Siccità, alluvioni, il ritmo periodico di questi fenomeni naturali è stato variamente interpretato, secondo le epoche.
Nelle scritture sacre la pioggia è una fornitura divina sottoposta a condizione che sia osservato il culto monoteista. Quando il popolo se ne distoglie tornando al politeismo e all’idolatria, i cieli diventano un coperchio di rame.
La più grave di quelle siccità, durata tre anni, è descritta nel Capitolo 17 del Primo Libro Dei Re. Viene risolta da una prodigiosa conversione di popolo, ottenuta dal profeta Eliàhu/Elia al termine di una giornata micidiale.
La relazione tra terra e cielo era intensa e consentiva riparazioni.
Anche il clima attuale oscilla tra inondazioni e siccità, ma le cause offrono spiegazioni scientifiche. Per lo sfruttamento intenso delle risorse, con l’accumulo di anidride carbonica, si surriscaldano le superfici.
Diversamente dai fenomeni narrati nelle scritture sacre, nel tempo attuale non si manifesta conversione e conseguente ripristino d’intesa tra la terra e la sua atmosfera.
Si continua con l’idolatria dei beni accaparrati, mitologie di semidei venerati per il censo, contro i quali i giovani profeti non hanno voce sufficiente a convertire.
Anche se isolati li credo ugualmente predecessori di un Eliàhu/Elia prossimo venturo, infaticabile sterminatore di idolatri.