“Un osso a un cane non è carità. Carità è l’osso condiviso con il cane quando tu sei affamato quanto lui”. Questa frase è di Jack London, scrittore, militante socialista, tra 1800 e 1900.
La carità è un gesto personale e dipende da un’occasione che spinge a praticarla. Oltre di essa esiste un sentimento collettivo che moltiplica e organizza su scala maggiore il sentimento della carità: la fraternità.
Sta in terza posizione nella terna dichiarata dalla Rivoluzione Francese, dopo libertà e uguaglianza. Ma non è fatta della stessa pasta. Le prime due sono diritti e sono alla portata di chi si batte per ottenerli. La Rivoluzione pretese di realizzarli.
In vita mia mi sono trovato insieme a molti a fare qualcosa di concreto per raggiungere un’ uguaglianza, una libertà. Ma la fraternità non appartiene al campo delle conquiste civili, dei diritti. Non si può conquistare. Che ci fa da terza, nelle trinità laica inaugurata dalla Rivoluzione?
È la condizione che permette le altre due. È lo spirito che tiene insieme una comunità e le consente di essere libera e uguale, prima di tutto al suo interno. È il sentimento di appartenere a una più vasta famiglia umana. È la condivisione di una sorte comune.
Il movimento operaio al suo inizio fondò e si fondò sulle società di Mutuo Soccorso. Erano libere associazioni costituite con fondi comuni per sostenere le famiglie di operai uccisi sul lavoro, feriti, ammalati o licenziati per motivi sindacali. Si moltiplicarono tra il 1860 e il 1880, formando la rete che non discriminava tra diverse convinzioni politiche. Erano ispirate alla fraternità.
Oggi esiste nella fitta e non censita opera solidale del volontariato. Ma se ne sta appartato, non comunicante, insaccato nella categoria detta del terzo settore. Macché settore, la fraternità è sentimento e condizione per stabilire se si è cittadini di una comunità o sudditi dispersi di un latifondista. La fraternità è l’ossigeno politico che rianima le fibre di una società di liberi e di uguali. È la pietra d’inciampo del prima io degli altri, scandalo di ogni individualismo.
Erri
Tra poco è martedì. Un ancóra, Erri!
…Oppure così:
“Ho parlato a una capra
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d’erba, bagnata
alla pioggia, belava.
Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.
In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male
ogni altra vita.”
(La capra, di Umberto Saba)
la bimba_che belle le ciliegie_
la madre_e sì una tira l’altra_
La condivisione di una sorte comune, al contrario del più generico”sbolognare”, è atto nel quale la memoria è momento sincronico alla sintassi del buon senso animale: restando in superficie, così commenterei Jack London…
E così: “Qui giacciono i miei cani… […] Ogni uomo nella culla succia e sbava il suo dito ogni uomo seppellito è il cane del suo nulla” (G. D’Annunzio)
Chi ha sempre spartito la torta, proverà invece tristezza davanti ad una fetta. Ma, per carità, questo è da impudichi, “novi sempre et antichi”.
la vita ,la gran divoratrice,che i poeti continuano a nutrire con la loro musica…..
a volte la stanchezza ci rivela cose che non avremmo mai saputo senza di lei
trovo stanchezza nelle tue parole,intrinseca stanchezza,
parole ripetute troppe volte….forse.Inutilmente?forse, chi
lo sa.La stanchezza del pensare,la fatica di lavorare tu le
le conosci tutte e due,ogni tanto sarebbe bello lasciarsi andare.
Pure questo è difficile.In certi difficili momenti.Sembrano stanchi
anche i bambini ,oggi.Chissà cosa pensa un bambino della balena
blu di Zagabria,balena dell’immaginario,che sembra sospesa lassù.
ma restano vere le parole di Mandel’stam
E di fronte al groviglio delle asticelle
il bambino resta in silenzio-
dorme,l’universo,nella culla
della piccola eternità
il bambino vede la balena blu e fa un urlo di gioia
non gli interessa sapere dell’immaginario collettivo,
del grande groviglio del mondo,la balena è bella e
questo gli basta,Poi il resto verrà ma non per tutti.
