Negli anni seguenti la morte di mio padre lo vedevo apparire sulle facce di sconosciuti incontrati per strada. Restavo sorpreso dall’improvvisa somiglianza.
Era lui che mi veniva incontro su teste prese in prestito un istante, così credevo.
Da molto tempo non mi succede più. Ho l’età della sua morte e incontro i suoi lineamenti allo specchio. La forma del cranio, la stempiatura, il sorriso impacciato che mi affiora stando soprapensiero: lo riconosco sopra la mia faccia o la mia sovrapposta alla sua. Chi è ricalco di chi?
Nel continuo rinnovo delle cellule che in ogni età aggiornano fattezze, succede di risalire all’indietro.
L’idea che il tempo avanzi fluviale in una sola direzione non mi riguarda più. La memoria recupera gli inizi, li riavvolge, li avvicina.
Sento sulla mia faccia l’aggiornamento del passato.
Ora il tempo per me ha la forma del gomitolo.
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