Su un cartello in montagna è scritto: ”Rispettate i prati”.
Intorno la neve ricopre ogni superficie. Ecco rispettati i prati, sotto protezione dell’inverno e della sua stesura.
Così mi viene in mente un pensiero da rivolgere al pianeta intero: invece di reagire alla pressione umana con il riscaldamento globale, provasse con il raffreddamento.
La miglior reazione contro un seccatore è ignorarlo freddamente, piuttosto che surriscaldarsi per irritazione.
Ghiacci il Mediterraneo, sia piovoso, temperato e fertile il Sahara, l’Africa diventi rifugio del pianeta insieme ad altre aree intorno all’Equatore. Non esista sud e nord, ma solo centro terra.
Chi ha strillato all’invasione da parte di profughi allo sbaraglio su relitti, supplicherà asilo alle sponde africane. Auguro loro la massima longevità per poter apprezzare pienamente l’ironia della Storia e della Geografia, che spesso coincidono.
Consiglio alla terra di estendere le aree polari, come ha già fatto in altre epoche del suo clima.
Non sarà l’innalzamento dei mari a scoraggiare l’umanità costiera, che andrà invece a gravare all’interno. Sarà il ghiaccio a imporre nuove regole di sopravvivenza, costringendo a inventare risorse non provenienti dal saccheggio del suolo.
Saliranno in cattedra gli Esquimesi, i Samojedi, scenderanno dal pulpito gli economisti.
Per riscaldamento serviranno più abbracci.
L’amica poeta Roberta Dapunt ha scritto: ”Curo i prati come il pavimento della mia casa”.
O così, oppure sia neve perpetua.
Superando i limiti e gli impulsi interni, i convenzionali punti di riferimento, le rotte degli uccelli, per andare dritti al centro, al principio primo da cui discende l’origine delle esperienze che ogni essere vivente fa del mondo, per cui ogni discorso perde la testa e la coda, una specie soltanto la coda ed un’altra la testa a decodificare l’eguale e il diverso tra un Monet ed un Picasso; mi chiedo cosa possa mai succedere, al centro, tra un elefante oriundo ed un economista, per esempio, oppure si stenda un velo di neve anche sull’incapacità di uno di relazionarsi, se l’altro non è uguale, e di entrambi a rappresentarsi lo stato mentale altrui davanti ad una pizza. Si spera che la neve cancelli ogni traccia di memoria del tipo a due zampe allo stesso modo di una amnesia infantile; che la neve curi quella inspiegabile nostalgia per una vaga età dell’euro, in cui non contava avere più neuroni a disposizione ma come impiegarli in caso di congelamento.
Bellissima Erri, sei sempre incredibilmente vero
Bello Erri molto bello curiamo i prati
UN abbraccio Mimmo