Mio padre mi spiegò i movimenti dei pezzi sulla scacchiera. Quello del cavallo che poteva saltare sopra le altre figure era il più spettacolare.
Giocammo insieme qualche partita. Mi fece vedere le poche mosse che portano al veloce scacco matto, detto del barbiere.
Per un periodo m’interessai del gioco, leggendo un libro dedicato alle varie aperture con le mosse iniziali. Le ho dimenticate. Di una ricordo il nome: Siciliana.
So ancora muovere i pezzi ma come singoli soldatini, senza una strategia d’insieme.
Ho preferito i pedoni, i più sacrificabili che possono avanzare di una sola casella e non possono tornare indietro.
Intorno a loro infuriano i pezzi che possono traversare la scacchiera da un bordo all’altro con una sola mossa.
I pedoni sono la fanteria e li accomuno ai giorni che avanzano di una sola data del calendario. Alcuni sono consumati dalle stanchezze fisiche, qualcuno raggiunge un traguardo Impensato, qualcuno si ferma davanti a un improvviso sbarramento.
Nella biografia di una partita gli altri pezzi, le forze maggiori, fanno la grancassa utile alle cronache. I pedoni invece rappresentano i silenziosi anonimi operosi.
Mi avventuro nell’accostamento tra pedoni e giorni perché quest’anno è ai suoi ultimi pezzi ancora in campo.
Se è stata una partita, non so se è andata persa, vinta o pareggiata.
In English:
My father taught me the movements of the chess pieces. The knight’s move, which could jump over other pieces, was the most spectacular.
We played a few games together. He showed me the quick series of moves leading to a fast checkmate, known as the scholar’s mate.
I became interested in the game for a while, reading a book dedicated to various openings and initial moves. I’ve forgotten them all. Except for one—its name lingers: Sicilian.
I can still move the pieces, but like isolated little soldiers, without any overarching strategy.
I preferred the pawns, the most expendable ones, able to advance just one square at a time, with no option to retreat.
Around them rage the powerful pieces that can sweep across the board from one edge to the other in a single move.
Pawns are the infantry, and I associate them with days, which advance by only one calendar date at a time. Some are consumed by physical fatigue, some reach an unexpected milestone, and others come to a halt before an unforeseen barrier.
In the biography of a chess game, the other pieces—the major forces—play the fanfare for the chronicles. The pawns, on the other hand, embody the silent, anonymous workers.
I venture to draw a parallel between pawns and days because this year is down to its last pieces still in play.
If it has been a game, I don’t know if it was lost, won, or drawn.
Mi piace pensare che i pedoni, in fondo, siano quelli che fanno la storia. Quella personale e quella di relazione. Se abbiamo speso le nostre mosse in buona fede, non avendo procurato danni voluti agli altri e alle cose, beh … la partita la si può considerare vinta. Di quelle vittorie che lasciano un bel segno e un buon segno, negli altri prima ancora che in noi stessi.
Dalla Francia, e con un Italiano approssimativo, grazie per questo commento, e grazie a Erri per i suoi scritti. Ho 79 anni e con l’avvicinarsi della fine credo che l’importante sia non perdere né vincere, ma cercare di fare del proprio meglio per tutta la vita.