Intervento alla riunione nazionale di Emergency, Genova 1 luglio 2016
Raccogliere
In una lettera a suo fratello il pittore francese Eugéne Delacroix scrive: “Mi sono occupato di un soggetto moderno, la barricata”. È il famoso quadro della Libertà che guida il popolo, in memoria dell’insurrezione del 1830.
Mi domando quale sia il soggetto moderno per un pittore di oggi. Banksy ha disegnato una bambina che perquisisce un soldato messo con la faccia al muro e le mani alzate. È immagine rovesciata della guerra moderna, la cui novità consiste nella distruzione di vita civile, più che di combattenti. È un soggetto relativamente moderno, la sua urgenza risale alla guerra civile spagnola, agli anni trenta del secolo scorso.
Per me il soggetto moderno è un’imbarcazione alla deriva. Ha lo stesso carico di facce anonime di una barricata, la stessa condivisione di un traguardo per il quale correre il rischio della propria vita.
Una zattera è una barricata.
L’artista di questo soggetto non è stato un pittore, ma il titolare di un’altra arte visionaria, la fotografia. Massimo Sestini ha ripreso dall’alto di un elicottero il carico stracarico di un’imbarcazione, con tutte le facce rivolte all’insù. Rivolte all’attrezzo volante non al cielo, ma con la stessa domanda alzata verso l’onnipotenza.
Nella immagine si vedono due cose, la magrezza dei corpi e l’assenza di bagaglio. Dipendono da accurata selezione all’imbarco, andando a occupare i più costosi centimetri di viaggio di ogni trasporto umano. Eppure molti di questi viaggiatori portano addosso un libro sacro, il Corano in Arabo, una Bibbia in qualche traduzione. Da lettore provo ammirazione per questa precedenza data perfino al cibo.
I libri non affondano, arrivano in una rete, su una spiaggia. Qualcuno li raccoglie. Ecco il verbo che precede qualunque altro in questi flussi migratori: prima di accogliere c’è il verbo raccogliere.
L’ho visto in qualche guerra, raccogliere i feriti da una piazza esplosa, da un appartamento colpito da una granata. L’ho visto a Lampedusa, praticato da pescatori che raccoglievano naufraghi, scippandoli al mare, contro una legge che li condannava per complicità nella immigrazione clandestina. I parlamentari che hanno approvato quella legge sono per me inservibili a qualunque funzione pubblica, guastati senza rimedio dall’infamia.
Il mio verbo moderno è raccogliere: un raccolto di vite che non abbiamo seminato, allegato, educato. Senza nessuna spesa a nostro carico arrivano gratis per noi vite seminante, allevate, educate.
Alcuni di noi con buona intenzione le chiamano risorse. Non mi associo, le risorse fanno spesso coppia con il vocabolo sfruttamento: sfruttamento delle risorse. Sono vite disposte a qualunque sacrificio per un breve soggiorno. Sono vite costrette così in basso da dover usare per loro il verbo raccogliere.
Emergency lo sta facendo adesso anche in mare, sulla nave del MOAS. Dopo avere raccolto tutti i feriti possibili in terraferma, si spinge in mare perché il Mediterraneo oggi è il campo di una semina dispersa.
“Manda il tuo pane sopra i volti delle acque” dice un verso di Kohelet/Ecclesiaste. Già fatto: il Mediterraneo è pieno di questo pane nostro mandato sui volti delle sue acque.
“Poiché in molti giorni lo ritroverai”, dice la seconda metà del verso. Così è, in molti giorni ritroveremo restituito e moltiplicato il pane di quel raccolto.
Emergency fa questa mossa di braccia tese e va a racimolare vite dai naufragi. Va a racimolare le vite per salvare il raccolto.
Erri De Luca
[…]
“Io torno al mare avvolto dal cielo,
il silenzio tra l’una e l’altra onda
stabilisce una sospensione pericolosa:
muore la vita, si acquieta il sangue
finché irrompe il nuovo movimento
e risuona la voce dell’infinito.”
(Tratta da “Autunno”, Neruda “r~accoglie” queste parole sulle labbra direttamente dal mare… Dal mare alla nera acqua “che è oscuro artigianato delle radici”, “magma cui tutto appartiene,’ segreto che tutte le parole sfiorano senza nominare …In questa pagina de “Il postino di Neruda” di Skarmeta, viene tagliata l’immagine della “sostanza solitaria” che vuole uscire per sognare ancora. C’è una segreta speranza in chi raccoglie vite “nella casualità propria della bellezza e del nulla”)
Ci sono persone che non lascia in pace , per quanto siano , scrivano o parlino ci cadono dentro , non per mestiere , senza intenzione , piene di merito ma poeticamente abitano la verità
mi spiego: la verità non è non è nella coscienza dei naufraghi ma nella loro esistenza !
quando il vento ci porterà via,forse,rimarranno queste parole.
un abbraccio a te e a Kiarostami
che ci ha lasciato
Altre parole mi sembrano inutili
Intensa la foto
Un saluto Erri