La prima testimonianza di una scalata da parte di chi l’ha compiuta, risale al 1336. Il poeta Francesco Petrarca è l’autore di “L’ascensione al monte Ventoux”, cima della Provenza che raggiunge 1900 metri.
Ne fa la salita insieme al fratello minore Gherardo, più agile e più abile di lui. Un alpinista di solito cita predecessori, Petrarca cita invece illustri autori come Tito Livio, Sant’Agostino e anche Ovidio, di cui trascrivo il verso: ”Volere è poco, per raggiungere bisogna desiderare”.
Per arrivare in cima al Ventoux Petrarca riconosce fisicamente che la sua volontà non è sufficiente, che volere è poco. La fonte necessaria di energia per alimentare sforzi mai compiuti prima, è il desiderio che lo attrae verso la cima.
A scuola s’impara la frase scritta da Vittorio Alfieri: ” Volli, sempre volli, fortissimamente volli”. Vuole scrivere tragedie e si fa legare stretto alla sedia per obbedire a questa volontà.
È immagine che mi spiega cosa sia il verbo volere, un ordine che lega, che costringe e dipende dalle decisioni della mente.
Di tutt’altra natura è il desiderio, che coinvolge ogni fibra del corpo e smuove, spinge, catapulta fuori, anche fuori di sé. Petrarca ne riconosce la forza motrice che gli riempie il fiato mentre arranca sui risalti di roccia del Ventoux. Il desiderio della cima sovrasta la fatica, lo fa proseguire mentre cerca invano e più volte passaggi meno scoscesi, mentre suo fratello che lo precede li affronta spedito. I tentativi a vuoto gli insegnano che certe asprezze non si possono aggirare.
Petrarca riconosce nei suoi sforzi il miscuglio di umiltà e di orgoglio che sta nell’incomprensibile desiderio della cima.
Non è il primo resoconto scritto di una scalata. Ce ne sono nella scrittura sacra, Sinai per esempio. Citando la sua lettura di Tito Livio, Petrarca riferisce la salita a un monte della Tracia da parte di Filippo il Macedone.
L’ascensione al monte Ventoux ė però scritta da chi l’ha compiuta. Merita il primo posto nella letteratura di genere, che poi sarà abbondante.
Qui la nomino per testimoniare il valore del desiderio nelle imprese umane, riuscite e fallite. Quando si sbuca oltre lo strato delle nuvole e si sta con i piedi piantati al di sopra di loro, si sente nel battito e nel fiato la corrente continua del desiderio in marcia.
Oggi alzo la testa al cielo e Don Alessandro dice che per accedere al regno la chiave per aprire è la croce. Chi ha bussato spero sia stato aperto e di scalate ne ha fatte sulle montagne vere. Giuliano oggi sarebbe diventato nonno di Gabriele nato stanotte venuto dall’acqua e come un pesciolino che si trasforma nel tempo salirà come il nonno sulle vostre amate montagne Erri.
Un abbraccio Antonella
Il desiderio “catapulta fuori”…
… Mentre non trascura se stesso e il suo talento chi scorge ben nascosto nei luoghi intorno, a destra e a manca, il volto della persona amata: a destra dice che “[…] tu proverai come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale […]” , a sinistra, invece, più aderente al contesto panoramico, gorgoglia “Odero, si potero; si no, invitus amabo”.
…e stiamo parlando del 1336. Sono stato su Monte Ventoux qualche anno fa, in auto, ciò che più mi impressionò fu la maestosità di questa Montagna, abbiamo in Europa montagne e massicci molto più grandi, più alti, anche più del doppio, sopra i 4000 metri. Però partendo da altimetrie già considerevoli non ne danno l’effetto di Monte Ventoux, perchè praticamente parte dalla pianura Provenzale e si erge per tutti i suoi 2000 metri, impressionate. Mi immagino Petrarca partito dalle *chiare e dolci acque* di Fontaine de Vaucluse già il solo avvicinamento dovrebbe essere stato un grande viaggio; per poi portarsi in quota e ritrovarsi con “Nuvole sotto i piedi”. Grazie per la sua Cronaca, e grazie ad Erri De Luca che ce la ricorda.
Grazie Erri, come sempre: Grazie