In un intervento pubblico a Napoli l’argomento è il tempo.
Premetto che per me non andrebbe usato per le condizioni climatiche. Il vocabolo “tempus” in Latino non si estendeva alla meteorologia.
In napoletano è tiempo, con dentro una i spagnola che lo rende guizzante, inafferrabile.
Nel film “Maccheroni” di Ettore Scola, ambientato a Napoli, Marcello Mastroianni dice a Jack Lemmon: “Com’è bello perdere tempo”. Qui il verbo perdere raggiunge il suo miglior risultato. Perdere qui vuol dire impiegare al meglio il proprio tempo disoccupato, libero da obblighi di utilizzo.
Opposto al napoletano tiempo è “Seize the time”, afferra il tempo, parola d’ordine delle Black Panthers, movimento di rivolta dei neri americani, negli anni ’60 e ’70.
Quando si sente di appartenere in massa al ritmo accelerato della storia, ecco che il tempo si fa afferrare da molte mani insieme e si mette a battere un suo ragtime fatto di strappi.
“Seize the time” è anche il titolo di un film realizzato nel 1970 dal regista Antonello Branca con i militanti di quel movimento. Oggi si definirebbe docu-fiction, allora era cinema allo stato puro.
Ho conosciuto questi due tempi, diversi tra loro. Quello personale coincide in questo preciso momento con la scrittura. Quello collettivo aveva raggiunto la massa critica, era sceso dal marciapiede e occupava il centro della carreggiata.
Si occupava di mondo con l’avverbio di luogo “qui”, perchè non esisteva il lontano né il laggiù.
Usava i verbi all’indicativo presente perchè il futuro era l’opera del giorno in corso.
Oggi so che il tempo è solo un’altra parola per definire la vita.
Buon pomeriggio, sono un’anziana signora romana che ha scelto di vivere in campagna. Sono arrivata a lei attraverso la conoscenza della libreria Dante&Discartes e della persona di Raimondo Di Maio, a loro volta attraverso Fabrizia Ramondino. … Quanta ricchezza!
Il suo scritto (Lo stato dell’unione) mi ha fatto bene al cuore e voglio credere che lei sia nel giusto, ma ogni tanto subisco cazzotti allo stomaco che mi fanno dubitare e quel dubbio e’ cosi’ amaro!
Buone cose a lei.
Maria Marchetti