Succede leggendo un libro di ricevere per rimbalzo dei ricordi propri.
Ho riletto “Ferito a morte“ di Raffaele La Capria, che è stato amico dei miei genitori. Abitavano vicini, lui nel solenne Palazzo Donn’Anna, loro in una casa in affitto appena sopra gli scogli, in fondo a una cascata di gradini. Nei giorni di libeccio il mare entrava nelle stanze.
In una ho vissuto il primo anno di vita.
Lui andava da loro e leggeva capitoli di qualche suo racconto.
Il contatto col mare di Posillipo, scritto nelle pagine di “Ferito a morte”, mi ha rianimato un buffo episodio riferito da mamma.
Mio padre aveva ricevuto dall’America un potente fucile subacqueo, una rarità per quegli anni. Era faticoso spingere l’asta nella molla, caricava un tiro potente da arpionare uno squalo. L’arnese era inadatto alla taglia delle prede e lui era maldestro.
Tornava dal lavoro e si preparava sugli scogli per la discesa a mare: fucile caricato a viva forza, maschera con boccaglio, stringinaso e pinne. Così attrezzato salpava sotto lo sguardo preoccupato di mia madre e ironico di qualche pescatore.
Un giorno nuotava spedito in superficie forse seguendo un pesce, senza accorgersi di avvicinarsi a una barca ancorata. Dagli scogli mia madre e un pescatore lo chiamavano gridando per avvisarlo. Si sgolarono invano, lui con pieno slancio di pinne cozzò di testa contro la fiancata. Stordito si tolse maschera, boccaglio, stringinaso e poté sentire il pescatore che gli gridava: ”Dottor De Luca, ve serve na cosa pure p’e rrecchie!”
Passato il ricordo ho proseguito la lettura interrotta.
La narrazione di De luca per me ha un fascino particolare .
A tratti la sua storia si intreccia con la mia ,essendo della sua stessa generazione.
Il potere dei ricordi…