Leggo un racconto breve di Sartre, “Il Muro”, pubblicato in Francia nel 1940 e in Italia nel ‘47 da Einaudi. Acquistato da mio padre, trovo all’interno la sua firma e la data.
Aveva meno della metà dei miei anni di adesso, aveva in più la traversata della guerra. Avrebbe sposato mia madre il novembre di quell’anno.
Il libro ha altri racconti, troppo sperimentali per il mio discernimento di lettore. A Sartre antepongo il suo coetaneo Camus. “Il Muro”, ambientato nella guerra civile spagnola, è però un racconto perfetto.
Il libro ha macchie di salmastro, sarà stato bagnato da qualche mareggiata nella casa abitata dopo le nozze, giusto sopra gli scogli. Le ondate passavano sul pavimento come succede al ponte delle navi. Nei loro ricordi era faticosa economica, in fondo a una scalinata scoscesa, invece che romantica.
Avevano superato la guerra perdendo le rispettive abitazioni, quella di mio padre sfondata da una bomba americana, quella di mia madre dall’unico bombardamento tedesco dopo la liberazione di Napoli.
Il libro con la data e la firma mi rilega a loro due. La guerra superata, le nozze e la prima gravidanza di una bambina morta dopo il parto: la vita si mischiava ancora ai lutti, alle mancanze amare.
Settant’anni dopo per caso ho preso il libro in mano. Il caso è l’alibi che uso per non ammettere che lui, mio padre e non il caso, me lo ha fatto estrarre dallo scaffale.
Con questa nota lo ringrazio del suggerimento di lettura e lo saluto da un anniversario segnato sulla pagina di un libro.
Erri
Nell’ora del tramonto
-Ne valeva la pena?Tutto vale
la pena se l’anima non è piccola-
Pessoa
Ascoltando Alina di A.Part
Nel tempo debito riconoscere il debito.
Con gratitudine.
Con gioia
Aprire gli occhi.
E sempre fedeltà alla terra
… Dimenticare tutto, cederlo, come acqua che trabocca dagli argini. Incontrare se stessi e non riconoscersi, tentare i primi approcci ascoltando un passo che ne segue un altro: rientrare in sé, grazie a questo suono, in tempo nel tempo concesso…
Rileggere un libro è come parlare con un vecchio amico del tempo trascorso dall’ultima volta che lo hai incontrato, perso perché sempre di fronte a se stessi.
Cercando della vita di non -farne una stucchevole
estranea-
Kavafis
A un certo punto della vita ci si ricomincia a chiedere il perché di tutto.Poi si riparte.
Un libro è come un’arma. Ti trova e ti conferisce un pronome secondo il modo in cui lo usi. La facoltà di sceglierlo è “in-sé”, come il caso sta al destino.
Bellissima storia, unica rimembranza, e poi l’amor
Genitori
La Pietà Rondanini ha gambe robuste come colonne.Anche la madre di Giulio Regeni ha gambe robuste per reggere non solo il ricordo del figlio ma per portare avanti le sue idee di giustizia e libertà. Il padre ,pure ,insieme a lei,fa parlare il suo dolore pietrificato.È questo il modo giusto di esportare la democrazia
-Dove è il pericolo cresce anche ciò che salva-
Il linguaggio edenico,comune sentire
accarezzati dal sole.L’abbiamo perduto
bastava uno sguardo ma con troppo ritardo
l’abbiamo capito………poi
