Ogni anno salgo a un’altezza su un bordo di un burrone dove sta piantato un albero di cirmolo. Appoggiato al suo tronco, sotto la sua chioma, ho scritto varie pagine.
Anche quest’anno sono salito, ma non alla sua ombra. L’ho trovato disteso sulla scarpata, metà della radice scoperchiata. Il vento dello scorso autunno che ha schiantato interi versanti di conifere, ha piegato anche il cirmolo delle mie visite.
Gli resta un braccio di radice ancora conficcato tra terreno e roccia. Se basterà, un ramo nuovo salirà dal tronco e punterà verso l’alto, a ripartire. Allora verranno alla sua chioma persone che non sono nate ancora.
Salgo montagne, mi si allarga il fiato, le gambe vanno al ritmo risaputo, che cambia secondo la pendenza. Mi sembra che procedano da sole, si alternano nel passo, capaci di memoria, mentre la testa vaga, presa alla nuca dai buffetti del vento.
Più in su le nuvole scorrazzano a forma di cavolfiori bianchi, prima di incupirsi di piombo sopra qualche cima, a scaricare l’elettricità.
Proseguendo a salire ho ricordato i versi dedicati a un albero di noce e a un contadino che ha dovuto venderlo, in una pagina di Nazim Hikmet :
“Intanto nelle nostre chiacchiere c’è la malinconia
di un noce tagliato e venduto”.
Non sta bene darsi pensiero per un albero caduto che non ho neanche piantato. Però non ho imparato ancora a governare una malinconia. È un sentimento zingaro, viene da chissà dove, accende un fuoco, si fa accompagnare da una musica.
Non ho vocazione di ministro per scacciarla dall’accampamento.
Se ne va quando vuole.
Grazie per aver dedicato il tuo pensiero e la tua malinconia ai nostri alberi.
Questa primavera alcuni di questi alberi sono germogliati, creando un bosco orizzontale e infinita tenerezza e ammirazione nel mio cuore. Non si arrendono.
La stessa commossa ammirazione provo nel leggere ogni settimana le tue riflessioni. Mi fanno bene, mi aiutano a rimanere con le radici conficcate nella mia umanità, aggrappate alla mia umanità. Grazie infinite per questi appigli.
https://video.repubblica.it/super-8/paneveggio-bach-e-il-respiro-della-foresta-devastata-dove-si-fece-la-grande-guerra/319918/320545
Grazie! Abito in altra regione e non conoscevo il video. Amo Bach e il violoncello. Grazie ancora.
… E non c’è soluzione per la malinconia. Se solo si potesse portare un germoglio con sé per tentare un inserimento, un improbabile cambiamento nella cromatura dei colori del paesaggio che fa da cornice all’inizio del pellegrinaggio verso il burrone… Un percorso al contrario che conduca ogni mattina dell’anno presso le nuove radici… Perdonami, sono consigli non richiesti. Come ogni sentimento, la malinconia ha in sé il suo rimedio. È una delle tante tonalità con cui la nostalgia, ultimamente sempre più insistente, intinge i tuoi post. Ho raccolto cuori di bue, questa estate.
Come ti capisco. Nel posto dove andiamo sempre in montagna c’è un bosco e in quel bosco un posto speciale, segnato da due alberi che conosco bene. Quello è il mio luogo della pace.
Lo scorso inverno abbiamo trovato quel bosco gravemente segnato dalla stessa tempesta. Avvicinandomi al luogo della pace mi sono trovato sperso tra alberi schiantati e riversi al suolo uno sull’altro e mi è presa un’angoscia incredibile, nel timore che anche i “miei” due alberi fossero caduti. Poi li ho trovati, intatti in mezzo ad altri che cadendo li avevano sfiorati e isolati. Sono tornato nel bosco quest’estate. I miei alberi sono ancora là, ma la devastazione di altre parti, ridotte a grigi cumuli di rami secchi e ceppi sradicati, fa male perfino più delle pigne che lo scorso inverno pendevano, come lacrime gocciolanti, dai rami ancora verdi eppur morenti degli alberi caduti.
Mi dispiace, Erri, per il cirmolo. La radice basterà, perché ha sentito su di sé, mentre cresceva, il peso un narratore.
Sento il cuore gonfio, come il tuo.
Incapace di trovare pace,
con le radici scoperte e l’equilibrio insicuro.
Accogliere la musica delle tue parole
mi lenisce la stetta, il respiro si ricompone, per qualche attimo, scorgendo accanto a me un UOMO.
Grazie di cuore
Conosco la tua malinconia, metto vicino alla tua un po’ della mia così ho l’impressione di riempirla eppure farla pesare meno. Quel cirmolo ha battezzato tante delle tue storie, adesso giace steso ma non per questo meno fertile. Semplicemente ha smesso di donare le tue parole al cielo e ha cominciato a donarle alla terra, dove ce n’è maggior bisogno.
Fortunatamente a questo mondo esistono i ministri, ma anche i poeti.
Un’altra sublime pagina di poesia. Grazie!
Grazie ancora Erri. Ti abbraccio riesci a dare forma ai miei pensieri
❤️
Grazie Erri ♥️