Era la notte organizzata per occupare alloggi vuoti da parte di centinaia di baraccati della periferia romana. Di fronte ai loro accampamenti erano spuntati cantieri che sfruttavano la loro manodopera per costruire case da lasciare vuote, perchè il loro prezzo aumentava.
Baracche gremite e dirimpetto case pronte: l’assurdo chiedeva rimedio.
Organizzavamo la riscossa, voce del verbo riscuotere.
Nell’attesa dell’appuntamento notturno passai in un bar con un compagno a prendere un caffè. La notte sarebbe stata lunga. Un paio di banditi del quartiere bevevano al bancone. Attaccammo discorso. Le nostre mosse erano conosciute e apprezzate. Uno dei due volle offrirci delle pillole di anfetamina. Servivano a stare svegli e a caricarsi. Loro le usavano nelle imprese malandrine.
Noi allora ci caricavamo con la convinzione di fare cose giuste. Il sentimento di pareggiare i torti ci faceva passare quella e altre notti insonni.
Per non offendere finsi di cacciarmi in gola la pillola insieme al bicchiere di qualche alcolico che aggiunsero all’offerta. L’altro ch’era con me buttò giù tutt’insieme pillola e sorso.
Quella notte furono occupati centinaia di alloggi da parte di famiglie baraccate.
All’alba i reparti di polizia tentarono lo sgombero. Quella volta non riuscirono.
Il compagno che aveva bevuto alcol e pillola restò sveglio due notti di fila.
L’episodio mi dice che chi crede in quello che è da farsi, anche se comporta rischi, non ha bisogno di altri stimolanti.