Con la sabbia si faceva un vulcano. Scavando un buco in cima, con un condotto fino alla base, si dava fuoco a un giornale e usciva fumo dall’alto.
I bambini giocavano alla guerra per non farla da grandi. Quelli di Napoli giocavano al vulcano per non farlo eruttare. I giochi dei bambini contengono esorcismi.
Il Vesuvio se ne sta per 1200 metri sul livello del golfo, ma la sua camera magmatica pesca in profondità. In proporzione di iceberg: un decimo emerso e gli altri nove a friggere sepolti.
Nei tempi antichi le alture sono state assegnate alla divinità, dall’Olimpo alle cime Himalayane. Il Vesuvio no, niente a che fare con il divino e il celeste, perchè è energia tellurica, catapulta di polveri da sparo. Perciò il santo di Napoli, Gennaro, è specialista a contrastare gli straripamenti delle sue eruzioni. La sua statua portata sulle spalle all’avanguardia del fiume di lava, ne otteneva l’arresto.
Alcuni fuochisti anonimi appiccano fuochi alle sue falde. Gli incendi bruciano i boschi cresciuti sulle ceneri dell’eruzione del ’44. Fuochisti alzano apposta fumi sulla superficie del vulcano, procurando la contraffazione della sua eruzione.
Non credo esista la compensazione, una giustizia che pareggi il crimine con simmetria di misura per misura. Non credo che esista una giustizia, ma posso invocare una maledizione: che gli incendiari vedano le loro case arse dalle fiamme, siano scaraventati in strada dal fuoco e perdano senza assicurazione i loro beni materiali.
E’ tempo di tornare all’antica pratica delle invettive contro i malfattori. Dove non giungono le pigre sentenze dei tribunali arrivi il fiato di corali iettature, alla lettera getti d’invettiva infallibile e rovente. Tentare esperimento di fare tremare con maledizioni le tavole e i giacigli di chi intossica il mondo.
Contro i malfattori del potere invece vale di più l’opposizione delle derisioni: le pubbliche pernacchie corali e solfeggiate fanno loro più danno degli scontri in piazza.
Erri
Questi incendi testimoniano che siamo nelle loro mani e che possono fare impunemente tutto quello che vogliono. Sono cose che abbiamo meritato ? Forse si. E arriverà dell’altro. L’assenza del cittadino dalla politica lascia la politica in mani incontrollate, spesso incapaci o criminali. Ma è il cittadino l’incapace maggiore, così avaro del suo tempo e del suo week-end.
Passo per via Branca alle due del pomeriggio. La strada é vuota, solo un padre in bicicletta col bambino davanti sul seggiolino sta fermo al centro della via. Di fronte a lui parla una giovane donna un italiano riconoscibile dall’accento sudamericano. Dice sono sola ho perso il lavoro non ho da mangiare. L’uomo si attarda a parlare con la giovane e il bimbo sul seggiolino ascolta e guarda la donna in atteggiamento supplichevole. Sono accaldato, passo oltre sento che l’uomo replica: buona fortuna e riprende piano s pedalare. Con la coda dell’orecchio catturo la sua frase finale al. bambino: perché quando uno perde il lavoro è importante. Ancora 50 passi e sono davanti al portone di casa, cerco le chiavi mentre la donna mi raggiunge. È alle mie spalle, mi chiama signore ho perso il lavoro, non ho da mangiare, sono sola. Prendo un euro dal taschino e glielo do.
Sopraggiunge un coinquilino, infila la chiave nella serratura del portone. Svagato mi fa: tutte bugie zingari con le ville al mare. Resto interdetto, storco le labbra disgustato, lui lascia e il portone si chiude, entra in ascensore, si gira, mi guarda oltre la vetrata, sorride, alza la mano destra indicando il tre, l’ascensore si chiude.
Torno a frugare nelle tasche la chiave. Abita al secondo ma sale al terzo e poi scende di un piano.
Mentre la lava del Vesuvio calma, silenziosa passo passo si avvicina ho appena il tempo di allontanarmi.
responsabilità,parola da ripensare radicalmente e senza piaggeria
Preclusa, a loro, la possibilità di contemplare la bellezza, preclusa la meraviglia, preclusa la pace che viene dal sentirsi parte dell’Universo. E anche questa è una condanna.
anche la tua rabbia è elegante, seppure genuina, ed utile allo scopo.
L’uomo è da sempre il peggior nemico dell’uomo.
Grazie Erri di difendere le giuste cause con l’arma efficace delle parole contrarie.
Terre desolate
L’India piange il suo fiume sacro
l’Italia le sue ferite di fuoco
-Non di solo pane vive l’uomo
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio-
Il Gange ,i nostri boschi ,le belle pinete ,
le montagne ,i mari tutte parole uscite dalla bocca di Dio ,qualunque nome vogliamo dargli,
Umiliate sotto ogni meridiano .
Ma i più umiliati dovremmo essere noi.
Concordo pienamente con Erri De luca, sono testimone che la maledizione “spedita” con il cuore in una mano e l’anima nell’altra, sortisce effetti dirompenti e soprattutto certi !!! L’invettiva va lanciata con cognizione di causa, giusta e senza alcun personale timore, ve lo dico io che non sono superstizioso e che non ricorro mai alle pratiche esoteriche, “quelle vere” , perché oh la prova di quanto potente sia la capacità di alcuni, di procurare danno con una sola parola. Personalmente è capitato a me tre volte di farlo, per ribellarmi a parole, ero troppo lontano per poter usare le mani, allora lanciai la maledizione, che ebbe grande effetto, con mia grande sorpresa e successivo rammarico, per averla pronunciata!
ora però non vi racconto nulla, non sono cose piacevoli!!!
Però funziona!!!
Io ci provo, tra il sibilo, lo schiocco, l’espirazione, e poi la estraneo da me …
“Ricett’ “, di Cassandra a Pappece:
– Comma ‘ncoppa, asotta: pozzi, fossi e pernazzi!
Pozzi passa’ na sciorda quannu appicci, o schiatta’ mo e mo pe sciala’ o giallo… Nu guaio se scuorda, ma a sciorta nun se scuorda e te! –
Tutti coloro che compiono atti distruttivi contro gli uomini e contro il pianeta Terra, sono storditi al punto da non sentire più nulla. O sentire soltanto rabbia, odio, disprezzo. La grande domanda è in quale modo accade che la natura umana possa inaridirsi fino a quel punto.
Per quanto riguarda le invettive, a tutti coloro che respingono in mare e in terra, rinchiudono in campi profughi e non arretrano nemmeno di fronte ai bambini, ho augurato di nascere a nuova vita nella “parte sbagliata” del mondo. Per quanto riguarda questa vita, caro Erri, occorrono le tue parole per concepire un’invettiva adeguata.
<3 , nient'altro.
Si vorrebbe poter dire_Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero__ma è impossibile.Questa è quasi una guerra ma tra chi?Giovani contro vecchi?Vecchi contro giovani?
Poveri contro ricchi?Il mondo brucia sotto i nostri occhi,molti i focolai ,anche l’acqua è diventata fuoco e la confusione sotto il cielo è davvero troppa.
Le parole e le cose si rincorrono:antica pratica