Aveva un coraggio infiammabile e all’inizio impugnò armi. La gioventù ha attraversato spesso l’esperienza di battersi per vivere o morire.
Le guerre, nemiche delle madri e delle spose, davano al genere maschile un tempo per conoscersi sul campo di battaglia, sapere di sè notizie di viltà o valore.Oggi non più, le guerre moderne fanno comode stragi di civili indifesi, più che di combattenti. Chi spara tra le case commette crimini, più che azioni militari.
Conobbe prigionia, ma non bastò a distoglierlo dai campi di battaglia. Fu invece una febbre a sbalzarlo di sella, dandogli un’altra visione di se stesso.
Chi ha imbracciato armi, può arrivare al gesto violento di ripudiarle, alla scelta solitaria del disarmo. Si va in coro alla battaglia, alzando armi e bandiere, ma si dà addio alla guerra in uno spogliatoio deserto, in una retrovia di se stessi.
Si ritirò in disparte, si fece muratore a riparare luoghi sacri dismessi. Si riconobbe nel verso di Isaia (58,12): “Ti chiameranno riparatore di breccia, colui che restaura sentieri per abitare”.
Il resto è risaputo: scrisse la formula di una vita rinnovata, una regola da abbracciare più che da seguire. Suscitò il sentimento dell’ammirazione, che è più saldo dell’amore e commuove al punto di tentare ogni mezzo per fare come. L’ammirazione costringe a trasformarsi: non per possedere la persona ammirata, ma per esserne all’altezza.
Inaugurò gesti rimasti impressi nelle generazioni: la messinscena della natività, ridotta poi a formato di presepe.
Si dice che ammansì un lupo, ma con molto più rischio gli riuscì di ammansire gli uomini.
Da cieco dettò “Il cantico di frate sole”, omaggio alla maggiore forza di natura. Dal buio della sua privazione fece squillare il suo ringraziamento, primo testo di letteratura italiana. Considero alla pari il solo Borges che intuì: “La magnifica ironia di Dio/che mi diede tutt’in una volta i libri e la notte”.
Da morto cambiò posto varie volte. Da vivo obbedì all’autorità religiosa, ma pure al comandamento personale di convertire a nuova regola gli scoraggiati. Altri suoi contemporanei tentarono riforme forzando i tempi e i modi, inguaiandosi con eresie e scomuniche. Lui riuscì a trasformare gli animi e gli intenti senza spettinare il suo vescovo. Questa virtù politica fu opera degna delle altre. L’esperienza delle armi e il successivo ripudio di quegli attrezzi gli aveva inculcato la più invincibile mansuetudine.
Erri
sarei felicissima se succedesse
ma ne dubito fortemente
a tutte le rinascite
Da vicino sicuramente diresti la metà di quello che immagini di me. Anche le altre. Comunque grazie e buona Pasqua anche a voi.
scusate i miei sinceri auguri a Valeria dell’ ANNA e alla sua,si,sua grande immaginazione senza fine.Le immagino grandi mani .grandi occhi ,…….grandi piedi
grande bocca…….grande tenacia…..grande ostinazione……e una passione un po’ spenta per il mondo
“Un gregge di pecore Dolly e nemmeno una goccia di bava. Continua l’incanto…”
Scusate, immaginavo il lupo libero dalla prigione della sua più grande passione.
si può ripudiare l’attrezzo computer quando,ed è il mio caso ,non si sa usarlo ?SI,almeno per un po’.Buona Pasqua a tutti,naturalmente….
