Sono nato e cresciuto accanto al mare, ho giocato con la sua sabbia. Da bambino napoletano invece di castelli costruivo vulcani. Un buco passante permetteva, accendendo un foglio di giornale, di fargli uscire fumo dalla cima.
Una definizione a uso di lavorazioni la include tra i materiali detti inerti.
Inerte la sabbia? Lavorata dal mare, composta da frantumi di rocce, di conchiglie, di coralli, di gusci di organismi, la sabbia è biologia e biografia del pianeta.
Chi ha posato i piedi scalzi e liberi su di essa conosce l’effetto di attrito e sfregamento benefico per la circolazione del sangue attraverso la pianta sopra la sua stesura.
La definizione di materiale inerte permette il suo saccheggio dal letto dei fiumi.
Ho fatto di mestiere il muratore quando gli impasti si facevano a mano con la pala, non con la betoniera. Ho rigirato e trasformato sabbia e cemento per gettare solai, travi portanti e pavimentazioni.
Imprigionandola nelle rigidità ricordavo di quando ci giocavo al mare, e a sera ritornava alla sua libertà di non avere forma.
Questa breve storia personale della sabbia mi riassume il rapporto tra vita del pianeta e specie umana.
Da bambino ero affascinato dalla clessidra, la macchina semplice che usa la sabbia per misurare il tempo. Nel suo collo passano i granelli a somiglianza e immagine di frazioni di ore e di minuti. Rovesciandola immaginavo che il tempo potesse tornare a scorrere all’indietro.
Oggi vedo nella clessidra un presagio. I granelli del tempo attuale si stanno esaurendo. Bisogna prepararsi a rovesciare la macchina. Più che un ritorno indietro avrà la forma della conversione.
Buongiorno. Da dove è tratto questo brano? Meraviglioso.
E’ un inedito, come tutti i post pubblicati