Non ci si abitua alle contraffazioni delle versioni ufficiali.
Chiamare i flussi migratori invasioni, a fronte di una vera invasione in corso in piena Europa, chiamare taxi del mare i salvatori di vite perdute.
Il vocabolario pubblico ha a che vedere col sistema immunitario. Se il virus delle falsificazioni non trova contrasto, antidoto, penetra nel corpo sociale e lo indebolisce. Il risultato è l’indifferenza, che è l’incapacità di distinguere le differenze.
L’ultima trovata nello spaccio di definizioni false è il cosiddetto Far West del Mediterraneo.
Non si riferisce alle bande libiche pagate dall’esborso dei contribuenti italiani. Non si riferisce alle loro scorrerie in acque internazionali all’arrembaggio di imbarcazioni in rotta verso le coste europee. Non è il Far West dei predoni che sequestrano e trasferiscono in Libia le loro prede umane.
Il Far West per i disturbati al potere è procurato dalle rare imbarcazioni di salvataggio.
Non basta loro una legislazione che già istiga all’omissione di soccorso in mare.
Non è sufficientemente infame.
Bisogna oltrepassare l’inverosimile e indicare quegli equipaggi come banditi fuorilegge.
Manca ancora la nomina di uno sceriffo del mare.
È risaputo che sulle nostre coste arrivano con mezzi di ogni tipo, nove su dieci di potenziali richiedenti asilo. Solo uno su dieci è a bordo delle pochissime scialuppe di salvataggio intervenute a naufragio in corso.
Fuorilegge, sia legale che umano, è chi vuole impedire di compiere il più elementare dovere di soccorso in mare.
Fuorilegge mentale è chi spaccia per Far West il Mediterraneo degli affogati.
Grazie. Anche in Francia, il virus delle falsificazioni a le simile conseguenze, et e di più in più ‘virulente” – https://blogs.mediapart.fr/eugenio-populin/blog/291122/erri-de-luca-fuorilegge
Quelli di San Damiano tirano la pietra poi nascondono la mano, si dice dalle mie parti nel Cuneese. I Salvini-Meloni di turno dicono che non si soccorrono in mare i migranti che rischiano di affogare, lo dicono e lo praticano; ma non osano ammettere la loro cattiveria, quindi la nascondono dietro motivazioni “nobili”: il contrasto ai trafficanti di esseri umani, il rischio mortale, il disadattamento e la devianza eccetera. Le soluzioni che prospettano sono i centri di partenza organizzati e controllati, i corridoi umanitari, il trasporto sicuro. Prendiamoli in parola, a condizione che, fino a quando non hanno realizzato quanto ritengono necessario e giusto, non ostacolino in nessun modo i soccorsi per chi non può permettersi di aspettare le loro civilissime vie della salvezza. E già che ci siamo, teniamo pronte liste di collocamento al lavoro – che tanto i migranti si troveranno comunque a fare nei cantieri e nelle campagne – e proponiamole a chi arriva; accogliamo a braccia aperte coloro che accettano i lavori proposti, pagati come si deve e regolarizzati dopo aver offerto corsi di lingua italiana e formazione professionale. Invece della legge sui flussi, inapplicabile, legalizziamo i flussi esistenti.