Origine della festa di Pasqua è il ricordo dell’uscita dalla schiavitù in Egitto.
Un popolo intero si stacca dal paese più prospero di allora e dalla condizione servile.
Sperimenta la libertà che coincide con il deserto.
La libertà non è una vacanza, ma un viaggio a mosca cieca.
La severità del clima, la trasformazione da residenti a nomadi, il razionamento: più volte si manifesta in quel popolo la spinta a tornare indietro, all’assistita servitù d’Egitto, al “si stava meglio quando si stava peggio”.
La libertà può stancare, spaventare fino alla rinuncia.
Pasqua, transito, è la condizione di ogni democrazia, che può retrocedere a monocrazia, a regime totalitario.
Le democrazie possono abdicare, suicidarsi per via parlamentare, senza colpi di stato militari.
Le democrazie attraversano i deserti della storia.
La nostra non ha un Sinai cui richiamarsi, ma per tavole della sua legge ha la Costituzione. Non fu scritta da profeti ma da padri costituenti.
L’Italia è prodiga di doti e di antidoti, non ha da raggiungere una terra che trasuda latte e miele. Ma deve tenere presente che la libertà non è dote nuziale della Repubblica, ma la continua impresa civile di proteggerla.
Oggi più che mai !