Uno scrittore riceve la domanda: per chi scrive?
Ammesso che ci sia una risposta, so per certo che la prima stesura di una storia sul quaderno la sto facendo per me. Mi tengo compagnia con le scritture, mi accompagnano ancora prima di fissarsi sulle righe.
Quando ne smetto una e mi metto a ricopiarla, sto trasformando quelle pagine fatte per me in quelle destinate alla lettura di chi vorrà prendere il libro.
Le seconde, le terze ricopiature, la battitura sulla tastiera sono per la persona sconosciuta che a sua volta si terrà compagnia con loro.
Lo scultore in bronzo compone la sua forma prima con il gesso. Finché non la trasforma in fonderia nella lega dei metalli, quella statua di gesso è fatta per se stesso. A lui rimane come a me rimangono i quaderni.
Il David che abbatté Golia compose dei versi e ne inventò la musica. Avrebbero successivamente fatto parte dell’antologia detta Salmi, pubblicata in infiniti esemplari. Ma mentre gli scaturivano, era da solo a fare il servo pastore di suo padre, mandato lontano a pascolare greggi. Nei bivacchi delle notti accanto al fuoco a sorvegliare il bestiame a lui affidato, si tenne compagnia con quei componimenti. Ne tenne a mente i versi aiutandosi con una rudimentale arpa fatta con corde di budello.
In ogni forma di espressione c’è un primo tempo, staccato da tutti i successivi, che esclude destinatari.
English translation:
FOR WHOM?
A writer is asked: for whom do you write?
Assuming there is an answer, I know for sure that the first draft of a story written in my notebook is for me. I keep myself company with the writings; they accompany me even before they are set down on paper.
When I finish one and start copying it over, I am transforming those pages made for myself into ones intended for the reading of anyone who might pick up the book.
The second and third rewritings, the typing on the keyboard, are for the unknown person who will, in turn, keep themselves company with them.
The bronze sculptor first composes his form with plaster. Until he transforms it at the foundry into a metal alloy, that plaster statue is made for himself. It remains with him, just as the notebooks remain with me.
David, who defeated Goliath, composed verses and invented music for them. They would later become part of the anthology known as the Psalms, published in countless copies. But while they were flowing out of him, he was alone, serving as his father’s shepherd, sent far away to graze the flocks. In the bivouacs of the nights by the fire, watching over the livestock entrusted to him, he kept himself company with those compositions. He remembered the verses with the help of a rudimentary harp made with gut strings.
In every form of expression, there is a first phase, separate from all the subsequent ones, that excludes any recipients.