Dicembre mi tira nel fondo delle giornate più povere di luce. Sul tetto i pannelli solari ne assorbono poca. Smaltisco intanto un’influenza stagionale accanto al fuoco del camino in cucina.
Leggo Mandel’stam che scrive di Dante. Sembra a lui che la Commedia, il poema intero, sia fatto di un’unica strofa insuperabile. Lo stesso è stato scritto in alcuni commentari circa il testo ebraico dell’Antico Testamento. L’impressione è dovuta al grado d’incandescenza di una scrittura. Raggiunta la temperatura, per il lettore avviene la fusione in unico blocco.
Aggiungerei di mio il Chisciotte di Cervantes.
Rileggo nel Canto 17 della prima Cantica il decollo in discesa di Virgilio e Dante verso i cerchi abissali. Ho conosciuto un simile decollo con picchiata in discesa all’aeroporto di Lukla, Nepàl. Giorni prima era stato preceduto dall’atterraggio in salita, dal basso verso l’alto della breve rampa.
Mandel’stam fa caso alla quantità di tessuti descritti nella Commedia. Potrebbero ispirare i creatori per le sfilate di moda.
La poesia precede la prosa. In un tempo di pochi alfabetizzati il ritmo musicale dei versi aiuta la memoria a custodire. La prosa viene dopo. Omero precede Erodoto di sei secoli.
A proposito di Erodoto condivido il giudizio di De Quincey, secondo lui non fu uno storico, un cronista di avvenimenti, di più un geografo e un enciclopedico. Del resto il vocabolo greco “Istorìa” non significa storia, ma indagine, ricerca.
Insomma ecco dicembre, il mio più fitto mese di lettore.