Claudio Gubitosi del Giffoni festival mi ha chiesto un’immagine e un pensiero per la parola d’ordine di quest’anno: indispensabile. Insieme a Paola Porrini ho disegnato su un foglio la mia mano, perché darsi una mano è la nostra risposta, a immagine e somiglianza della fraternità.
In epoca di grandi naufragi a mare calmo, i soccorsi scippano dall’annegamento afferrando mani.
Le sue cinque dita corrispondono ai cinque sensi e così li abbiamo raffigurati:
alla vista abbiamo associato il cinema, all’udito la voce umana, all’odorato il profumo della terra, al gusto il pane, il tatto infine è rappresentato dalla carezza.
Scrivo a penna le mie pagine, con la mano che la guida sopra le righe di un quaderno. Perchè scrivere è fare con la mano.
Alla mano spetta accompagnare il gesto del saluto, perché giorno per giorno tra persone che sentono di essere isolate, disperse, il saluto degli sconosciuti apre la scatola dei sorrisi.
Infine la mano si alza a coprire le lacrime oppure le asciuga, la mano di una madre, di un pagliaccio.
… e tenersi per mano è un segno d’amore e di fiducia, fa stare tanto bene, scalda il cuore; quando vedo due persone anziane che si tengono ancora per mano mentre camminano, penso che sono fortunate e le invidio un po’, e quando il mio nipotino di 2 anni cerca la mia mano e me la tiene stretta mentre facciamo le cose più svariate mi fa sentire bene… mi emoziona sempre e mi fa sentire che ci siamo l’uno per l’altra… grazie Erri, Roberta