Le hanno fotografate all’infrarosso. Hanno tredici miliardi di anni. Qualcuna ha la massa di mille volte il nostro Sole. C’è una scienza che guarda lontano, così lontano da vedere il prima. L’astronomia arriva ad affacciarsi dietro la curva del tempo.
I corpi fotografati risalgono all’inizio dell’Universo, fissato in data tredici miliardi e settecento milioni di anni fa. Dispiace non sapere il giorno, mese e anno: quello sì che sarebbe un capodanno.
In certe notti limpide recenti sul mio campo la Via Lattea crepitava di luci. Il mio occhio sinistro vede benissimo quello che succede intorno, al suolo, è un occhio svelto, pratico: napoletano.
L’altro occhio è stato bendato a lungo da bambino e ha preso definitivamente un’aria svaporata, senza messa a fuoco.
Però s’illumina sotto le massime distanze. Sbircio la notte con l’occhio destro che la sa abbracciare. Mi fa partecipare della Via Lattea, che è la nostra galassia. Mi fa vedere quanto assomigliamo all’ammasso che si è depositato sul soffitto.
Da qualche parte, su uno di quei mondi, un guercio sta fissando lo spazio in cui viaggia la Terra, facendo la stessa mia ipotesi. Per istinto credo che il suo posto sia migliore del mio.
Per istinto credo che nessun mondo sia, in compenso, strepitosamente bello come questo. L’amico Giuliano Fachiri, conosciuto nei viaggi da autista nella guerra di Bosnia, quando vuole fare il maggior complimento a una pietanza, dice: «È così buona che è un peccato mangiarla». Riprendo la sua frase e l’applico al nostro mondo: è così bello che è un peccato usarlo. Si sciolgono ghiacci, si apre sopra il Canada il canale nord tra Atlantico e Pacifico, s’innalzano le acque, spariscono gli atolli. Il pianeta soffrigge. Dai quattro cardini dell’orizzonte arrivano minacce tristi. Però, in una notte scoperchiata sul campo, l’occhio destro è ospite dell’infinito che è rimasto uguale. In una notte lucida, lontano dai riverberi di una città accesa, il mondo non si è mosso di una virgola, la sua bellezza è senza scalfittura. Allora chiedo alla Via Lattea, alle comete, agli asteroidi, di provvedere loro. Non ci permettano di guastare il mondo. Siamo specie di passaggio, comunque spariremo, però, prima di qualche catastrofe prodotta da noialtri, si stacchi dal soffitto spalancato sul campo un pezzo di stella, di sole, e spenga tutt’insieme la famiglia. E più giusto che venga dall’infinito il colpo di sipario sulla nostra avventura, piuttosto che da un guasto, uno dei mille che apparecchiamo laboriosamente. Lo schizzo di Via Lattea che abitiamo si merita congedo da parte delle stelle. Questi sono pensieri spuntati sotto la verticale della notte, pensieri sotto vuoto. Vengono senza concorso di bevanda alcolica, basta il cielo, che è la sostanza più stupefacente.
CHE BELLO (ciò che scrivi, Erri)!!…… 🙂 Paola – CR
leggendo De Luca
leggo la meraviglia condivisibile di un destino. Il tempo? Via il tempo. Aspettare? Via l’ansia. E’ meglio per gli uomini mancare senza colpa. E così appartenere al definitivo, inconfondibile tramonto dietro sé, come colui che si offre qui, sotto la verticale della notte
Tutto perfetto. Alla poesia non si aggiunge nulla.
Sarà così Erri, finiti sotto uno scatarro di stella. Sarebbe la giusta fine, beccarsi lo sputo addosso di un firmamento che dal suo punto di osservazione ci ha visto fare di tutto al nostro pianeta. Sempre che gliene lasciamo il tempo però… ho paura che faremo prima noi, e da soli. Ci stiamo attrezzando per diventar sempre più coglioni, sempre più stupidi (Ma quale evoluzione della specie? Dopo la comparsa sulla Terra di Hitler e di chi ha deciso di costruire e usare la bomba atomica è chiaro che tipo di ‘uomini’ futuri si stanno apparecchiando alla guida del pianeta… e la stupidità di quelli che numerosi gli vanno dietro 🙁 mi fa ancora più impressione!). Ci arriveremo da noi all’autodistruzione, per stupidità sopraggiunta, ad up load completato. E allora, se dovessi assistere, se dovesse toccare alla mia generazione vivente la sorte di veder tale spettacolo, spero di avere accanto quella ‘bevanda alcolica’ che a te non è servita per scrivere questo bel pezzo. E più di concorso sarebbe per me di ‘soccorso’, almeno me ne vado con stile, magari con un buon barolo, vino delle grandi occasioni. Tvb <3