Uno studente in una scuola mi chiede come superare l’insicurezza che lo blocca. Comincio il tentativo di risposta negando che l’insicurezza blocchi. Nel gioco e nelle cose serie si prendono decisioni e si compiono mosse senza il beneficio della sicurezza. Neanche quando si attraversa a piedi una strada ci si sente sicuri. Si fa attenzione e poi la strada l’attraversiamo.
Un attore che sta per entrare in scena a teatro, anche se è alla centesima replica, non ha la garanzia in se stesso di riuscire anche quella sera a svolgere il suo ruolo. Allora fa scongiuri, si da la carica insieme agli altri. La sua insicurezza è la qualità che gli permette il massimo di impegno e di concentrazione.
Se al contrario si sente spavaldo, si lascerà andare a una recitazione automatica, svuotando il personaggio della sua verità. L’attore sicuro di se, è per questo mediocre.
L’insicurezza è un valore. Permette di esplorare parti sconosciute di se stessi, mettendosi alla prova.
Fallire per insicurezza è fallire a metà, lasciando aperta la possibilità di riuscire meglio. Fallire in piena sicurezza di se, invece, non permette appello. Evidentemente non si sapeva fare di meglio.
Da giovane l’insicurezza contiene il futuro: chi sarò da adulto? La domanda si fonda sul fatto che le possibilità, a prescindere dal censo, sono svariate e tutte aperte, dal missionario al gangster. Diventando adulti, le variabili si riducono a un solo risultato. L’adulto è un resto semplificato di quello che era contenuto nel suo stadio giovanile.
Scrivo questa pagina senza certezza di raggiungere l’intento col quale l’ho iniziata. Incoraggiare: sorridendo alle proprie preziose insicurezze.
Erri
quella tensione a fare meglio a superarsi, grande Erri De Luca
hai portato tra gli studenti l’arte del sorriso che è la vera arte del gentiluomo.
Pascal
_Non se ne dovrebbe dire:,nè,nè,ma .Solo questo tratto universale fa per me._
.Così hai avuto la loro fiducia e hanno chiesto_insicurezza_…..bella domanda e tu hai risposto_fallire per insicurezza è fallire a metà, lasciando aperta la possibilità di riuscire meglio_Hai detto bene,in fondo l’insicurezza è uno stato d’animo che sta tra la paura di perdere e la voglia di provarci.In un certo senso sei stato un visionario.Se ci pensi hai
solo preceduto il mondo in cui questi ragazzi si trovano oggi a vivere,sperimentando
lavori diversi e dando dignità a ognuno di questi, in più dando valore,molto valore ai libri.
Come il cinese di Cristina Campo,anche tu potresti dire_io so che ogni rigo letto è profitto_
Questo sentire è una delle cose più difficili da lasciare in eredità nel meno,per noi,che ci resta da vivere.GRAZIE
…per queste persone non è nemmeno una questione di coraggio.
Ma poi, pensavo, l’insicurezza è una questione di obiettivi da raggiungere o di basi da cui partire? C’è chi fa del danno collaterale un obiettivo studiato a tavolino e c’è chi può fare affidamento soltanto su qualcun altro ma non se stesso perché perennemente fuori sede.
E’ proprio la gioventu’ il momento delle incertezze, poi si impara a conviverci! Esiste forse la sicurezza in qualche cosa? Ogni certezza e’ limitata nel tempo, viene stravolta, contraddetta, superata: dissi che non mi sarei mai sposata in bianco ma le foto dell’ album testimoniano il contrario, ” ora sei una certezza” dissi all’amore che poi morì…La nostra sola, grande sicurezza deve essere la continua connessione con noi stessi, la ricerca costante del sentire la vita che fluisce in noi, che siamo cio’ che sentiamo, consapevoli e vitali, a braccetto quotidiano con la nostra fragilità.
figlia molto ingrata quale io sono stata,
non avrei avuto risposte,mostrando sul momento
tutto l’avvilimento per simili domande
che mettono in luce la vita, sempre dura e ricca
e faticosa, se pur bella e misteriosa.
Belle le tue parole piene di garbo, donate
con sapienza senza la sicumera di chi,
in apparenza, qualcuno è diventato.
Son nata nella pace,libera e felice
senza saper far niente dal lato della mente
Ho avuto però amori dolori amicizie,in abbondanza,
sale della vita,per questo non sarò mai una
pentita
E.DICKINSON
Quando ho veduto il sole emergere
dalla meravigliosa sua dimora,
lasciando il giorno ad ogni soglia
e ad ogni luogo il suo lavoro,
senza uno strascico di fama
o un’aggiunta di suono,
a me la terra è sembrata un tamburo
seguito da ragazzi
L’insicurezza presente nel dubbio è l’unica certezza che pratico nella vita.
