Napoli si candida a capitale del libro, qui aggiungo mie ragioni di sostegno.
È una città su un golfo aperto a pagina. Per chi si affaccia dalla terraferma si offre in lettura: dal Vesuvio che sta in alto a sinistra, a oriente, fino al capo di Posillipo che sta in basso a destra. Il lettore segue lo svolgersi del giorno, il sole spunta dietro il vulcano e apre la pagina, poi passa sopra il mare, sull’isola di Capri e prosegue fino all’ultima riga di orizzonte, dove l’Occidente coincide con la pagina voltata.
Il libro è lo stesso, le sue pagine no. Ogni mattina si rinnova la sua narrazione. Napoli è a forma di racconto a puntate, una per giorno. Invita i suoi abitanti, ospiti e residenti, a entrare nel suo intreccio, percorrere le vie. I passanti sono i caratteri della sua scrittura.
Come in altre città ci sono le strade della moda e dei vestiti, a Napoli ci sono le strade dei librai. Sui marciapiedi le bancarelle vendono gli usati, scesi dagli scaffali di biblioteche svendute, svuotate, rimessi all’aria aperta di un mercato che vende solo questa mercanzia per gli occhi.
A Napoli si vede che libraio è mestiere di facchino, di carico e di scarico di casse, anche se sono da mille e una notte.
Si può pure trovare il piccolo libraio editore, Raimondo Di Maio, unico in Italia a pubblicare i versi di una poeta americana che sarebbe stata premiata con il Nobel.
Sulle bancarelle non c’è la scritta: vietato toccare, né si raccomanda uso di guanti. Chi tocca un libro non lascia l’impronta. Se infetto non contagia le sue pagine, perché le lettere stampate hanno l’immunità antivirale, protette dall’inchiostro e dalla cellulosa, fibra vegetale. Ogni libro è un presidio sanitario.
E la sera di Napoli è un calamaio, ognuno intinge la sua penna d’oca in fine di giornata e aggiunge la sua frase alla storia di tutti. Perché la città è il vocabolario, libro di tutti i libri e contiene la grande biblioteca dei suoi cittadini.
E’ un piacere leggere il libro-Napoli ed Erri De Luca.
Magari tesò, facciamo il gemellaggio TORINO-NAPOLI. Però, Napoli capitale del Libro mica male… tutte le città italiane dovrebbero dovrebbero essere capitali mondiali del libro, del resto: la carta vera l’abbiamo inventata noi (i cinesi ne facevano una troppo delicata, jà! ), gli altri si sono adeguati. Sì sì, Napoli è perfetta per essere testimonial del libro, come ti giri giri in centro ci sono tante di quelle bancarelle, anche in lingue straniere (cosa che qui a Torino te le devi andare a cercare; invece lì la proposta si fa più accogliente…) . Bella Napoli, enciclopedia di suoni, profumi, scambi, amori, furberie e adattamenti di ogni epoca. Da che c’è, una lettera dal greco al latino, dal latino al napoletano e talvolta all’italiano si fa largo costante, perché mai non dovrebbe essere lei a rappresentare la parola stampata? Bacio tesò, speriamo bene. <3
Sono andata dritta al vocabolario e mi sono fermata alla lettera A.. di AMORE, per Napoli e per il Libro!
Non ho mai letto una dichiarazione d’amore più bella di questa!
Grazie davvero dal profondo del cuore, caro Erri
Simonetta
Immensa Napoli, come la scrittura di Erri. Ciau gigi