Si può ripudiare l’attrezzo computer quando
Non lo si sa usare?Si per un po’ e senza vergogna
Buona Pasqua a tutti ,natutalmente
forse,azzardo,Amedeo,ricordando
questi versi di Holderlin,tra i suoi più belli
festa di pace
E l’immagine del tempo che il grande spirito dispiega
Ci sta dinanzi,un segno che fra lui e altri
, Fra lui e altre forze vi è alleanza_
che a noi rimanga la capacità di fare progetti ,anche quando il sangue scorre vicino a noi come un ruscello ;non piegheremo la testa nè la gireremo da un ‘altra parte……..e ancora Holderlin_e piuttosto
La nostra generazione non dorma….._la scienza applicata è alla fine invenzione umana
forse,azzardo,Amedeo,ricordando questi versi di Holderlin,tra i suoi più belli
Molto ha dal mattino,
Da quando siamo un colloquio e udiamo l’uno dell’altro,
Esperito l’uomo;ma presto saremo canto,
E l’immagine del tempo che il grande spirito dispiega
Ci sta dinanzi,un segno che fra lui e altri
, Fra lui e altre forze vi è alleanza,________
a noi rimanga la capacità di fare progetti
forse,azzardo,Amedeo,ricordando questi versi di Holderlin,tra i suoi più belli
Molto ha dal mattino,
Da quando siamo un colloquio e udiamo l’uno dell’altro,
Esperito l’uomo;ma presto saremo canto,
E l’immagine del tempo che il grande spirito dispiega
Ci sta dinanzi,un segno che fra lui e altri
, Fra lui e altre forze vi è alleanza,________
a noi rimanga la capacità di fare progetti
Mi chiedo quantol incida sulla volontà dell’essere umano un tale discorso erri, mentre alzo gli occhi dopo una giornata in galera e vedo, lontano lontano la luce di un aereo e mi immagino dentro tutto l’umano, conversazioni, hostes, cucina, bagni e insomma un mondo. Insomma, come Francesco può, oggi … Incidere la scienza applicata. E piango.
Su un piatto della bilancia nere colombe
Sull’ altro l’invincibile fragilità di Francesco.
Oggi.
Difficile e precario equilibrio.
Pensieri spettinati emozioni sul filo
Pericolo di una lenta e inarrestabile
Caduta
Non voglio intonare un requiem,In ogni caso….
Giovanni il nome, ma il carisma è Francesco. Come il sacro fuoco informa di sé trasformando da dentro: non lo si possiede, da solo vale l’intero rispetto a quell’Io che, per sottrazione di pezzi, tenta un approccio mai frontale, sempre di sbieco, con possibili rappresentazioni di sé. È l’esistenza di un Testimone nel mondo.
Francesco e il sultano …….altri tempi
Forse oggi l’europa?no,troppo pidocchia troppo vile troppo divisa….in piccole patrie
non è _un umano
puro, contenuto,ristretto,una striscia di terra
feconda
tra fiume e roccia._
non lo è mai stata,solo una speranza delusa.
MA SE NON NOI .,…CHI?
oggi si parla non di _armi_ ma di gas che in me vincono la più invincibile mansuetudine
che fortuna non essere santa…….o forse no
Bravo Erri, un bel tributo ai santi, gente di cui in realtà sappiamo poco e confusamente anche le ricorrenze ma a cui dobbiamo tanto, almeno in esempi di vita ‘alternativa’.
Quando uno pensa al significato della parola ‘santo’ si immagina sempre una persona toccata dal misticismo più puro, esaltato in Dio dalle difficoltà per la riuscita in gloria delle sue intenzioni attraverso le opere dei suoi figli più obbedienti. Li immagina ultraterreni e in alcuni attimi forse lo erano davvero, quando succedeva un contatto diretto con l’Altissimo… ma durava pochi istanti. Poi gli toccava di campare di quell’attimo magari fino al prossimo o per tutta la vita, per far funzionare la volontà dell’azione cristiana, come una fidanzata si attacca al bacio di un promesso sposo che deve partire e star via per tanto tempo.
Invece no, erano (sono…) uomini e donne , solo uomini e donne chiamati nel mazzo di moltitudini a testimoniare, fare, dire e esser ponti di comunicazione con un Dio spesso impalpabile o visto con timore e dubbi. Quelli passati non erano neanche teste tanto facili con le quali ragionare … Come ricordi, San Francesco era una testa calda ( guerre, taverne e feste con gli amici, sperperatore di ricchezza famigliare). Chissà cosa ci aveva visto nostro Signore in quel cristiano lì, tanto è. Certo, con qualcuno che ti dà istruzioni per l’uso pure nel sonno uno potrebbe pensare: Così siamo tutti bravi… tutti santi! Ma… anche no. Perché anche ‘no, grazie’ è una risposta ( chissà quanti ‘no grazie’ s’è beccato Dio in questi secoli… mah). Ci va una gran forza ad accettare un cammino di impegno religioso e sociale, un ‘per sempre’ che obbliga, che è un matrimonio con se stessi in primis, con Dio e con gli altri poi, e non c’è avvocato che possa aiutare a scioglier patto.