La sicurezza mente quando
crede a un centro
Di gravità permanente,che,
Quasi ogni giorno,
Cambia continuamente
La sicurezza sta nelle risata
Che sposta il mio io un po’ più in là ,
,con l’amica del cuore,ridere di noi,
Che non vogliamo eroi,o
Nel ridere di niente
Attimo di felicità momento di eternità
‘
Belle le domande dei giovani e? Semplici ed essenziali… Del resto tu stesso hai scritto che “Le domande sono più belle delle risposte, durano oltre di loro, girano ancora e a me viene sempre voglia di fare un’altra corsa, di dare una seconda risposta.” ‘Stavolta però te ne hanno posta una tosta ( e vai di rima! 😀 ) . Alla bambina che ero tanti anni fa la tua risposta sarebbe bastata… forse. Misurarsi con le proprie insicurezze, mettersi alla prova e sperimentare tanto il fallimento quanto il successo… eh. Ma erano altri tempi tesò. E poi francamente, allora per come si prospettava il futuro in famiglia, non è che ci fossero grandi spazi per filosofeggiare sulle incertezze del domani. Ai miei adulti di casa , per esempio, bastava finissi la terza media e mi mettessi in posizione per ricevere il solito calcio in culo verso una fabbrica, un bar, un posto purché fosse, come era toccato a tutti. “ Acchiate nu post ‘e fatica!” era il suggerimento generale a tredici anni, che ho perdonato nel tempo solo valutando che era a pappagallo quello che avevano insegnato anche a loro e che, tutto sommato, fin là aveva funzionato. ( Io poi, vista la testa di ca…volo che mi ritrovo: figurati se davo retta. Ero pianta dello stesso giardino ma di altro frutto). Avrei preso la tua risposta di oggi come una finestra di possibilità insperata, fresca. E poi avrei fatto di testa mia, ma con un altro spirito.
Per i ragazzi di adesso non è mica così Erri…”L’insicurezza è un valore”, e sono d’accordo con te. E’ qualcosa con la quale dobbiamo convivere e farne tesoro sempre, consapevoli di meritare tanto l’applauso quanto la pernacchia, è la vita e dobbiamo accettarla. Ma pensa a quante sollecitazioni hanno ora i giovani, bombardati dai cliché di perfezione a tutti i costi, un martellamento costante. A casa: “ Studia, prenditi un pezzo di carta! Vorrai mica esser meno di tuo cugino che s’è già diplomato?”; A scuola “ Potresti dare di più. “ (… a me ‘sto ‘di più sta sull’anima… ma di più di chi? Di cosa? Mah!…) . Al lavoro: “ Bisogna raggiungere l’obbiettivo!” , che ti viene voglia di dire…: ‘sto obbiettivo che spostate sempre, dove lo volete piazzare alla fine? Internet, i social…
E devi essere fico con le ragazze e i ragazzi, essere bello, aitante, ‘vippino’, avere il giusto abbigliamento, ascoltare musica di tendenza e frequentare posti e gente accettata nel gruppo ( … mi viene in mente Moretti: “ Faccio cose , vedo persone” , ridotto allo stato adolescenziale però, che triste.) Troppe trappole di insoddisfazione. Ecco il perché della domanda sull’insicurezza! Pare che il sano individualismo, che poi è quello che permette di confrontarsi con se stessi e affrontare paure solo propri, non sia di moda. Noi giovinetti di ieri abbiamo in qualche modo scornato con le nostre, io non ho ancora finito… ( …E non è vero che più vai avanti e più le insicurezze spariscono. E’ una cosa che mi sento di affermare, aggiungendo però che ci si può convivere fino a gestirle con consapevolezza); ma resta il fatto che per quelli di oggi è molto dura dare una risposta concreta…anche se credo che tu ne abbia data una carinissima, da papà più che da scrittore. Dici che “ L’adulto è un resto semplificato di quello che era contenuto nel suo stadio giovanile.” Be’, dipende dallo stadio giovanile, per fortuna per me non è stato così , grazie a Dio. Sul ‘chi sarò da adulto?’ io me lo sto chiedendo da quarant’anni suonati… e forse la risposta non la voglio più. Magari loro sì però, e allora do una mano anch’io. Ho risolto la paura e le domande, le pernacchie e gli applausi accumulati fin qui in uno dei tanti aforismi scritti che nessuno mai mi pubblicherà, ma che spero dia loro un incipit su cui riflettere. Fa così: “Si è quello che si è diventati. Non sempre si diventa chi si è.” Se hanno paura di diventare e vorranno invece essere, fidati: capiranno da soli che dovranno darsi una mossa con tutti i sentimenti.
Ciao poeta, tvb <3
Esercitando la ratio a scandire il ritmo di passi lunghi e ben distesi, lungo strade cittadine lastricate di bucce di banana, attraverso invisibili recinti marcati da cani sciolti, è dato proprio a tutti di aumentare la percentuale di possibilità che si scivoli, proprio tutti (dato è che tutti esclamano: “Ma proprio a me?”), direttamente in una calzamaglia, che tra le altre cose nasconde meglio che se tutti sprofondassero. Fianchi e culi.
Spiderman: il mio preferito. Me lo potevo permettere, oltre che per costume, usi, abitudini, sindromi e sensi di colpa, anche per tradizione: consideravo la Taranta una sua nobile antenata caduta in disgrazia.
Ora la calzamaglia non nasconde più i fianchi, anzi li esalta. Ora …song a mamma di spiderman, che significa che sono intonata. Finalmente.
Basti pensare al giovane che, con tanta insicurezza, compie i “primi passi” alla guida di un’auto. Qualche anno e un po’ di pratica dopo, quell’insicurezza lo farà sorridere.
L’intento, almeno per quanto mi riguarda, è raggiunto.
Mi sento incoraggiato e mi appresto a sorridere con pazienza alle mie insicurezze.
Grazie per l’ispirazione.
Che bello, Erri! Un’altra verità contenuta in una tua nuova dolce pagina di poesia. Grazie.
e si.
stampo la pagina e domani la porto a scuola.