Capita a uno scrittore di ricevere domande da organi di stampa. In questi casi chiedo di rispondere per iscritto. Sono così garantito di essere preso alla lettera e non a senso.
Ecco un esempio recente di questi scambi.
Domanda: la prima storia che ti è rimasta impressa?
Risposta: Durante le febbri dell’infanzia mia madre mi leggeva I Tre Moschettieri, di Dumas. La sua voce mi ha impresso il libro nell’ascolto a occhi chiusi, nella stanza in penombra.
Domanda: Perché c’è tanto bisogno di storie?
Risposta: La specie umana ha bisogno di raccontare, è il suo lascito alle generazioni seguenti. I racconti radicano, mettono in contatto con il tempo precedente. Senza, si è più facilmente sradicati.
Domanda: Una storia che ti piace raccontare?
Risposta: L’apprendimento della scrittura a scuola, con il pennino e l’inchiostro dentro una boccetta incassata nel banco di legno. Dover indovinare l’angolo giusto sul foglio per far scivolare la goccia e trasformarla in lettere. L’uso della carta assorbente per chi poteva permettersela, altrimenti il soffio delicato sul rigo appena scritto che faceva tremolare i caratteri.
Domanda: Romanzo realista o storie magiche?
Risposta: Preferisco le storie all’aria aperta dove c’è miscela di reale e immaginario. La natura è spesso così assurda che basta registrarne le mosse.
Domanda: un racconto che ti ha ispirato?
Risposta. Come lettore non ricevo ispirazioni ma spunti di felicità. Alla domanda mi è venuto in mente Jorge Amado con le storie del porto di Bahia. Non so perché mi è così piaciuto uno di quei racconti. Forse per un gran finale che non mi permetto di anticipare, per non guastare la felicità di qualcuno.
Domanda: Un mito che racconta la nostra epoca?
Risposta: La velocità, l’accelerazione, l’urgenza di arrivare alla svelta da nessuna parte.
Domanda: Il genere che ti somiglia di più?
Risposta: Il teatro, sono napoletano. Mi piace la forma narrativa del dialogo.
Domanda: Come riconoscere una bella storia?
Risposta: Deve produrre la sospensione dell’incredulità nel lettore, secondo la precisa formula di Coleridge.
Domanda: Quale film nomineresti?
Risposta: Dersu Uzala di Kurosawa, lo spirito di esplorazione che ha spinto la specie umana a visitare ogni angolo del pianeta.
Domanda: Una pubblicità che ti colpisce?
Risposta: Quella che promuove l’adesivo per le dentiere. Ho l’età in cui mi devo informare.
Domanda: Un racconto anti crisi?
Risposta: Quello che mi fa saltare la fermata dove devo scendere.
Domanda: Il miglior modo di terminare un racconto?
Risposta: Lasciare il finale aperto, cioè incompiuto. Permettere al lettore di immaginare il suo.