La sera del 17 marzo passavo sotto casa di J.L. Borges a Buenos Aires. Una targa sul portone ricorda che lì visse.
In mattinata ero andato con Mario alla sua tomba, nel cimitero della Recoleta. Ma Borges è sepolto a Ginevra. Mi aveva fuorviato una sua poesia dedicata appunto alla Recoleta, a pagina 1419, penultima delle sue Opere Complete (Meridiani Mondadori).
Per un po’ Mario e io abbiamo passeggiato nella sontuosa baraccopoli dei deceduti illustri, in cerca di una lapide nascosta nel cimitero di un altro continente.
Dall’ultima pagina delle sue opere complete riporto questo passo, adatto a un uomo nelle sue ultime stagioni.
Una delle divinità disse: “Da molti giorni, o da molti secoli, ci riunimmo qui per creare il Giappone e il mondo. Le acque, i pesci, i sette colori dell’arcobaleno, le generazioni delle piante e degli animali ci sono ben riuscite. Affinché tante cose non li opprimessero, demmo agli uomini la successione, il giorno plurale e la notte unica. Concedemmo loro inoltre il dono di provare alcune variazioni. L’ape va replicando alveari: l’uomo ha immaginato strumenti: l’aratro, la chiave, il caleidoscopio. Ha immaginato anche la spada e l’arte della guerra. Ha appena immaginato un’arma invisibile che può essere la fine della storia. Prima che questo fatto insensato accada, cancelliamo gli uomini”.
Sono cresciuto in un’epoca di reciproca distruzione atomica assicurata, in caso di conflitto tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Napoli, centro militare della NATO, era un annunciato bersaglio. La minaccia singola e totale non impedì l’invenzione del futuro, le numerose nascite, l’impianto di vigneti.
Oggi la minaccia è superata da una quantità di inneschi micidiali a miccia lunga: dall’effetto serra che riguarda il pianeta, all’effetto cavia che riguarda noi. Su un futuro seminato a mine non si avanza, si sta sopra il presente come foglie sul ramo.
“Che gli uomini perdurino”: così termina la pagina di Borges.
Gli allibratori di Londra raccolgono scommesse.
Erri De Luca
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ogni generazione ha al suo fianco una quantità di inneschi micidiali a miccia lunga
ogni generazione è _aria che si cambia_
ogni generazione ha il compito di raggiungere quella che viene dopo preparando
parole ponti sentieri percorribili,lasciando tracce del suo passaggio
_dopo dei tanti di prima,
e prima di quelli di dopo……..leggermente_
i poeti,spesso,lo sanno fare meglio di altri