Un artista cinese a Napoli, Liu Jianhua si è infilato nei vicoli di Porta Capuana. Incontra ospiti di passaggio, che il giornalismo definisce immigrati, entra nelle botteghe artigiane di ceramiche, di cartapesta, legno.
Napoli vista da una terrazza è statuaria, muta e ammutolisce, ma non si fa sfiorare. Invece sul marciapiede, nello zigzag lubrificato dei corpi tra gli intralci, nella densità di affanni ragionati e di maestrìe febbrili, si manifesta ai sensi. Napoli è avvertibile dai ravvicinati, non dai panoramici.
L’artista cinese viene dal più numeroso popolo del mondo, da un allenamento all’impatto col molteplice. Ha la prontezza di riflessi di chi coglie al mercato il banco migliore, esperto in compravendite di oriente, immenso capannone delle civiltà.
Il loro viaggio è stato una lunga processione verso occidente. Il mare Mediterraneo è servito da piano di carico delle conoscenze e delle produzioni. Riso olivo vite, astronomia numeri geometria, monoteismo bussola teatro: le terzine potrebbero proseguire a lungo.
Perfino le città, Napoli inclusa, sono state piantate da esploratori di oriente, in arte Greci.
Non sorprende un artista cinese a Porta Capuana. Non è frutto di caso ma di invito. Invito è appunto solamente questo: il desiderio di ospitare. Ci vuole poi che l’ospite ci metta tutto il resto, il viaggio, il tempo di sosta, di visita e di raccoglimento.
Napoli è prodigiosa. Le sue botteghe artigiane non sono la pittoresca reliquia del passato, ma un laboratorio di futuro. Economie e commerci non agiscono secondo nostalgie, ma rispondono all’incontro tra domanda e offerta. Le botteghe artigiane sono l’aggiornamento di mercato e non l’antiquariato.
La piccola produzione irripetibile e fuori portata dei grossisti della grande distribuzione, costituisce profezia di tempi in cui l’economia dovrà chinarsi sul dettaglio. Al contrario di un centro commerciale, Napoli è sparpagliamento di punti di vendita e perciò di incontri, scambi, contrattazioni, consigli, informazioni. Brulica su tre turni e pure questo la rende insonne come deve essere una città. Le folle forestiere vengono a frequentare questo oriente esperto, riportato all’ordine del giorno.
Porta Capuana è campo di nuove presenze, ospiti venuti da meridioni e orienti, fermatisi per pausa di viaggio e poi rimasti. La città li assorbe per sua porosità di tufo e di insondabile capienza umana, che comporta adoperarli nella sua capillare economia di scala e sottoscala.
L’artista venuto dall’innumerevole luogo detto Cina, mescola gli ingredienti. Ospite del Chiostro di Santa Caterina, della sua corte cortile, maneggia le porcellane create nei millenni precristiani del suo vasto impero con la cartapesta napoletana che resuscita le fibre degli alberi a formare figure umane.
L’insieme è accomunato dal titolo Monumenti, parola che viene dal verbo latino “monere”, avvertire. Sono avvertimenti, annunciano forme e fermenti del tempo a venire. Si inaugura a dicembre.
o un altro pianeta,probabilmente.
E’un mondo di pazzi questo su cui poggiamo i piedi
Spero che a Roma il due dicembre ci sia un fiume di persone,un fiume in piena,travolgente.
Lo Yemen oggi sembra non contare niente,sparita ogni traccia.Forse è realmente su un altro pianeta
Kassel-Monumenta.
Dunque la Cina è vicina?A me sembra una bella notizia.Ho sempre pensato Kafka un po’ cinese.La Cina farebbe bene a noi e noi alla Cina.
Lo so detto così sembra un costrutto privo di senso ma un suo senso ce l’ha.I confini oggi sono molto labili,l’arte conosce strade che non si possono fermare.
Come i ricordi.
Bella l’etimologia di “monumenti”, la storia corre e ricorre, è bene che esista qualcosa che ci ricordi di ricordarcelo.
Bellissimo leggere parole di Erri su Napoli, sono entrambe cose in cui affondano le mie radici di essere umano. La sensazione è quella di sentirsi chiamare per nome in mezzo a una folla immensa e senza volto.
😀 … Che fai tesò, parli di Napoli? 😀 E’ bella la tua città, poeta. Talmente tanto che fai bene a descriverla a pezzi… oggi Porta Capuana… domani Pompei o il Vesuvio, o le Isole. E’ una città che non puoi contenere con una sola descrizione, e neanche la sua gente… voi siete ‘troppo’ di tutto, un popolo a parte. Se gli posso trovare un difetto, Napoli su di me ha l’effetto che hanno le città troppo belle per essere guardate a lungo: è carta moschicida, dove la mosca sono io che ogni volta che me ne vado lascio un pezzetto di ala appiccicata ai muri. Così sono per me anche Genova e Roma… e Torino ovviamente. Ma Napoli è proprio strana… invadente pure se dorme. Ti costringe a farsi guardare… e mo’ non dico altro, se no mi piglia la malinconia. PS: ” La piccola produzione irripetibile e fuori portata dei grossisti della grande distribuzione, costituisce profezia di tempi in cui l’economia dovrà chinarsi sul dettaglio. ” … questa la dovrebbero far scolpire alla Camera di Commercio di Napoli , con pace amen e alleluja per firma 😀 . Niente di più azzeccato tesò. Ciao poeta, il tuo tappino.
Io sono argebtina e ci sono stata a Napoli nel mese di agosto. Un signore per strada vendeva dentro un flacone, l’aria di Napoli, si l’ho comprato, perché mi ha sembrato meraviglioso la sua inquietudine. Cosí ‘e Napoli!
Mi sono sempre sentita abbracciata da Napoli tutte le volte che l’ho attraversata:dai suoi vicoli,dal soffio del suo clima,dalle sue bellezze a cielo aperto ,da quelle protette nello scrigno
dei suoi palazzi e chiese.A Napoli c’è uno dei quadri della mia vita -La crocifissione- del Masaccio.Mi fa tremare ogni volta -l’urlo visivo- di Maddalena che ,come un uccello,allarga le braccia per poter spiccare il volo verso il vero amore della sua vita.Napoli crocevia del mondo,grande città metropolitana,che non si ferma mai.Cosa sarebbe l’Italia senza Napoli?
Liu Jianhua proprio qui può pensare a forme e fermenti del mondo a venire,farli scivolare dalle sue dita per vivificare le cose che ci stanno attorno
Finalmente, nel mercato, c’è chi investe nel capitale umano del più “debole”, solitamente legato al piede del più “rappresentato”, ma poco raccomandabile perché se attraversa una crisi interiore si porta affondo anche l’altro. Vecchia pratica occidentale quella, vecchia pratica orientale questa.
Guardo fuori.Neve gelata.Mondo sospeso-fenomeno ipnotico.
Respiro il vuoto silenzioso.Caffè ,una sigaretta,il linguaggio
del corpo dà un guizzo di gioia.Mi metto a leggere il tempo
ritrovato e colorato di un altro luogo.Questo mio non è
tempo sprecato, mentre penso all’artista che mescola gli ingredienti
che formeranno un nuovo linguaggio :il suo.Viene voglia di venire
a Napoli a dicembre.Grazie Erri