E siamo pieni di teste calde beate (altro che sante!) in Italia. Qui a Torino per esempio di ‘Sìssignore’ ne abbiamo avuti parecchi. Uno per tutti: Don Bosco, uomo di cultura e mansueto, allevato nei sogni da Dio nel suo cammino di sacerdote sin dalla prima infanzia, era uno che all’occorrenza sapeva anche menar le mani, ed era capace di parlare a un Re quanto a un galeotto con la stessa fermezza, battendo i pugni su tutti i tavoli del reame per realizzare l’opera di Dio di aiuto ai poveri. Padre Pio da Pietralcina, uomo che non si poteva chiamar altro che così per la sua gentilezza, aveva dovuto combattere col Vaticano sia per esser lasciato in pace da continui controlli sulle stimmate, sia per le donazioni raccolte per l’ospedale su cui altri prelati volevano metter mano; sapeva usar la parola come una tagliola per difendersi ( quando un giornalista insinuò che le stimmate erano dovute dall’eccessivo amore per la passione di Cristo e che gli erano sbucate per capacità di suggestione, il frate suggerì al giornalista di fare altrettanto, di pensare cioè intensamente a un toro e vedere se poi gli spuntavano le corna.)
Anche tra le donne ci sono state sante con storie di sofferenza e patimento, ma anche curiose. Santa Rita da Cascia era una delle tante sante ‘sposate’. Nonostante la sua propensione alla preghiera e al ritiro dovette attendere la fine della sua esperienza di moglie e madre per entrare (dicono: miracolosamente!) in convento. Santa Teresa d’Avila era di famiglia molto ricca, e anche se dedita alla preghiera e a una certa tendenza verso la vita monastica, fino a oltre i vent’anni spendeva e spandeva in abiti e gioielli, per un certo periodo anche dopo l’ingresso in convento, dove le abitudini regali di alcune novizie venivano tranquillamente tollerate… la santità la raggiunse dopo. Casi ce ne sono parecchi e se uno dovesse fermarsi all’epiteto di ‘santo’, senza vedere come una persona è arrivata a esser chiamata così, si perderebbe il senso vero della parola, che vuol dire solo … essersi fidati di una voce nel buio e creder nella sua bontà. Quante rinunce, quanta preghiera e impegno… Un bel pelo , non c’è che dire. ( Dovesse mai succedere a me d’esser chiamata non credo sarei in grado di rispondere subito ‘sissignore’… conoscendomi , proverei prima a fare andar via la voce con uno psicofarmaco). Ciao Poeta <3
_essersi fidati di una voce nel buio e credere nella sua bontà_
grazie Tappino oggi ,nel buio di questa nebbia lanosa,mi arriva la tua voce
I salmi cantati su tutta la terra.Primo dei Pensieri di Pascal.
Per chi vive il mondo poeticamente,esperienza quindi vita e pensiero,poesia e lode e preghiera diventano un’unica cosa.Il Cantico delle creature ancora oggi,soprattutto oggi,
ci fa tremare e ci consola.Sì ,fu anche un soldato ma per poco.Altri tempi erano quelli.
A noi che sappiamo i crimini della guerra, ricordo la disincantata poesia di G Ritsos,
Degli eroi
Proviamo simpatia e compatimento per gli eroi.Troppo in
fretta
li dimentichiamo o li scarichiamo con qualche discorsetto
oppure li sostituiamo con altri _Sapessero_disse Maria,
_sapessero da prima_.Non proseguì.Capimmo.I più
spingono un vecchio carretto carico di mobili scassati,
di quadri stinti e titoli defunti.Gli altri,più fortunati,
uccisi anni fa,_assuefatti all’oblio………
Francesco da morto cambiò posto varie volte………
…poi, nel tempo, la rabbia lascia il posto al dolore; dolore per i limiti, gli errori, la cecità che sono insiti nella condizione umana. E impariamo a combattere per ciò che riteniamo giusto senza sventolare bandiere e senza odio nel cuore.
Complessa e potente la figura di San Francesco, enormemente più della vulgata buonista e sdolcinata che si sente spesso, anche in ambito religioso.
Verso e controverso Francesco bellissimo profilo
E’ un inno a San Francesco scritto da uno, Erri De Luca, che ne è un ammiratore appassionato.
Erri, nella lettura del percorso di vita di Francesco si ravvisa un suo coinvolgimento personale, oserei leggerci un accenno di autobiografia…