Dopo diversi anni ripasso accanto alla Porta di Brandeburgo. Qui la storia del 1900 si è schiantata in un urto colossale.
Da un sobborgo vicino, Wannsee, sono partiti gli ordini di sterminio nei campi di annientamento. Qui si è svolta l’ultima battaglia per la resa totale e senza condizioni del nazismo.
Leggo nomi di piazze, monumenti, edifici che mi fanno rimbalzare all’indietro, al tempo in cui l’Europa dei nazionalismi consumava il suo suicidio.
Oggi l’Europa è un continente sfebbrato, con un’ulcera ai suoi bordi orientali. Per uno della mia età Berlino è ancora l’epicentro della più grande fabbrica di macerie della storia umana.
Germania Anno Zero, il film di Roberto Rossellini, ha contribuito alla mia educazione sentimentale nei confronti della parola guerra.
Berlino è la sede del prestigioso festival di cinema. Ho assistito alla proiezione del film di Olivier Assayas “Hors Du Temps” (fuori dal tempo). Una piccola comunità familiare attraversa il confinamento dell’epidemia in una casa di campagna. È un’esperienza rimasta chiusa e ammutolita in ognuno di noi.
Questo film sull’ intimità forzosa è riuscito a rappresentare anche la mia clausura solitaria di quel tempo. È stato capace di raggiungere, non solo di narrare.
In sala percepivo le condivisioni.
Su quel periodo segreto e segregato il film è passato come una carezza.