare, per quanto possibile.