Esco dalla sala del cinema con la ricevuta del riassunto equilibrato della storia recente.
Il film di Olivier Assayas “Il mago del Cremlino”, dall’opera di Giuliano Da Empoli, tiene insieme la storia personale con quella pubblica dell’uomo che ha agito a fianco e nell’ombra di Putin. È lui, non il suo capo, il mago.
In Russia esplode l’euforia degli anni novanta. Il crollo del potere sovietico scatena la libertà della gioventù.
L’arrembaggio dei privati al tesoro di Stato trasforma alcuni burocrati in padroni di enormi fortune, capitalismo allo stato nascente.
Le recenti repubbliche spuntate dallo scioglimento della federazione degli Stati sovietici sono ribelli, dalla Cecenia alla Georgia. C’è instabilità.
Dopo la morte di Eltsin, ultima cariatide del vecchio regime, gli oligarchi puntano sul capo dei servizi segreti, Vladimir Putin.
È il restauratore dello zarismo, il liquidatore delle libertà.
Da queste premesse il film procede serrato, incalzante.
I tempi moderni sono rappresentati da schieramenti di tifoserie, visioni unilaterali. Questo film le scontenta. Mantiene l’equilibrio tra le opposte ragioni, con dialoghi che illuminano l’opaco di cronache passate.
Ho apprezzato la scelta degli interpreti. Jude Law era già stato Papa, ma calato in Putin lo smaschera, invece di assumere la sua maschera.
Paul Dano è l’impassibile consigliere, protagonista assoluto.
Esco dalla proiezione con questo sgomento: la lucidità del programma di restaurazione della potenza russa ha un vantaggio schiacciante sul farfugliamento politico della controparte occidentale.





E poi Greta Thumberg e Tony La Piccirella… Ginevra e Lancillotto che rinnovano l’anima del mondo. Che il mondo li accompagni.
Mi scuso e mi correggo … ThuNberg come il fiore.
Intrecciata nella trama della Storia Russa Contemporanea, “La Leggenda di Mago Merlino e di Re Putin-Artù.0″…
E’ solo che questo Artù è anch’esso la personificazione di una proiezione collettiva e l’Occidente la sua compensazione. “Na sdarovie” con la coppa del Graal, gettata alle spalle.