Il 27 gennaio 1945 i soldati dell’Armata Rossa entrarono nei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. La data è stata scelta per fissare il giorno del ricordo.
Però già mesi prima, nell’estate del ‘44 l’esercito Russo aveva scoperto i campi di sterminio (vernichtungslager) di Majdanek e Treblinka.
Su Treblinka scrive Vassili Grossman, autore del grandioso: ”Vita e destino”. Arriva sul posto da corrispondente di guerra per il giornale Stella Rossa (Krasnaja Zvezda), seguendo per tre anni, da Stalingrado in poi, la ricacciata indietro dei tedeschi.
Grossman raccoglie testimonianze di una quarantina di superstiti e interroga contadini polacchi dei dintorni. Scrive il più preciso e atroce resoconto sull’organizzazione di un campo di sterminio. Il suo testo sarà usato come documento nel processo di Norimberga contro i criminali di guerra nazisti. Credo che “Treblinka” di Vassili Grossman sia una breve lettura obbligatoria.
Qui di seguito riporto dei versi del poeta Yiddish Itzhak Katzenelson, testimone del ghetto di Varsavia fino alla sua insurrezione. Fanno parte del suo poema: “Canto del popolo Yiddish messo a morte”, che tradussi dodici anni fa.
“Il nostro sangue è gratis, si può spargere, possiamo essere distrutti, assassinati in piena impunità.
Tra i Polacchi hanno dato la caccia ai combattenti della libertà, a chi era sospettato di essere fedele alla nazione.
Di Russi ne hanno uccisi di più nei villaggi e nelle città, Partizaner.
Da noi hanno ammazzato i bambini nelle culle, quelli ancora nel ventre della madre, ci hanno tutti spediti a Treblinka
e prima di ammazzarci si rivolgevano dicendo:
‘Vi spogliate qui, sistemate i panni in un posto, le scarpe due a due, lasciate qui tutto quello che avete,
vi serviranno, vestiti e scarpe e tutto ciò che lasciate, tornerete a riprenderlo.
Siete qui dopo un viaggio,no? Da Varsavia, Parigi, Praga, Salonicco? Andate a farvi un bagno.’
Ne vengono infilati mille in un camerone e mille nudi aspettano che i primi mille siano soffocati.
Così ci hanno distrutto, dalla Grecia fino alla Norvegia, fino davanti Mosca, fino a sette milioni, senza il conto dei bambini dentro i grembi, si contano solo le gravide, le mamme quasi pronte”.
A me nato nel pieno del secolo di Treblinka, sentir rigurgitare antisemitismo fa pensare alla storia come un cane che torna a odorare il suo vomito.
” Più i giorni s’allontanano dispersi
e più ritornano nel cuore dei poeti “
È un demone che chiede di essere riabilitato dalla ragione: in fondo, ma sì!, era soltanto un ideale e nessun ideale è buono o cattivo, foriero di nuovi sviluppi a favore della coscienza collettiva ed individuale …
È un… Ismo. E deve restare all’inferno: davvero siamo capaci di essere qualcosa di migliore di quello.
Questo giorno lo vorrei evitare, come il venerdì santo. Vorrei che gennaio, centometrista dell’anno, facesse uno sforzo in più e saltasse l’ostacolo dal 26 al 28, così come vorrei che Gesù nascesse a Natale ma non morisse vicino a Pasqua. Ma ogni anno mi faccio il giro, tanto il 27 gennaio quanto al venerdì santo, a fare una passeggiata un po’ dolorosa nella riflessione. E penso alle rose bianche da appuntare nei cancelli delle sinagoghe delle città, e penso all’inchino delle tre del pomeriggio di un venerdì di primavera. E’ troppo un solo giorno per ricordare i sacrifici universali, che si tratti di un solo uomo o di milioni. Ecco, hai scritto ” sentir rigurgitare antisemitismo fa pensare alla storia come un cane che torna a odorare il suo vomito.” E’ perfetto, qualsiasi commento aggiuntivo sarebbe superfluo (e, nel mio caso: pericolosamente scurrile). In giorni così tristi è bello avere il mancorrente di parole salde a sorreggerti. Un bacio, poeta mio <3 <3 <3 il tuo tappino
Grazie Erri per trovare sempre l’anima ,per saper sentirne il dolore fin nelle viscere
Grazie Raimondo per farci partecipe di questo grande uomo-scrittore
Sono stato, da insegnante pensionato, questa mattina a ricordare nel Liceo “Des Ambrois” di Oulx, il partigiano Mario Maritano, calzolaio deportato a Mauthausen, testimone di allora e amico del risveglio giovanile della nostra generazione. Abbiamo letto e meditato l’orrore della catastrofe. Grazie Erri per tutti questi segni e inviti alla presa di coscienza e all’indignazione. gigi
Il cane che torna sul suo vomito rende bene l’idea della STORIA come ora che l’antisemitismo è disseminato in tutti i Paesi del Mondo…
la vergogna non s’è spenta, si perpetua nel tempo. Perchè non si deve dimenticare mai quello che l’uomo ha commesso sui suoi simili, privandoli prima di ogni dignità e poi della vita
Il necessario testo di Erri De Luca che vi invito a leggere, racconta di ieri e arriva a oggi.
Un pensiero meditato e tremendo chiude questa interessante memoria:
«A me nato nel pieno del secolo di Treblinka, sentir rigurgitare antisemitismo fa pensare alla storia come un cane che torna a odorare il suo vomito.»