Hai visto? Tu, così razionale che non credi alle coincidenze. Adesso ti dico una cosa che ti farà incazzare: Pensi davvero che le tue mani siano arrivate a quel libro così, per tuo volere e basta? Tuo padre ti è venuto a cercare, dirti qualcosa. Voleva darti una carezza… eh. Mi fai ricordare di molti anni fa, quando fummo costretti a svuotare la casa di nonna per la vendita. C’erano tante di quelle cose stipate, anche inutili. Alla vista immediata (oltre alle bomboniere di mille cerimonie, degne di una fiera da robivecchi), trovammo tantissimi vestiti, tanti pacchi di pasta e pelati- manco fossimo un esercito, in casa eravamo 3!- ; ovviamente, mobili e attrezzature varie da smaltire o ripartire tra parenti. E poi… in una scatola di scarpe… un mucchio di lettere di mio nonno, datate dagli anni ’30 al ’55, data in cui dalla Puglia si stabilirono tutti qui a Torino. C’è una sorta di imbarazzo a trovare firme, dediche, cartoline o le lettere degli altri…è come guardargli in bocca; perché, loro in quel momento lì: mica erano ‘i miei nonni’, ne’ quelli degli altri 23 nipoti. No, erano due ragazzi, e poi due sposi fedeli e innamorati che si scambiavano impressioni e mancanze da un lato all’altro dell’Italia, per accorciare la distanza prima che lo facesse un treno ( mio nonno per molto tempo infatti veniva a Torino da solo per lavoro). …
Di una lettera , che poi qualche zia ha preso con se’, m’è rimasto questo: ” Lucia, con i figli: parla in italiano, non in dialetto. Quando saranno tutti qui dovranno sapersi esprimere, senno’ la gente pensa che i meridionali sono tutti ignoranti. Dobbiamo difenderli dagli insulti, perché i torinesi ci chiamano i terroni” . Ovviamente mia nonna non accolse mai pienamente quell’invito 😀 , e neanche le zie più grandi. Ma quel rimprovero che serviva a introdurre un’evoluzione culturale della famiglia, nonna lo prese con il giusto peso, smise di dire ‘ Ce me ne frec a mmài! ‘ e avviò i figli a una vita diversa. Strano l’amore confidenziale di qualche tempo fa, vero? Parlando dei miei nonni, una vecchia vicina di casa mi disse : ” I tuoi nonni si amavano davvero, stavano ore sul balcone a parlare e ad ascoltare la musica”. E io: ” Perchè? Che si dicevano? Come lo sai che si amavano ?” . Lei ” Da come stavano in silenzio, assieme”. Ciao poeta <3 <3 <3 <3
Penso a mio padre e a mia madre
Non il profondo ingoia ma il dolore che sale.
I loro dolori,come carne ferita,trattengo nelle dita.
Devo lasciarli andare ne so già abbastanza,
Devo mettere una distanza tra la mia e la loro vita.
-Anche gli alberi che piantaste nell’infanzia
non li sopportereste,troppo pesano ormai.
Ma le arie….ma gli spazi-
Pagina di libro che pare pelle: la firma diventa tatuaggio a pelle!
Non ho mai letto il racconto di Camus, forse l’ho dimenticato comunque grazie per il suggerimento …..Un saluto per voi
Mi commuove, oltre al gesto di conservare e rileggere un libro paterno, oltre al ricordo dell’amore ai primi passi di due genitori giovani e messi alla prova dalla guerra, mi commuove più di tutto la somiglianza nella grafia di padre e figlio.
Volevo ringraziare Erri di raccontare, senza filtri, la storia meravigliosa che è la sua vita.
Un ricordo tira l’altro
La quadratura del cerchio non esiste in natura.
Poi è nata mia figlia.Ogni giorno mi stupiva.
Quando sbadigliava la sua bocca era un cerchio
perfetto,come quello di Giotto.Una meraviglia.
Penso ai bambini che arrivano e alle loro madri
Esiste il caso?In ogni caso noi cerchiamo sempre tracce.
Nietzsche_L’uomo labirintico non cerca la verità ma la sua Arianna_
Il filo che troviamo ha sempre molti nodi.
A volte si cerca l’immortalità in cose che non possiamo capire ed invece l’immortalità esiste ed è terrena. E’ immortale tramandare, è immortale ricordare. Una nota, una storia, una vita insegnano, comunicano, vivono per sempre se qualcuno è pronto a leggerla, ascoltarla e ricordarla.