Un anno e mezzo fa uscì “Ti sembra il Caso”, lettere tra un narratore e un biologo. Ce le spedivamo da 9 fusi orari di distanza.
I titoli sono funghi, spuntano all’improvviso in una conversazione, un silenzio, una passeggiata. Questo e’ uscito da una domanda colta per strada. Una giovane coppia bisticciava e lei ha detto esasperata : “Ma ti sembra il caso?”. La frase ha fatto un giro nella mia testa distratta e si e’ fermata alla casella “titolo”. Trovato. Ho ringraziato al volo e ho inserito domanda e argomento in una lettera dello scambio con l’amico biologo. Il nostro primo incontro fu a casa di Paola Porrini, che piglia vento dall’Oceano Pacifico.
Paolo Sassone Corsi e sua moglie Emiliana vivono e lavorano in California. Anche lei è scienziata di valore, con un suo laboratorio di ricerca sulla dopamina.
Il Caso si merita la maiuscola. Le civiltà del Mediterraneo hanno provato a ammansirlo con oroscopi, esorcismi, oracoli. Il Caso è la divinità ribelle che si sottrae al controllo e toglie autorità pure alla formula tuttofare del DNA. La riduce a semplice premessa. Non è lei , con i suoi due metri di filamento iscritto in ogni cellula del corpo umano, a decidere di noi. Grazie al Caso noi non siamo gli esecutori passivi della volontà del DNA. Il generoso Caso ci offre la libertà del suo sbaraglio. In quelle lettere Paolo e io ci aggiravamo nella terra di nessuno tra la cieca obbedienza dovuta al DNA e la disobbedienza fertile e impertinente del Caso. Da meridionale preferisco qualche volta chiamarlo affettuosamente casaccio.
L’incontro è stato quello tra due giocatori d’azzardo che si scambiano informazioni circa un misterioso croupier che governa, carte, dadi e palline a suo purissimo arbitrio. Cerchiamo di conoscere i suoi trucchi, le tecniche, i tic.
Paolo e io veniamo dallo stesso nodo del Mediterraneo. Napoli è il punto di sutura delle nostre nascite. Ma da li’ ci siamo spostati a giocarci le carte in bische lontane, le sue in università famose, le mie in compagnie malfamate. Il nostro incontro, per me riuscito, è di due spaesati del sud che hanno avuto sul cranio le notti più incrostate di stelle. Stesi sotto le stesse meraviglie, abbiamo sperimentato la gratitudine di chi e’ ammesso a condividere un mistero. Le nostre lettere di “Ti sembra il Caso” hanno l’inchiostro spremuto dal buio di quelle notti.
Foto di Matteo Nardone