In una sua canzone, “Shelter from the storm” Bob Dylan scrive che la bellezza cammina sul filo di un rasoio. Lo stesso si può dire dell’ironia che sta sul tagliente equilibrio del funambolo.
Dario Fo e Franca Rame, sono stati i maestri circensi dell’irriverenza verso le autorità. Ne sono stati ripagati con ostilità e distanza. La fama mondiale, rincarata dal Nobel per la letteratura, è stata trattata dal potere politico come un disturbo della quiete pubblica. Dal ’97 , anno di assegnazione del massimo riconoscimento letterario, a oggi, per diciannove anni questo paese non ha saputo che farsene di lui. Lui non si è dato per celebrato e messo a riposo sopra il piedistallo. Ha continuato a intervenire con le sue opere e con la sua persona nelle tensioni civili italiane. In diverse occasioni gli italiani lo hanno incrociato in piazza, condividendo fisicamente cause necessarie.
A me ha dato pronto sostegno quando venivo processato per le mie parole contrarie al tossico traforo in Val di Susa.
Non era l’intellettuale impegnato che parlava ex cattedra. È stato il cittadino Dario Fo che ha preso impegni scomodi e dolenti, scendendo dal palco per stare insieme.
È stato il più allegro premio Nobel della letteratura. Gli si deve al posto di una lacrima la gratitudine del sorriso.
Erri De Luca

Quando muoiono persone del livello di Dario Fo, l’unico modo che trovo per onorare la loro esistenza è quello di dire loro:
“ho compreso il messaggio della tua vita, ora nella mia realtà, vasta o limitata che sia, mi adopererò per mettere in pratica il tuo esempio: grazie per tutto quello che ci hai trasmesso”-
Se ci limitiamo a contare solo quelli che non ci sono più, il mondo sarà destinato ad essere sempre più violento e triste.
Invece comportandoci seguendo il nostro sentire più profondo, mantenendo vivo il ricordo dei grandi personaggi che ci hanno accompagnato durante la nostra esistenza parlandone anche alle generazioni future è l’unico modo, a mio avviso, per far crescere il seme che loro hanno piantato.
Penso che solo con l’impegno di ogni singolo essere umano, il mondo potrà essere sempre più libero e accogliente.
Ciao Dario
Se vedeva il mare arampigarse per el cielo, ciao Dario Fo
Grazie Erri. Bellissimo ricordo. Uomini liberi e così pochi esempi ormai.
Andavo ad assistere agli spettacoli che dava al Teatro Tenda di piazza Mancini a Roma, ascoltarlo e vederlo muoversi sul palco era un viaggio della fantasia, ne conservo un ricordo bellissimo che mi è rimasto nel cuore e nella mente, grazie Dario
vedo Dario Fo sorridere mentre ascolta
in cielo blowing in the Wind beato con
Franca e con molti di noi quaggiù. …
Gli sarebbe piaciuto rinascere Giullare in cielo? La parte è sua!
Grazie, Dario Fo, ho molto da restituire anche a te. Spero, per adesso, ti possa accontentare di questo…
Da “La nascita del giullare”, in “Mistero Buffo”, di Dario Fo e Franca Rame
“Ahh… gént… vegnì chi che gh’è ‘l giulàr! Giulàr, ca son mi quèl… che fa i salt e ca ‘l tràmbula de folìa e che… (Esegue una piroetta buffa) Oh… oh… a ve gh’ho fàit rìder!
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Ho capito che un certo Miguel, lottatore di strada, attirava l’attenzione su di sè saltando da una parte all’altra come un pazzo… Ma poi…
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Vegnìt che ve fagarò scompisciàr… murìr de ridàde quand ve farò descovrìr i magiorént che i van intòrna tronfi e gonfìat ‘me balòni a far guère e a scanàr… ma basta stapàrli, tràrghe via ol pirce dal cul e… PFFF!!, se sgiònfia e i stciòpa ‘me vesìghe! […]
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E l’ho capito che chiedeva un piercing, come quello dei giovani maggiorenni, per bucarsi le vesciche indolenzite.
CIAAAAAOOOOOOO!!!!
un ricordo personale.
A Reggio Emilia negli anni 60.
Forse il primo incontro con il teatro
popolare.Si il sorriso è meglio
della lacrima,ridendo ci ha fatto capire
un mondo.
Con lui voglio ricordare i meravigliosi del
Living ,compagni di strada straordinari.
Quegli anni ancora gettano semi da far
germogliare…
Sono le persone come lui che ci fanno ancora credere in un futuro possibile, per cui valga la pena di vivere e di lottare. E ce ne sono sempre meno. Un’altra persona che ci ha lasciato senza il nostro permesso.
Oggi non sorrido.
Avverto il triste presagio che la libertà abbia perso un pezzo da novanta.