Eppure qualcuno ha detto _lasciate che i bambini
vengano a me_ mi pare di ricordare……
(Faccio un piccolo appunto sul famoso motto francese “libertè egalitè fraternitè”, che trovo sempre splendido , ma a metà, non foss’altro per il vizio tutto francese di escludere dal privilegio tutti quelli che francesi non sono, un brutto uso nazionalistico che, eccetto pochi eletti come Cédric Herrou, persiste. E vabbe’, ogni popolo ha le proprie pecche.)
Su cosa sia il concetto di fraternità si sono dibattuti in molti intellettuali, religiosi e laici, oggi tu la accosti per un attimo al sostantivo ‘carità’, una parola tipicamente cristiana che diventa davvero sostanza nella vita della comunità; ma forse un tentativo l’avevi fatto già in ‘Pianoterra’, quando scrivesti : “Pietà è farlo senza averci pensato prima, farlo perché ci si è imbattuti in quel caso per caso, da passanti distratti. Pietà è un gesto accidentale, non una virtù permanente. …Pietà è rispondere presto a un affanno, è velocità di riflessi del cuore.” Tuttavia, per quanto queste parole mozzino il fiato per meraviglia, non è possibile accostamento. Non basta sostituire ‘Fraternità’ con ‘Pietà’ per questo concetto, perché la prima dev’esser costante nel tempo e mantenere la stessa convinzione, vuole acqua , sole e tempo per crescere; la seconda risponde o meno a un momento d’urgenza. Pur facendo parte della stessa famiglia di buone intenzioni, è la resistenza dell’idea di fratellanza a esser posta in una tensione fatta di pregiudizi e volontà non sempre salde e di conseguenza a accettarne esiti. Non è mica così semplice, bisogna superare l’egoismo dell’io, riconoscere che gli altri esseri abbiano i tuoi stessi diritti di campare dignitosamente, i tuoi stessi bisogni e combattere per difenderli abbattendo, tanto per cominciare, l’ostacolo più grosso: il proprio ego. “Ama il tuo prossimo come te stesso”, diceva il campione imbattuto di fratellanza, e con questo Gesù Cristo l’ha messo ‘a chillu servizio ‘ a tutt quant, ci ha fregato tutti. (Un ordine d’amore che solo suo Padre , nel primo comandamento, ci aveva estorto). Perché ci conosce, sa qual è il nostro vizio primario e quanto sia difficile scavalcarlo …Perché in fondo è questo quel che smuove il sentimento no? Finché il prossimo è un famigliare, un amico, siamo tutti pronti; ma se si tratta di una persona estranea , di sangue che non risponde al tuo ma che urla forte aiuto, non scattiamo con la stessa velocità. Perché fraternità, che è di condivisione del presente e non la concessione di ciò che avanza, è scommettere sulla propria capacità di rinuncia al proprio spazio vitale. E’ roba per santi, noi che proprio santi non siamo.
Ciao poeta <3
Condivido
Mi allargò un po’ e poi “spengo le ali”…
Pietra d’inciampo è l’intelletto incapace di pensare un universo libero come una costante interconnessione tra materia e spirito… Quella “prima parola”, “fanciulla figlia della luce”, non è stata condivisa con l’anima. Come un dolore “riferito”, non è partecipe della vita degli altri.
la buona volontà, da cui volontariato,può fare molto ma
è alla politica che spetta la capacità di visione.
A lei l’intuizione di immaginare un mondo più giusto,
,un mondo possibile di donne e uomini liberi o almeno
un po’ più liberi da tutte quelle incrostazioni fossili
che ci fanno sembrare dei rettili .La fratellanza si ha
con più uguaglianza e il dolce profumo della tolleranza,
quella vera non quella pelosa che dura a stento una sera.
pensieri puerili dopo una giornata faticosa
è bello leggere le tue riflessioni, è bello sentire qualcuno che parla ancora di mondi alternativi possibili. Ci hanno insegnato il pragmatismo del capitalismo e di diffidare dalle ideologie qualunque essa sia. L’ideologia di uomo sociale invece è l’unica condizione sostenibile.
La fraternità è quel sentimento che ci prende e ci fa agire