La prigione per motivi politici dovuti a resistenza civile è novità di ritorno dalle nostre parti. Si preferisce ignorarla, ma non in questa pagina.
Una insegnante di Latino e Greco, in pensione, ha avuto conferma della sua condanna definitiva a un anno di carcere. Con lei altre undici persone tra quelle identificate durante una protesta pacifica in autostrada, nel 2012. Pur essendo incensurate, a nessuna di queste persone è stata applicata la normale misura di sospensione condizionale della pena.
La singolare decisione della magistratura si spiega con il luogo dei fatti: la Valle di Susa. Lì lo Stato ha calcato l’elmetto, superato la prassi delle procedure, passato alle vie di fatto per reprimere la resistenza continua di una vallata, perciò trattata da zona di occupazione militare.
A 73 anni la professoressa Nicoletta Dosio sta per essere arrestata e trasferita in cella. Non chiede misure alternative come la detenzione domiciliare. Non si fa carceriera di se stessa. Dovranno andarla a prendere, magari di notte, per antica usanza di sotterfugio.
La professoressa Nicoletta Dosio non chiede attenuanti di pena, perché la pena è carico della magistratura che l’ha condannata e che la sconterà con il discredito e la sottomissione alla ragione di Stato.
Torna così con i crismi e crisantemi della legalità la prigione per motivi politici. Quella interruzione di circolazione autostradale del 2012 durò 40 minuti. La polizia era presente ma non intervenne. Non è stata incriminata per favoreggiamento.
Mi affianco a lei e agli altri undici per condivisione delle loro azioni condannate. Sono stato anch’io con loro su quell’autostrada in varie circostanze. Sono stato anch’io sulla loro linea di sbarramento contro la reginetta dei lavori pubblici inutili e nocivi.
Rispetto al fasullo TAV Torino/quasi Lione, perfino il MOSE di Venezia splende a capolavoro di luminosa utilità.
Intanto alla lista di figure intellettuali italiane che hanno saputo tenere insieme le convinzioni e le conseguenti azioni, si aggiunge il nome della professoressa di Latino e Greco Nicoletta Dosio, condannata e detenuta in nome del popolo italiano.
In nome di chi?
In nome di chi? In nome del Popolo bue.
Miserabili,di voi sia ” Damnatio memoriae “.
Ammiro la prof Dosio. Sono con lei.
Poeta, come sempre avrei un fiume di parole da dedicare alle tue riflessioni. Oggi mi viene solo un ‘grazie’. Il grazie non deve essere sempre per forza sottinteso, va detto, oggi è il caso. Perché so che parlare di certi argomenti può rievocare un certo fastidio, perché so che di certi momenti di questa democrazia slabbrata che stiamo vivendo non è possibile coprire le vergogne, solo mostrare appunto e … pena, sì, pena. E la pena non è mai facile da sostenere. Il rispetto che intellettuali come te mostrano per questa lotta ti sposta su un livello che ai maggiorenti nani è invisibile, anche se percepiscono che qualcosa gli giganteggia affianco…eh be’. Come minimo. Dicevo : grazie, anche se ai compagni il grazie è superfluo. Del mio aggiungi un abbraccio e un bacio, perché sempre il mio poeta sei. kiss, B.
… la resistenza civile non conosce età,
le risposte invece sono sempre repressive:
“Intanto alla lista di figure intellettuali italiane che hanno saputo tenere insieme le convinzioni e le conseguenti azioni, si aggiunge il nome della professoressa di Latino e Greco Nicoletta Dosio, condannata e detenuta in nome del popolo italiano.
In nome di chi?”
Invito a leggere questo testo necessario di Erri De Luca
Come sempre Erri dalla parte di chi resiste all’ingiustizia e alza la testa. Un grazie grande da una Valle che è tua. Un abbraccio da tutti noi – gigi
Anch’io mi affianco per condivisione….