Il primo novembre dell’anno 1755 cominciarono a cadere libri dagli scaffali della più antica libreria d’Europa, fondata a Lisbona nel 1732.
È l’inizio di un terremoto che stermina centomila persone, seguito da tre onde anomale e infine da un incendio. Era il giorno di Ognissanti, scarsissimo a miracoli.
Le catastrofi arrivavano sul mondo come tempeste, intense e concentrate in pochi giorni. Producevano estinzioni immediate e una scia di mortalità seguenti.
Nella scrittura sacra si legge di Davide messo dalla divinità di fronte alla scelta tra tre piaghe da dover subire. Una carestia di sette anni, una continua disfatta di tre mesi di fronte al nemico oppure una epidemia di peste di tre giorni (2 Samuele capitolo 24). Davide sceglie la più breve. Muoiono settantamila in settantadue ore.
La percezione odierna delle catastrofi è cambiata e se ne avverte un accumulo indistinto e sospeso. L’esplosione della centrale atomica di Chernobyl ha sparso malformazioni e tumori fino al nord est d’Italia. I guasti al clima si sommano agli effetti nocivi di danni micidiali alla salute da parte di una miriade di agenti.
Non è più possibile la scelta di Davide, subire una sola piaga breve.
Si attraversa una catastrofe strisciante e prolungata.
Contro questa condizione di passività reagisce e si muove una generazione non ancora ventenne. Con fermezza e calma indica soluzioni e chiama alla sbarra i poteri attuali con accusa d’inerzia e di complicità. Il loro voto non è ancora pronto, perché dovrebbero poter votare anche i sedicenni per la loro Europa. Il loro volto invece è già delineato.
La nuova Europa sarà in mano a loro e sarà migliore.
Foto: Turner, Incendio in mare
Per sentirsi parte di un tutto forse è necessario percepire l’ingiustizia di una punizione che, a causa propria, ricade su chi non ha colpa. I governanti facciano pure esercizio di consapevolezza immedesimandosi in un paese, nel momento in cui sono chiamati a scegliere la giusta condotta risarcitoria ad un danno; educarsi a “cadere nelle mani degli uomini”, come dalle stesse sono stati investiti, amplifica la coscienza. Spero sia sempre così.
Non facciamoci deprimere dalla crepa nera che attraversa l’anima di molti italiani in questo momento. Prendiamoci cura del dolore, della voglia di gioire e di abitare ogni luogo con più amore.
Davvero la politica ora in Italia sembra uno spazio cupo e spetta a ognuno di noi buttarci dentro un poco di luce. Bisogna farlo ogni giorno, le elezioni sono solo un piccolo frammento della vita politica.
Franco Arminio
(W. Turner, uno dei miei preferiti 😀 ) Avevo scritto un commento più articolato stamane, ma a quanto pare la tecnologia mi ha tradita! In sintesi, avevo commentato che spero che i giovani di oggi non debbano dover scegliere tra le disgrazie come dovette fare David, che attualmente si concretizzano e anticipano in varie forme. Per constatazione evidente, non c’è più bisogno di un dio che ce le mandi, ce le costruiamo da soli le piaghe. Chi la fa l’aspetti si dice… ma sarebbe più giusto il : chi la fa: tiri lo sciacquone! Le disgrazie oggi sono raccolte in un discount di sfruttamenti vari dove chi prende a sbafo lascia il conto da pagare a loro, all’umanità di domani. E non basta aprire la finestra delle buone intenzioni per far uscire il puzzo dei peccati accumulati, scopettino alla mano ci tocca grattare assieme le tante latrine lasciate in giro: terre dei fuochi, microplastiche, disboscamenti selvaggi, filtri industriali che non si installano mai, ecc… Che dici poeta? Durerà questo movimento civile, o si sgonfierà come un palloncino in alta quota? (Tu che vai spesso in montagna, se lo vedi: afferra il filo!). Tanti baci, Tappino tuo.
Bravo Erri, grazie. Evviva i giovani che hanno il futuro davanti e sapranno essere consapevoli e migliori…
Si sarà migliore perché funziona così la consapevolezza che ogni tanto salta qualcuno ma resta presente in altri. Caro Erri oggi ti aspettavo come si attende un caro amico che riesce sempre a farti superare i momenti di buio. Ti voglio bene. Maria